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Il passato è una terra straniera (2008)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 15 feb 2019
  • Tempo di lettura: 2 min

Il passato è una terra straniera

Italia 2008, drammatico, 2h


Regia: Daniele Vicari

Soggetto: Gianrico Carofiglio (romanzo)

Sceneggiatura: Francesco Carofiglio, Gianrico Carofiglio, Massimo Gaudioso, Daniele Vicari

Fotografia: Gherardo Gossi

Montaggio: Marco Spoletini

Musiche: Teho Teardo

Scenografia: Beatrice Scarpato

Costumi: Francesca Vecchi, Roberta Vecchi


Elio Germano: Giorgio

Michele Riondino: Francesco Cardiucci

Chiara Caselli: Maria

Valentina Lodovini: Antonia

Marco Baliani: Franco

Daniela Poggi: Anna

María Jurado: Ángela

Romina Carrisi: Giulia

Federico Pacifici: avvocato

Antonio Gerardi: tenente

Gianrico Carofiglio: avventore

Lorenza Indovina: Alessandra


TRAMA: Giorgio va bene all'università, non dà problemi di sorta e il suo futuro sembra ben disegnato. Poi una sera conosce Francesco, un suo coetaneo che però non gli assomiglia affatto, che frequenta brutti posti e brutte compagnie e che per vivere gioca d'azzardo, barando. Giorgio ne è subito attratto e tra i due nasce una profonda amicizia. I due iniziano così a passare molto tempo insieme e Giorgio diviene a tutti gli effetti complice di Francesco, iniziando un percorso verso la perdizione.


Voto 6,5

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Gianrico Carofiglio narra spesso nei suoi bei romanzi la Bari notturna, portandoci anche nei quartieri più bui e pericolosi. Se poi nel termine pericoloso consideriamo anche le tentazioni che ghermiscono soggetti più o meno giovani che si fanno attrarre da una vita più facile allora ecco che anche dove meno te lo aspetti succede che si intraprende una china così ripida da ritrovarsi in fondo ad un burrone. E risalire poi è davvero difficile. È questo che succede ad un bravo ragazzo di buona famiglia borghese, universitario che si applica, buone prospettive per il futuro, con genitori normalmente apprensivi, sicuri del buon comportamento del giovane Giorgio, da cui si aspettano ottimi risultati. Ma Giorgio è in un periodo di insoddisfazione a cui basterà una scossa elettrica per liberarsi di quella cappa di monotonia e conformismo che gli pesa, un salto mortale triplo che gli accenderà una sopita adrenalina di cui non saprà più fare a meno. Il nero della Bari notturna è anche il nero che gli entrerà nell’animo, nell’eccitazione delle bravate e del rischio da correre, come una droga.


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Due degli attori eccellenti che abbiamo nel nostro panorama, Elio Germano e Michele Riondino, danno quindi la loro esuberanza recitativa a due personaggi ben coloriti, molto marcati, ma che ben presto si riveleranno meschini e approfittatori. La loro amicizia, nata quasi per caso, ci porterà in giro per le sale del gioco d’azzardo baresi, tra bari (minuscolo) migliori o peggiori di loro due, ricattatori e spacciatori, sempre più in giù, fino a quando saranno attratti dal colpo che vedono come quello risolutivo: un viaggio all’estero per un carico di droga.


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Chi non ha una macchia nel proprio passato? È una terra che conosciamo e che sappiamo frequentare, il nostro passato? Riondino è compassato il giusto, con qualche esuberanza momentanea, ma Germano quando si scatena è irrefrenabile, perché il suo Giorgio prova un’esaltazione fortissima per le nuove esperienze. E lui in questi ruoli si esalta. Dal canto suo Daniele Vicari li spia continuamente con la macchina da presa, seguendoli nella loro sempre maggiore perdizione, li cavalca, li guida, corre con loro sulla BMW decapottabile: Francesco non è un affidabile e costante amico, Giorgio è in fondo un ingenuo esaltato dall’avventura e non se ne accorge.


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Da aggiungere la stima per due donne del cast: la conturbante Chiara Caselli e la sempre brava e bella Valentina Lodovini.



 
 
 

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