55 passi (2017)
- michemar

- 8 mar 2022
- Tempo di lettura: 3 min

55 passi
(55 Steps) Germania/Belgio 2017 dramma 1h55’
Regia: Bille August
Sceneggiatura: Mark Bruce Rosin
Fotografia: Filip Zumbrunn
Montaggio: Hansjörg Weißbrich
Musiche: Annette Focks
Scenografia: Merijn Sep
Costumi: Charlotte Willems
Helena Bonham Carter: Eleanor Riese
Hilary Swank: Colette Hughes
Jeffrey Tambor: Morton "Mort" Cohen
Johan Heldenbergh: Robert
Cynthia Hoppenfield: Florence
Edward Bennett: dr. Steven Booker
Vincent Riotta: James Adams
Doreen Mantle: madre di Eleanor
Florence Bell: Karen Winkle
TRAMA: Eleanor Riese, una paziente affetta da malattia mentale, porta avanti una class action per consentire ai malati come lei di avere voce in capitolo sui farmaci da assumere mentre sono ricoverati in ospedale. A sostenere la sua causa è l'avvocatessa Colette Hughes, che non si fermerà di fronte a nulla pur di portare la vicenda di fronte alla Corte Suprema della California. Tra lotte e ostacoli, tra le due donne nascerà una profonda amicizia che farà del bene a entrambe.
Voto 6,5

Facilmente, quando si celebra la Festa della Donna, si trascura il fatto che ci si dimentica di parlare anche di quelle donne che vivono una vita a parte a causa di alcune disabilità. Una di queste è quella mentale, che costringe una persona a vivere con grandi difficoltà per via della sua malattia, frequentemente curata con psicofarmaci che la debilitano anche fisicamente. Se invece consideriamo queste persone come recuperabili – cosa che fino a qualche decennio fa neanche nei paesi più sviluppati era possibile – l’atteggiamento dei cosiddetti “normali” potrebbe cambiare.

Per fortuna esistono avvocati che lavorano affinché anche i pazienti psichiatrici godano dei diritti civili come tutti gli altri. A cominciare dalla scelta di come essere curati. Questo film è basato sulla vita di Eleanor Riese, una paziente che ha fatto causa per il suo diritto di rifiutare proprio quei farmaci antipsicotici. Le fu diagnosticata la schizofrenia quando aveva 25 anni e al momento del processo che affrontò nel 1989, aveva 44 anni ma nel frattempo era entrata e uscita da ospedali psichiatrici per diversi anni. Durante la sua permanenza al St. Mary's Hospital di San Francisco, sviluppò purtroppo sintomi fisici causati da farmaci antipsicotici ai quali non aveva acconsentito. Basti osservare l’inizio. La prima scena è già molto forte: lei viene messa in isolamento perché nervosa e viene sedata senza il suo consenso. Sedativo che la porta a soffrire di un forte attacco epilettico.

Cosa stava succedendo? Gran merito del progresso giuridico di queste persone è dovuto all’encomiabile lavoro svolto da una avvocatessa che cominciò ad interessarsi al caso della paziente. Infatti, quando l'avvocato per i diritti dei malati Colette Hughes andò a incontrare la sua nuova cliente, Eleanor Riese, una paziente dell'unità psichiatrica di un ospedale di San Francisco, non aveva idea che oltre ad affrontare una battaglia legale in salita per migliorare il loro trattamento negli ospedali, stava andando incontro una donna che le fece aumentare l’impegno che si era preso e la indirizzerò più determinata nella sua missione per migliorare la vita delle malate.

Non è solo un ritratto dettagliato, sensibile e toccante di una donna come la protagonista, ma anche un esercizio intelligente nel calibrare una performance che bilanci sia il dramma che la commedia in modo che un soggetto difficile e potenzialmente alienante diventi piacevole e, in definitiva, edificante. Era necessaria un’attrice con un'abilità e una recitazione giuste per realizzare un'impresa del genere e Helena Bonham Carter si è vestita magnificamente di quei panni: assolutamente coinvolgente.


Non è da meno la sempre ottima Hilary Swank, la cui grinta sembra quella adatta per una professionista legale che deve impegnarsi a fondo e con tutta se stessa per il difficilissimo compito che si era prefisso. Una bella coppia di attrici, perfettamente in sintonia per una battaglia per il consenso informato.






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