E poi c'è Katherine (2019)
- michemar

- 17 mar 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 6 ott

E poi c'è Katherine
(Late Night) USA 2019 commedia 1h42’
Regia: Nisha Ganatra
Sceneggiatura: Mindy Kaling
Fotografia: Matthew Clark
Montaggio: Eleanor Infante, David Rogers
Musiche: Lesley Barber
Scenografia: Elizabeth J. Jones
Costumi: Mitchell Travers
Emma Thompson: Katherine Newbury
Mindy Kaling: Molly Patel
Hugh Dancy: Charlie Fain
Reid Scott: Tom Campbell
Amy Ryan: Caroline Morton
John Lithgow: Walter Newbury
Denis O'Hare: Brad
Max Casella: Burditt
Paul Walter Hauser: Mancuso
Seth Meyers: se stesso
TRAMA: La vita di una leggendaria conduttrice televisiva viene stravolta quando decide di assumere tra gli autori una donna. Originariamente nata per attenuare le discussioni sulla disparità di trattamento, la sua decisione ha conseguenze inaspettatamente esilaranti dal momento che le due donne sono molto diverse per cultura ed età ma unite dalla passione per la battuta pungente.
Voto 6,5

New York City. Per sgonfiare le accuse di misoginia, la presentatrice tv Katherine Newbury assume l'autrice Molly Patel nel suo gruppo di lavoro maschile. Basterà a salvarla dal crollo di ascolti? Nel mondo televisivo dei talk show, un eterno caposaldo dell’intrattenimento televisivo targato USA è quello dei programmi di seconda serata tra monologhi comici e interviste a ospiti celebri. Tanti sono quelli famosi, come Oprah Winfrey Show, The Ellen DeGeneres Show, The Tonight Show starring Jimmy Fallon, ma forse quello che veniva maggiormente apprezzato (anche in Italia, dove veniva mandato in onda in differita e sottotitolato) è stato il divertente Late Show del simpaticissimo David Letterman, ormai andato in soffitta dopo ben 33 anni di programmazione.

In questo mondo è ambientato il film di Nisha Ganatra, dove Katherine Newbury è una pioniera e leggendaria conduttrice nel circuito dell’intrattenimento a tarda notte. L’ambiente, si sa, è agguerrito, dove si fa molta attenzione agli indici di gradimento e di audience, pena perdere gli sponsor. Quando la conduttrice viene accusata di essere una “donna che odia le donne” e di perdere ascolti, sotto minaccia di essere sostituita, mette nella lista delle cose da fare, e presto, l’assunzione di una ragazza per smentire le accuse e recuperare credibilità. La scelta capita su Molly, che si ritrova ad essere unica donna nella stanza degli scrittori della trasmissione che è invece tutta al maschile.

Volendo dimostrare che non è stata semplicemente assunta per la diversità, Molly è determinata ad aiutare Katherine a rivitalizzare il suo spettacolo e la sua carriera e possibilmente effettuare cambiamenti ancora più grandi. Inevitabile che troverà ostacoli, un po’ per l’ambiente maschilista, un po’per la sua timidezza, un po’ per paura di sbagliare e far fallire la sua missione di innovazione.

La commedia è simpatica e vivace e dimostra il talento dell’interprete della nuova assunta, recitata da Mindy Kaling, qui anche sceneggiatrice, che ha fatto davvero un’esperienza simile nella sua carriera. Inoltre, particolare non secondario anche nella scelta effettuata nella trama, questa è non solo un’artista a tutto tondo, in quanto creatrice e star di una sit-com di gran successo negli USA ed è anche una scrittrice e regista, ma è una donna di origini indiane. Il che fa intuire come sia lei che la regista Nisha Ganatra, appartenente alla medesima etnia (termine che odio perché indica nel concetto stesso una diversità), abbiano voluto calcare la mano nella decisione della protagonista di scegliere per il suo staff una persona donna e non bianca come segnale di mentalità progressista e liberale.

Se però il messaggio, pur se nelle sembianze della commedia, è basato sulla presenza e dell’affermazione in un ambiente non facile di questa donna, il film è soprattutto sulle spalle di una Emma Thompson in grandissima forma. La sua esuberanza e la sua sicurezza scenica vengono risaltate da una discreta sceneggiatura e dalla sua straripante bravura. Il tono dei dialoghi e delle battute sono molto tipiche dell’umorismo americano, ovviamente, quindi un po’ distanti dal modo italico di confezionare commedie, ma l’insieme produce un giudizio più che sufficiente, nonostante la regia non brilli per originalità, sfruttando schemi già visti.




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