top of page

Titolo grande

Avenir Light una delle font preferite dai designer. Facile da leggere, viene utilizzata per titoli e paragrafi.

La stanza del figlio (2001)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 19 ago 2024
  • Tempo di lettura: 5 min
ree

La stanza del figlio

Italia/Francia 2001 dramma 1h39’

 

Regia: Nanni Moretti

Sceneggiatura: Linda Ferri, Heidrun Schleef, Nanni Moretti

Fotografia: Giuseppe Lanci

Montaggio: Esmeralda Calabria

Musiche: Nicola Piovani

Scenografia: Giancarlo Basili

Costumi: Maria Rita Barbera

 

Nanni Moretti: Giovanni

Laura Morante: Paola

Jasmine Trinca: Irene

Giuseppe Sanfelice: Andrea

Sofia Vigliar: Arianna

Renato Scarpa: il preside

Roberto Nobile: il prete

Silvio Orlando: Oscar

Stefano Accorsi: Tommaso

Toni Bertorelli: paziente

Stefano Abbati: paziente

Dario Cantarelli: paziente

Luisa De Santis: paziente

Paolo De Vita: papà di Luciano

Roberto De Francesco: commesso del negozio di dischi

Claudio Santamaria: commesso del negozio di articoli subacquei

Antonio Petrocelli: Enrico

 

TRAMA: Giovanni Sermonti è uno psicanalista e vive con la moglie Paola e due figli adolescenti. Un giorno Andrea, il figlio maggiore, muore a causa di un incidente. Comincia così il lungo travaglio della famiglia, l’elaborazione del lutto.

 

Voto 7,5


ree

I primi film “autarchici”, Bianca che lo fece conoscere e affermare, le pellicole politiche e polemiche, ed ecco la svolta che sorprende tutti. Dall’autoreferenzialismo degli Anni Ottanta e Novanta, perfino narcisisti – con il suo personaggio sempre al centro dello schermo e della trama – al dramma puro, senza retorica, a quel senso di dolore che invade e distrugge. Cosa, d’altronde, può colpire più duramente un adulto se non la perdita di un/a figlio/a? Nulla, assolutamente nulla, per cui Nanni Moretti decide, per parlare di un accadimento doloroso, il peggiore dei mali non fisici che si possano affrontare nella vita. Perché è normale che ad ognuno di noi muoia un genitore, un parente e il partner, ma un figlio no. È, oltre che insopportabile, quasi contro natura perché dovrebbe sempre avvenire il contrario. Con questo film, il cineasta affronta, quindi, la terribile situazione di quell’argomento che tante volte è stato portato sullo schermo: non la perdita in sé ma l’elaborazione del lutto.



Questo film è ampiamente anti-retorico, durissimo nel raccontare la violenza dei sentimenti che straziano una famiglia al momento della perdita improvvisa di uno dei loro due figli, e colpisce allo stesso modo allo stomaco innanzitutto per il realismo adoperato in una materia ad altissimo rischio di essere strappa-lacrime: pur mantenendo toni estremamente misurati, allo spettatore non vengono risparmiati dettagli come il martello che fissa gli ultimi chiodi nella bara o la saldatrice che la chiude. A quanti di noi è capitato, è certo che sono momenti che non si dimenticano più e che Moretti gira come parti integranti della storia. Che è ambientata ad Ancona, dove la vita dello psicanalista Giovanni, sposato con Paola (Laura Morante) con due figli, Irene (Jasmine Trinca, un debutto che lei ricorderà per tutta la vita) e Andrea (Giovanni Sanfelice), va in frantumi quando quest’ultimo perde la vita a causa di un incidente subacqueo, lasciando il padre in preda al senso di colpa.



Volendo costruire una introduzione banale, con gli ordinari avvenimenti che succedono nelle famiglie più comuni, il regista inizia il film con un episodio accaduto nella classe del figlio, accusato di aver rubato un fossile raro a scuola. Se la vita quotidiana dello psicanalista e della famiglia ha un andamento come tanti e quindi basato su fondamenta comuni a tante altre, quelle fondamenta vengono profondamente scosse quando succede la disgrazia. Superati i primi difficili tempi, apparentemente senza intoppi, Giovanni inizia a rimuginare ossessivamente sulle occasioni mancate che ha avuto con suo figlio che avrebbero potuto salvargli la vita, incolpando per questo anche i suoi pazienti, in particolare quello per cui aveva dovuto cambiare i suoi programmi quel maledetto giorno. Inoltre, sua moglie è inconsolabile e sua figlia sta diventando antisociale.



Quanti avvenimenti della nostra vita sarebbero potuti andare diversamente se avessimo avuto un contrattempo o un ritardo per i motivi più banali? Si passa, per esempio, in auto da un incrocio in cui un automobilista ci viene addosso: se ci fossero cascate a terra le chiavi della nostra auto nel momento dell’apertura, saremmo passati da lì una decina di secondi dopo; se avessimo trovato prima la giacca che cercavamo, saremmo passati una decina di secondi prima. E così via. Quel giorno, quel maledetto giorno, che era una domenica, Giovanni propone, infatti, ad Andrea di andare a fare jogging insieme. Il giovane accetta rinunciando all’immersione subacquea che aveva programmato, ma l’improvvisa richiesta di un paziente di essere visitato subito e a domicilio annulla il progetto. Andrea allora si reca al mare e durante la desiderata immersione perde la vita per un incidente. L’armonia familiare - fino ad allora rappresentata come una storia normale, bella, felice, comunemente nevrotica come tante - si frantuma e ciascuno si trova solo nel proprio dolore. Dopo aver fatto nascere un bimbo nel film precedente (Pietro, in Aprile), il figlio, qui adolescente, nuore.



Ed eccoci allora alla elaborazione, ai sensi di colpa, alla rinuncia della ripresa della vita di prima, allo struggimento… Con il tranello narrativo e recitativo, dietro l’angolo, di cadere nel banale, nel retorico, nella commozione facile. Ed invece Nanni Moretti ci trascina nel suo dolore assoluto e assordante fatto di canzoni non casuali (che diventano una colonna sonora significante), di corridoi, di clienti infelici che pare non ascoltare, di carrellate di macchina da presa, tutto quello che insomma creano una liturgia drammaturgica coinvolgente lo spettatore, facendolo partecipe. Durante la visione ci si chiede come potrebbe andare a finire questa storia senza fine ed invece sopraggiunge la svolta, quando, proprio nel mezzo del tumulto, viene rivelato un particolare della vita del figlio che fornisce inaspettatamente l’occasione per “guarire”, uno spunto imprevedibile: si chiama Arianna, ed è la ragazza che Andrea aveva conosciuto in una vacanza estiva e di cui i genitori non sapevano nulla. La quale scrive una lettera indirizzata al giovane ignara della disgrazia. La mamma Paola desidera incontrarla e per telefono la informa della triste realtà. In un primo tempo la ragazza rifiuta l’incontro, ma poi decide di rendere visita alla famiglia. A loro Arianna mostra la foto della stanza che Andrea aveva scattato e le aveva donato, ed entra in “quella stanza che, dopo la morte di un figlio, non si ha più il coraggio di aprire, dove è difficile rientrare”. È lei che possiede il filo che condurrà i personaggi fuori dal labirinto del lutto e della divisione.



Il viaggio che compiono tutti assieme, senza più cantare a squarciagola “Insieme a te non ci sto più” e “Chi se ne va che male fa”, verso il confine con la Francia, chiude il cerchio e dà l’avvio all’accettazione, con una passeggiata sul lido di Mentone, mentre Brian Eno canta By This River.

A casa si riprenderà la vita. Senza Andrea.



Non è un film facile da interpretare ma iniziando per forza da Nanni Moretti e passando a quella che forse è stata la migliore Laura Morante di sempre, anche la debuttante Jasmine Trinca è bravissima e tutto il cast si rivela azzeccato e come al solito il regista si trascina i suoi amati ed eterni attori caratteristi, un lungo elenco a cui si accodano i giovani Stefano Accorsi e Claudio Santamaria. Ottimo anche il cast tecnico e musiche di Nicola Piovani.

Film che tocca ogni corda delle emozioni.


ree

Riconoscimenti

Festival di Cannes 2001

Palma d’oro

Premio FIPRESCI

David di Donatello 2001

Miglior film

Migliore attrice protagonista a Laura Morante

Miglior colonna sonora

Candidatura miglior regia

Candidatura migliore sceneggiatura

Candidatura miglior produttore

Candidatura migliore attore protagonista a Nanni Moretti

Candidatura migliore attrice non protagonista a Jasmine Trinca

Candidatura migliore attore non protagonista a Silvio Orlando

Candidatura migliore scenografia

Candidatura migliore montaggio

Candidatura miglior sonoro

Nastro d’argento 2001

Regista del miglior film

Premio Guglielmo Biraghi a Jasmine Trinca

Candidatura migliore produttore

Candidatura migliore soggetto

Candidatura migliore sceneggiatura

Candidatura migliore attrice protagonista a Laura Morante

Candidatura migliore attore non protagonista a Silvio Orlando

Candidatura migliore attrice non protagonista a Jasmine Trinca

Candidatura migliore fotografia

Ciak d’oro 2001

Miglior film

Miglior regia

Migliore attrice protagonista a Laura Morante

Migliore attrice non protagonista a Jasmine Trinca

Miglior colonna sonora

Globo d’oro 2001

Migliore sceneggiatura

Miglior attrice rivelazione a Jasmine Trinca

Candidatura miglior attrice a Laura Morante



 
 
 

Commenti


Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

bottom of page