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A Lonely Place to Die (2011)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 24 mag 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 28 ago

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A Lonely Place to Die

UK 2011 thriller 1h39’

Regia: Julian Gilbey

Sceneggiatura: Julian e William Gilbey

Fotografia: Ali Asad

Montaggio: Julian e William Gilbey

Musiche: Michael Richard Plowman

Scenografia: Matthew Button

Costumi: Hayley Nebauer

Melissa George: Alison

Ed Speleers: Ed

Sean Harris: Mr. Kidd

Kate Magowan: Jenny

Garry Sweeney: Alex

Alec Newman: Rob

Paul Anderson: Chris

Holly Boyd: Anna

TRAMA: Cinque alpinisti in escursione tra le Highlands scozzesi trovano una ragazzina letteralmente sepolta viva sottoterra. Dopo averla liberata e condotta con loro, si rendono conto che i responsabili della violenza sono sulle loro tracce, intenzionati a recuperare la ragazzina.

Voto 7


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Come spesso succede, mi sono avvicinato a questo thriller mai immaginando che mi avrebbe tenuto inchiodato alla poltrona con tanto interesse. È un piccolo film britannico con attori abbastanza sconosciuti (tranne il noto Sean Harris), per giunta di un regista mai sentito prima, Julian Gilbey, che mi ha veramente sorpreso. Unendo i brividi dell’alta quota della location della storia a quelli delle disavventure dei protagonisti, ha saputo tenere alta la tensione per tutta la durata e l’incertezza dell’evoluzione che avrebbe avuto il dipanarsi delle vicende. Viene da pensare che sulle Highlands scozzesi tutto può succedere, specialmente se la piccola comitiva di climbers come quella protagonista del film si ritrova sola e con nemici invisibili che attaccano.


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È il classico caso della piacevole avventura naturalistica che diventa improvvisamente ma soprattutto inaspettatamente un tranello da cui non si sa come uscirne e in cui il panico e la disperazione producono la sensazione della morte. È il caso di questi cinque amici che trovano sul loro percorso una ragazzina chiusa in una piccolissima stanza sepolta: parla una lingua sconosciuta, forse serbo, sicuramente sequestrata a scopo di riscatto. Questo primo elemento spaventa non poco la comitiva, che non immagina minimamente cosa succederà in seguito.


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È un continuo avvicendarsi di fughe, cadute, spari, litigi e ferimenti che non fa calare di un solo gradino la tensione in alcun momento del film, che porta fino alla fine l’incertezza dell’epilogo. Girato benissimo nelle impervie località, recitato altrettanto bene dai giovani attori, ci fa tenere il fiato sospeso.

Bravi tutti, da non perdere!


7 vittorie e 1 candidatura in giro per i festival internazionali.



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Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

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