Affari sporchi (1990)
- michemar

- 4 nov
- Tempo di lettura: 2 min

Affari sporchi
(Internal Affairs) USA, Canada 1990 poliziesco 1h55’
Regia: Mike Figgis
Sceneggiatura: Henry Bean
Fotografia: John A. Alonzo
Montaggio: Robert Estrin
Musiche: Mike Figgis, Anthony Marinelli, Brian Banks
Scenografia: Waldemar Kalinowski
Costumi: Rudy Dillon
Andy García: Raymond Avilla
Richard Gere: Dennis Peck
Nancy Travis: Kathleen Avilla
Laurie Metcalf: Amy Wallace
William Baldwin: Van Stretch
Richard Bradford: Grieb
Annabella Sciorra: Heather Peck
Michael Beach: Dorian Fletcher
Katherine Borowitz: Tova Arrocas
Faye Grant: Penny Stretch
John Kapelos: Steven Arrocas
Marco Rodríguez: Demetrio
TRAMA: Raymond Avila è un giovane ispettore incaricato di indagare su un presunto caso di corruzione che riguarda un suo ex compagno d’accademia alle dipendenze del sergente Dennis Peck. Quando l’indagato viene ucciso i sospetti si indirizzano su quest’ultimo, personaggio ambiguo e violento. Il conflitto tra lui e Avila assume toni sempre più aspri, fino allo scontro finale.
VOTO 6,5

Diretto da Mike Figgis, è un thriller poliziesco molto teso che esplora il lato oscuro della giustizia, mettendo in scena una battaglia morale tra due uomini: uno corrotto e manipolatore, l’altro idealista e determinato. Il film si distingue per la sua intensità emotiva, il ritmo serrato e le interpretazioni magnetiche di Richard Gere e Andy Garcia.


Raymond Avila (Andy Garcia) è un agente appena entrato nella divisione Affari Interni del dipartimento di polizia di Los Angeles. Il suo compito è indagare su possibili abusi e comportamenti illeciti tra i colleghi. Presto si imbatte in Dennis Peck (Richard Gere), un poliziotto veterano che, dietro una facciata affabile e rassicurante, nasconde un mondo di corruzione, manipolazione e violenza. Peck è coinvolto in traffici illeciti, ricatti e omicidi, ma riesce a mantenere il controllo grazie al suo carisma e alla sua capacità di insinuarsi nella vita degli altri. Avila, invece, è un uomo onesto, ma la sua determinazione lo porta a mettere a rischio la propria carriera, la sua salute mentale e persino il suo matrimonio.


Richard Gere offre una delle sue interpretazioni più disturbanti e affascinanti: il suo personaggio è un uomo che incarna il potere seduttivo del male, capace di manipolare chiunque lo circondi. Andy Garcia è il perfetto contraltare: idealista, vulnerabile, ma deciso a non cedere. Proprio per questi motivi, il film si regge sul confronto tra questi due personaggi, che si trasforma in una vera e propria guerra psicologica. La tensione cresce scena dopo scena, fino a un climax drammatico e inquietante.


Mike Figgis costruisce un’atmosfera cupa e claustrofobica, accentuata da una fotografia fredda e da una colonna sonora minimalista. Il ritmo è sostenuto, e la sceneggiatura evita i cliché del genere, puntando su dialoghi incisivi e situazioni realistiche. Il regista non si limita a raccontare una storia di corruzione, ma esplora le dinamiche del potere, della seduzione e della fragilità umana. È un thriller che lascia il segno, capace di coinvolgere lo spettatore anche sul piano emotivo.


Non è solo un poliziesco ben costruito, ma un’indagine profonda sull’ambiguità morale e sulla psicologia del potere. Le interpretazioni di Gere e Garcia, unite a una regia efficace, lo rendono un’opera intensa e provocatoria.




Commenti