Arctic (2018)
- michemar

- 28 gen 2021
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 9 lug

Arctic
Islanda 2018 dramma avventuroso 1h38’
Regia: Joe Penna
Sceneggiatura Joe Penna, Ryan Morrison
Fotografia: Tómas Örn Tómasson
Montaggio: Ryan Morrison
Musiche: Joseph Trapanese
Scenografia: Atli Geir Grétarsson
Costumi: Margrét Einarsdóttir
Mads Mikkelsen: Overgård
María Thelma Smáradóttir: ragazza ferita
Tintrinai Thikhasuk: pilota dell'elicottero
TRAMA: Un uomo bloccato nell'Artico dopo un incidente aereo deve decidere se rimanere nella relativa sicurezza del suo accampamento improvvisato o intraprendere un viaggio mortale attraverso l'ignoto nella speranza di uscirne vivo.
Voto 7

L’uomo e la natura, l’essere umano e la sopravvivenza, istinto primordiale che tante volte lo porta in salvo, tante altre volte no, anche se ce la mette tutta e va oltre ogni aspettativa. E al cinema piace molto raccontare storie di questo tipo, che in gergo viene definito survival movie. Il regista Joe Penna, brasiliano e youtuber di successo, ne è la prova e ne sa trarre un’occasione molto interessante e con idee molto chiare. Con una sceneggiatura che potrebbe definirsi minimalista, in quanto i dialoghi servono a pochissimo se non a parlare con se stessi, è la storia di un uomo abbandonato dal destino nell’immensità – tale pare, infinito! – del bianco abbagliante dell’Artico dopo che il suo aereo è precipitato. Salvo ma assolutamente solo e senza possibilità di lanciare messaggio di soccorso. Non conosciamo nulla di lui, come mai si trovi in quella situazione e da quanto tempo. Sta sopravvivendo perché l’uomo non si scoraggia, con il poco a disposizione si organizza per la pesca e per studiare un piano di cammino faticoso che lo porti il più vicino possibile a qualche rifugio più sicuro. Tra tormente di neve e orsi a cui fa gola anche il suo cesto con il pesce pescato, osserva ciò che lo circonda e decide come muoversi.

Parrebbe il solito cliché ed invece le invenzioni avventurose della storia e la prova muscolare di un attore come Mads Mikkelsen ne traggono una trama che avvince sin da subito. L’uomo, Overgård, ovviamente non si dà per vinto ed ingaggia una durissima lotta contro le avversità e le circostanze naturali. Lo vediamo all’inizio del film che lavora duramente per spalare la neve e lasciare scoperta la terra lavica in uno strano percorso curvo: è un gigantesco SOS. Ogni volta che pare sia vicino ad una soluzione che possa aprirgli una speranza pur minima succede qualcosa che lo frena: l’orso che gli ruba il poco pesce che aveva di scorta, un elicottero che cerca di soccorrerlo si schianta. E lì inizia un altro film, quando nel mezzo trova il pilota morto e una ragazza ferita, prendendo l’impegno prima di curarle la brutta ferita all’addome con il poco che possiede, poi quello di portarla in salvo, oltre se stesso.

Nonostante le enormi difficoltà ambientali e gli scarsi mezzi a disposizione, organizza una specie di slitta-barella e come fosse un cane da traino, comincia un faticosissimo viaggio, trascina quel pesante fardello e controllando le condizioni di salute che vanno peggiorando di ora in ora, verso quell’orizzonte bianco glaciale che forse rappresenta l’umanità lontana… ammesso che esista ancora, perché si sente così lontano dal mondo che tutto gli pare irreale, un incubo bianco e gelido. Solo la forza d’animo e il carattere possono aiutarlo, l’impresa è realmente impossibile. Attorno è il vuoto e la forza della natura sembra dire che è più forte degli uomini, come un gigantesco mostro bianco che inghiotte tutto. Non resta che parlarsi, autoconvincersi, non perdersi d’animo, contemplare il proprio io: combattere o accettare il destino.

Overgård si guarda sempre attorno, cerca un punto che più che di riferimento sia un incoraggiamento a proseguire, un barlume di speranza per cui quello che sta facendo serva a qualcosa. In ogni caso, è sempre meglio e dignitoso cedere combattendo e non aspettare inerte la fine e la vittoria della natura inospitale. Ma quando il cibo di riserva è finito, la ragazza pare morta, il percorso pianificato si rivela peggiore delle previsioni e delle mappe a disposizione, quando perfino un elicottero di soccorso non si accorge di loro e riparte, la disperazione prende il sopravvento. A cosa è servito quindi lo sforzo immane che ha compiuto fino a quel momento? Come è possibile che non sia partita una squadra di ricerche? La forza di volontà non basta più, forse è più utile tenere nelle sue mani congelate quella della ragazza, per confortarla nel momento finale di entrambi. Ed invece…

Non male la regia, che dedica i primi piani sul viso del protagonista solitario per far parlare le sue espressioni e le vaste inquadrature panoramiche che gelano non solo la vista ma anche le speranze. L’attore, che ben conosciamo e da cui aspettiamo sempre grandi performance, non delude, anzi è capace di farci immedesimare nelle sue sofferenze fisiche e morali: il suo viso danese che pare impenetrabile esprime tanto e tutto. Il bravissimo Mads Mikkelsen ha affermato che, date le condizioni climatiche e logistiche, è stato il film più difficile della sua vita. E noi, alla fine del film, ci crediamo.






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