Chiedi la luna (1991)
- michemar

- 16 set
- Tempo di lettura: 2 min

Chiedi la luna
Italia 1991 commedia 1h28’
Regia: Giuseppe Piccioni
Sceneggiatura: Franco Bernini, Enzo Monteleone, Giuseppe Piccioni
Fotografia: Roberto Meddi
Montaggio: Angelo Nicolini
Musiche: Antonio Di Pofi
Scenografia: Massimo Corevi
Costumi: Marina Campanale
Giulio Scarpati: Marco
Margherita Buy: Elena
Roberto Citran: Francesco
Daniela Giordano: Daniela
Massimo Lodolo: Emilio
Mauro Marino: giocatore di poker
Sergio Rubini: autostoppista
Stefano Abbati: Gianluca
Mary Sellers: Laura
TRAMA: Marco lavora come contabile nell’agenzia di autonoleggio di famiglia. Quando suo fratello scompare, inizia un viaggio attraverso l’Italia alla sua ricerca insieme a Elena, che è stata la fidanzata di suo fratello.
VOTO 6
Il giovane Marco (Giulio Scarpati) serio, laborioso e sposato, parte da Verona, dopo la morte del padre, per rintracciare il fratello scappato di casa. A Perugia incontra Elena (Margherita Buy), la fidanzata del fratello, anch’essa preoccupata per la sorte del suo uomo. Marco ed Elena decidono così di proseguire insieme le ricerche. Le tracce li portano dapprima a Viterbo, poi a Gubbio e in altri luoghi. Strada facendo, mentre le tracce del fuggitivo si perdono, i due si innamorano,

La forza del film non risiede nella trama, che, onestamente, è esile, ma nel modo in cui Giuseppe Piccioni orchestra gli incontri, le pause, i silenzi. Ogni tappa del viaggio è una piccola variazione sul tema dell’inadeguatezza: quella sociale, affettiva, esistenziale. Marco ed Elena sono due poli opposti che si attraggono e si respingono, incarnando un’Italia che all’inizio degli anni ‘90 si affaccia al cambiamento ma resta impigliata nelle proprie contraddizioni.

Margherita Buy, qui in uno dei suoi primi ruoli da protagonista, è magnetica: il suo personaggio è un mix di fragilità e ironia, e il tormentone “in qualche modo…” diventa una chiave di lettura dell’intero film. Giulio Scarpati è più contenuto e regge il ruolo con misura. Sergio Rubini, come i suoi primi tempi, in un cameo surreale, aggiunge una nota di malinconica eccentricità.

La regia è discreta, quasi timida, d’altronde il regista ha sempre tenuto basso il tono, ma capace di cogliere sfumature emotive con una fotografia che predilige toni spenti.
Una piccola parabola sull’impossibilità di incasellare le persone, sull’arte di convivere con l’incertezza e sul desiderio - ecco il titolo - di poter chiedere la luna, anche quando sembra fuori portata.




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