Chinatown (1974)
- michemar

- 2 ago 2022
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 10 ott

Chinatown
USA 1974 noir 2h10’
Regia: Roman Polanski
Sceneggiatura: Robert Towne
Fotografia: John A. Alonzo
Montaggio: Sam O'Steen
Musiche: Jerry Goldsmith
Scenografia: Richard Sylbert
Costumi: Anthea Sylbert
Jack Nicholson: Jake "J.J." Gittes
Faye Dunaway: Evelyn Cross Mulwray
John Huston: Noah Cross
Perry Lopez: ten. Lou Escobar
John Hillerman: Yelburton
Darrell Zwerling: Hollis Mulwray
Diane Ladd: Ida Sessions
Roy Jenson: Mulvihill
Cecil Elliott: Emma Dill
James Hong: Kahn, maggiordomo di Evelyn
Burt Young: Curly
Bruce Glover: Duffy
Joe Mantell: Walsh
Belinda Palmer: Katherine Cross
TRAMA: Ingaggiato per una questione di infedeltà coniugale, il detective Gittes si accorge di essere in realtà lo strumento di una macchinazione ai danni di un funzionario comunale che ha scoperto un traffico illecito di acqua della rete pubblica. L'uomo viene ucciso: la moglie di questi aiuta Gittes, ma il padre, il potente Noah Cross, responsabile di tutto il complotto, non vorrà intralci sul suo percorso.
Voto 8

Los Angeles, 1937: l'investigatore J.J. Gittes viene assoldato da una donna che si presenta come la signora Evelyn Mulwray per investigare sulla presunta infedeltà del marito, Hollis, l'ingegnere che dirige il Dipartimento per l'acqua e l'energia elettrica di Los Angeles. Gittes lo pedina, capisce che si sta opponendo alla creazione di un nuovo bacino idrico e scatta delle foto che lo ritraggono in compagnia di una giovane donna, che poi vengono pubblicate in prima pagina sul giornale del giorno successivo. Tornato nel suo ufficio, Gittes incontra una giovane donna che, dopo avergli chiesto conferma del fatto che loro due non si erano mai visti prima, lo informa che lei è la vera Evelyn Mulwray e che perciò lo avrebbe denunciato. Ecco: un inizio di questo genere diventa assai esplicativo per intuire che già ai primi passi la trama sarà davvero complessa e contorta, con molti colpi a sorpresa, sussulti, qualche cadavere, molti segreti inconfessabili.

Roman Polanski si rifà al più classico del noir con gli ingredienti tipici: le nuvole del fumo delle sigarette, le belle donne seducenti, l’investigatore dal passato poco limpido. Ambientazione per di più caratterizzata da lati oscuri e torbidi, addirittura con componenti di incesto e ovviamente malaffare che ha a che fare terreni e furti di acqua. Il detective Gittes sembra provenire dai fantasmi di Philip Marlowe e Sam Spade, quelli dei grandi scrittori storici del noir letterario, sempre nei guai, spesso sull’orlo dei sospetti della polizia e degli arresti, perfino sfregiato al naso dallo scagnozzo del capo della sicurezza del Dipartimento (la curiosità è che quel delinquente è interpretato proprio dal regista, che, come Hitchcock, si riserva un cameo). Gittes ondeggia e sbanda, tra il fascino della signora Evelyn Cross Mulwray (la splendida Faye Dunaway) e le scoperte sempre più orrende che riguardano non solo le indagini ma anche i rapporti tra il padre della signora, Noah Cross (John Huston) e una misteriosa adolescente, che rappresenta il vero cruccio della donna.

L'investigatore continua a indagare sulla faccenda che si fa vieppiù complicata, ignorando le continue intimidazioni e i morti che aumentano. Alla fine si troverà faccia a faccia con Cross, il perverso fulcro di una catastrofica storia di avidità, morte e incesto, tra le malfamate strade e gli aranceti della Los Angeles degli anni Trenta.

Un racconto dall’intreccio impeccabile che il genio di Polanski riesce ad incastonare in una visione più ampia ed inquietante, scritto a meraviglia dallo sceneggiatore Robert Towne (premio Oscar addirittura superando Il Padrino – Parte II) che dovette cedere alla scelta del regista per un finale drammatico e amaro, quando invece voleva terminare lo scritto con una svolta positiva: Polanski veniva dalla tragedia dell’assassinio della moglie Sharon Tate. Storia nera, con sottobosco di criminali medi e grossi, interessi economici, polizia corrotta, donne fatali, con un susseguirsi di fatti che fanno affondare il protagonista nella melma delle strade di Chinatown e della Los Angeles in pieno sviluppo edilizio e di uomini affaristici durante il boom del cinema americano delle grandi star.


E se c’è una star, tra gli altri grandi interpreti del film, questa è l’enorme Jack Nicholson. Lo schermo è tutto suo: il suo Jake è cinico, arguto, istintivamente onesto, dal naso incerottato, che guarda con curiosità e desiderio la bellissima donna che emana sensualità e ansia, il cui segreto si scoprirà nello scioccante finale. Faye Dunaway è l’essenza del personaggio, poche attrici hanno avuto quel potere nei personaggi che ha saputo incarnare.
Film che a distanza di anni non perde un grammo del suo fascino e suggestione. È un film a colori ma sembra di vederlo col bianco e nero dei grandi classici. Gran film!

Riconoscimenti
1975 - Premio Oscar
Migliore sceneggiatura originale
Candidatura miglior film a Robert Evans
Candidatura migliore regia
Candidatura miglior attore protagonista a Jack Nicholson
Candidatura miglior attrice protagonista a Faye Dunaway
Candidatura migliore fotografia
Candidatura migliore scenografia
Candidatura migliori costumi
Candidatura miglior montaggio
Candidatura miglior sonoro
Candidatura miglior colonna sonora
1975 - Golden Globe
Miglior film drammatico
Migliore regia
Miglior attore in un film drammatico a Jack Nicholson
Migliore sceneggiatura
Candidatura miglior attrice in un film drammatico a Faye Dunaway
Candidatura miglior attore non protagonista a John Huston
Candidatura miglior colonna sonora
1975 - BAFTA Awards
Migliore regia
Miglior attore protagonista a Jack Nicholson
Migliore sceneggiatura originale





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