Frankenstein Junior (1974)
- michemar

- 8 feb 2023
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 23 mag 2023

Frankenstein Junior
(Young Frankenstein) USA 1974 commedia 1h46'
Regia: Mel Brooks
Soggetto: Mary Shelley
Sceneggiatura: Mel Brooks, Gene Wilder
Fotografia: Gerald Hirschfeld
Montaggio: John C. Howard
Musiche: John Morris
Scenografia: Dale Hennesy
Costumi: Dorothy Jeakins
Gene Wilder: Frederick von Frankenstein
Marty Feldman: Igor
Peter Boyle: la creatura
Madeline Kahn: Elizabeth
Cloris Leachman: Frau Blücher
Teri Garr: Inga
Kenneth Mars: Hans Wilhelm Friederich Kemp
Richard Haydn: il notaio Gerard Rosenthal (Herr Falkstein nella versione originale)
Liam Dunn: il signor Hilltop
Gene Hackman: Abelardo l'eremita
TRAMA: Il nipote americano del noto scienziato, nell'invano tentativo di dimostrare che suo nonno non era così pazzo come si pensava, viene invitato in Transilvania e scopre il modo per riportare in vita un cadavere.
Voto 7,5

Il dottor Frankenstein, nipote del celeberrimo medico, è un affermato neurochirurgo che vive e insegna in una università negli Stati Uniti ed è impegnato a far dimenticare la sua discendenza dal creatore della Cosa. Un giorno però riceve l'invito a recarsi nel castello del nonno in Transilvania a causa di un lascito testamentario. Finisce così per essere attratto dall'atmosfera del luogo, scopre il polveroso laboratorio in cui venne portato a termine l'esperimento e decide di tentare a sua volta l'impresa trafugando un cadavere per restituirgli la vita.

Uno dei film comici di maggior successo e ricordato nella carriera di Mel Brooks è stato proprio questo film, che permette di riflettere sul rapporto tra genere e parodia. Perché con la definitiva esplosione commerciale di Hollywood negli anni ’30 e lo sviluppo del termine “genere”, assieme alla conclusione della crisi finanziaria di quegli anni e l’affermazione dei vari tipi di cinema, nacque, assieme agli altri, il genere appunto dell’horror. Infatti, l’inglese James Whale (1889-1957) portò sul grande schermo la sua versione cinematografica di Frankenstein nel 1931, tratto dal romanzo della scrittrice Mary Shelley e interpretato da chi divenne un'icona del genere, il britannico Boris Karloff. Il successo del film lo portò a continuare con lo stesso tema quattro anni dopo con La sposa di Frankenstein e quell'inizio di successo indusse altri autori alla realizzazione di molteplici e diverse versioni, buone e cattive, della storia di Frankenstein. Poi, il declino, l'usura e le modifiche che i generi stavano subendo a causa dei cambiamenti sociali e culturali all'interno dell'industria, coincisero con la fase finale del cinema classico a metà degli anni ‘50. La fase successiva fu una riformulazione di ciò che era stato fatto, dando luogo, tra l'altro, alla fine degli anni ‘60 e all'inizio degli anni ‘70, all'uso della parodia come sguardo retrospettivo e critico sul genere. Pertanto, chi meglio di quel mattacchione di Mel Brooks poteva diventare il vero punto di riferimento del film-parodia? Era ed è rimasto il più grande in questo tipo di divertente manipolazione dei generi: basti ricordare, giusto per fare solo qualche esempio, come ha rivoltato il western (Mezzogiorno e mezzo di fuoco), la fantascienza (Balle spaziali), l’avventura (Robin Hood - Un uomo in calzamaglia), da sceneggiatore i film di spionaggio (Agente Smart - Casino totale), ma il successo maggiore, forse, è proprio questo film.

Per tutto ciò, Mel Brooks rimane ad oggi un vero maestro nell'arte della parodia cinematografica e qui raggiunse veramente il suo apice, anche per merito della sceneggiatura memorabile scritta a quattro mani con il fidato attore protagonista. Tutto è curato nei minimi dettagli e la cura dei particolari esprime tutto l'amore del regista per il cinema che nonostante tutto prende in giro. Il bianco e nero inoltre dà quell'apporto decisivo fino al punto che viene da pensare che a colori il film non sarebbe stato lo stesso. Tutto è meravigliosamente riuscito: gli attori (che bravo il caro Gene Wilder!), le smorfie irripetibili di Marty Feldman, il ritmo che non cala mai, lo spettatore che sa che qualcosa può succedere da un momento all'altro, le battute irresistibili che rimarranno nella memoria.

A differenza del film succitato di Whale, la pellicola prende come punto di partenza l'eccentrico e istrionico medico Frederick von Frankenstein, nipote del famoso scienziato che ha dato vita al mostro, e che nega la sua parentela cambiando la pronuncia del cognome in Fronkonsteen. Un giorno, scopre di aver ricevuto l'eredità di suo nonno, dopo di che deve recarsi al suo castello in Transilvania. Ma perché? In Transilvania, come risaputo, c'è il castello del suo stretto simile chiamato Dracula, ma Mel Brooks fa queste cose per mescolare e rendere omaggio a un altro film dell'epoca come Dracula (1931), di Tod Browing, che ebbe altrettanto successo per la Universal.
Capolavoro del genere comico che, attenzione, è anche un sincero omaggio all’horror.

"Finché dal mezzo di queste tenebre una luce improvvisa mi illuminò, una luce così brillante e portentosa, eppure così semplice: cambiare i poli da positivo a negativo e da negativo a positivo... Io solo sono riuscito a scoprire il segreto di infondere la vita, macché, anche di più: io, proprio io sono divenuto capace di rianimare nuovamente la materia inanimata!
SI... PUO'... FARE!!!!!!!!!"
– Werewolf.
– Where wolf?
– There.
– What?
– There wolf. There castle.
– Why are you talking that way?
– I thought you wanted to.
– No, I don't want to.
– Suit yourself, I'm easy.
(Inga: Lupo ulula...
Dr. Frankenstein: Lupo "ululà"?
Igor: Là.
Dr. Frankenstein: Cosa?
Igor: Lupo ululà e castello ululì.
Frederick: Ma come diavolo parli?
Igor: È lei che ha incominciato!
Frederick: No, non è vero!
Igor: Non insisto, è lei il padrone!)

1975 - Premio Oscar
Candidatura migliore sceneggiatura non originale
Candidatura miglior sonoro
1975 - Golden Globe
Candidatura migliore attrice in un film commedia o musicale a Cloris Leachman
Candidatura miglior attrice non protagonista a Madeline Kahn






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