Giulia (2021)
- michemar

- 14 ago
- Tempo di lettura: 4 min

Giulia
Italia 2021 dramma 1h49’
Regia: Ciro De Caro
Sceneggiatura: Ciro De Caro, Rosa Palasciano
Fotografia: Manuele Mandolesi
Montaggio: Jacopo Reale
Scenografia: Valentina Di Geronimo
Rosa Palasciano: Giulia
Valerio Di Benedetto: Sergio
Fabrizio Ciavoni: Ciavoni
Matteo Quinzi: Alessandro
Leonardo Bocci: Alberto
Cristian Di Sante: Fausto
Francesco Maria Dominedò: Dominedò
Carlotta Galmarini: Sandra
Elisa Menchicchi: Elisa
Emma Nitti: Emma
TRAMA: Giulia, costantemente divisa tra il bisogno di sentirsi a casa e la voglia di libertà, si ritrova letteralmente in mezzo a una strada e inizia, in maniera tutta sua, a cercare un rifugio e un posto nel mondo.
VOTO 7

Questo è il tipo di film che spesso lo spettatore, stanco di aspettare chissà qualche svolta della trama, si stanca e tronca la visione. A me non è capitato perché mi è successo di restare incantato proprio nell’attesa di qualche evento oltre quelli che si osservano ma è stata principalmente la preoccupazione che la protagonista commettesse qualche sciocchezza, anche grave, che mi ha incatenato davanti allo schermo. Ed alla fine, infatti, è successo ciò che temevo. Avevo deciso di non scriverne ma il film mi è rimasto nella mente, arrovellandomi e riflettendo su ciò che si potrebbe dire al proposito e mi sono accorto che non riuscivo a metterlo da parte. Il merito è ovviamente del film ma soprattutto del personaggio e della sua interprete, che meriterebbe un articolo solo per lei. Rosa Palasciano è davvero un’interprete, nel senso pieno e artistico, che non recita ma interpreta la sua Giulia, scritta e descritta assiema al regista Ciro De Caro, i quali si sono evidentemente ispirato alla nuovelle vague di Éric Rohmer se ripensiamo a Il raggio verde, Pauline alla spiaggia, Un ragazzo, tre ragazze e via dicendo.
Giulia è una ragazza sola e sottosopra, nel senso che non sa stare al mondo. O meglio, ci sta ma a suo modo, come le piace stare, senza imposizioni e regole che gli altri rispettano. Il regista la inquadra sempre, anche in primo piano in modo da farci notare che lei osserva ogni cosa, ogni tanto sorride, a volta, all’improvviso, canta, ma stonata, come se la gioia le fosse saltata addosso ed invece pare come se la gioia le mancasse. Valla a capire. Agli occhi degli altri è depressa, squilibrata, perché o parla a sproposito oppure tace mentre rivolge gli occhi altrove. Risulta instabile, volubile, imprevedibile, fa dispetti, è un personaggio con cui difficilmente si riesce a entrare in empatia. Ciononostante, trova l’anima che le vorrebbe stare accanto, che amerebbe ammansirla, perché vede del positivo, come succede a Sergio, che non sa allontanarsene: la combatte nelle decisioni strampalate, ci litiga ma la riprende e si preoccupa quando la perde. Per tutto ciò, lei va d’accordo con Ciavoni, con il quale stabilisce un rapporto di fiducia nella loro irregolarità (termine inappropriato che però dà l’idea). O forse perché con quel ragazzo riesce facilmente ad avere la meglio.
Succederanno molte cose stranianti ed il finale pare segnato, senza via d’uscita: dove mai e come mai potrebbe, d’altronde, andare a finire? Eppure quel finale, che pare tragico, è solo apparenza. Come afferma la stessa attrice, per lei è un finale aperto, nel senso che ognuno può dedurre quello che gli pare, perfettamente in linea con tutto il film. Ma perché Giulia suscita reazioni, positive o negative che siano?
Perché Rosa Palasciano buca lo schermo. La storia, diretta da Ciro De Caro, gira intorno a questa ragazza che non ha punti di riferimento fissi, ritrovandone continuamente di nuovi e personali. L’attrice arriva dal teatro e dalla scrittura e per lei l’importante sembra essere, sul palco o sul set, poter dare sempre qualcosa di suo. Per questo è la perfetta Giulia, per questo lascia sorpresi: se ti accordi alle sue note la apprezzi, se non le senti chiudi subito. Ed eccola allora passeggiare in fuga sulla battigia della spiaggia dove è voluta andare per forza, alleandosi con Ciavoni contro Sergio. Lì dove raccatta giocattoli persi dai bambini in vacanza e che una signora piovuta dal cielo compra per 10 euro. A cui dice sì ma con poca convinzione, squattrinata com’è dopo aver perso l’occasione di guadagnare qualcosina come in trattenitrice in un centro per anziani chiuso per il Covid.
È sulla spiaggia rohmeriana che galleggia maggiormente la sua fragilità, dove si spoglia di abiti e di falsa sicurezza: è, in pratica, un personaggio con una vita emotiva turbolenta che molla quel poco che ha e va a vivere per strada e che uscendo di casa, ritrova sé stessa. Sono gli altri che non la trovano più. Ma, attenzione, sarebbe sbagliato definirla solo fragile (e lo è) ma Giulia è una ragazza che nonostante le sue difficoltà ha coraggio e può essere un esempio per chi vive una vita trattenuta, cercando di compiacere gli altri e facendo la cosa giusta per essere accettato. Proprio perché così estrema, lei mostra che si può uscire dagli schemi e trovare un po’ di pace. Chiunque, cioè, può trovare qualcosa di sé in lei, in quella parte più fragile, più folle che nascondiamo perché non c’è spazio per esprimersi in questa società. Almeno per come Giulia la vede e per come la vorrebbe.
Non sembra neanche tanto un film costruito a tavolino, pare più una recitazione improvvisata ed invece è tutto scritto in sceneggiatura: a me piace tanto quando gli attori si accavallano con i dialoghi così come facciamo naturalmente tra persone di tutti i giorni. È anche così che il cinema indie sorprende positivamente, a patto che si ha voglia di lasciarsi prendere da storie minimali di gente comune e non, come sempre, da film con i grandi attori hollywoodiani e storie scontate.
“Preferisco il rumore del mare” titolava un film di Calopresti e qui ci andiamo vicino. L’attrazione che ha Giulia per l’acqua risulta evidente durante un colloquio di lavoro da cui inevitabilmente ne esce ogni volta sconfitta. In un’occasione le viene chiesto cos’è che sogna alla sera e lei risponde: “Il mare”. Ed è al mare che tornerà appena può, anche, talvolta, soltanto per raccogliere giocattoli abbandonati sulla spiaggia. Infine, invece, per ritrovare se stessa tra le onde.
Il vero voto sarebbe la sufficienza ma Rosa Palasciano merita di più. L’idea è di Ciro De Caro ma lei È Giulia e nel corso delle riprese ha modellato su di sé il personaggio. Non perdiamola di vista questa ragazza di Fasano, inizio Salento. È Giulia – Una selvaggia voglia di libertà.

Riconoscimenti
David di Donatello 2022
Candidatura miglior attrice protagonista Rosa Palasciano
































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