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Hey Joe (2024)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 8 mag
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 20 lug

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Hey Joe

Italia 2024 dramma 1h57’

 

Regia: Claudio Giovannesi

Sceneggiatura: Claudio Giovannesi, Maurizio Braucci

Fotografia: Daniele Ciprì

Montaggio: Giuseppe Trepiccione

Musiche: Andrea Moscianese, Claudio Giovannesi

Scenografia: Daniele Frabetti

Costumi: Olivia Bellini

 

James Franco: Dean Barry

Francesco Di Napoli: Enzo

Giulia Ercolini: Bambi / Angela

Aniello Arena: Vittorio

Gabriel Riley Hill Antunes: Dean a 19 anni

Giada Savi: Lucia Stendardo

Francesca Montuori: Nunzia

 

TRAMA: Il marinaio americano Dean Barry sbarca a Napoli nel 1944. Si innamora della giovane Lucia, con la quale ha un figlio. Dopo tantissimi anni ritorna per rivedere il figlio, in una città cambiata.

 

VOTO 6


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Durante la Seconda Guerra Mondiale, specialmente nel sud Italia, i soldati stranieri hanno lasciato una lunga scia di violenze ma anche di amori, e non pochi bambini sono nati dalle relazioni scaturite durante la permanenza. Uno dei tanti casi è quello del marinaio Dean Barry (James Franco) che ha avuto una forte e sincera relazione con Lucia (Giada Savi) che ne è rimasta incinta. Poi il ritorno in patria con la solita vaga promessa di ritornare, ma nel frattempo gli anni sono trascorsi e lui ha fatto altre due guerre, Corea e Vietnam, e ha scordato i mesi vissuti in una Napoli stravolta e semidistrutta, in cui la gente si arrabattava per sopravvivere lasciando tante donne nei vicoli a vendere il loro corpo ai soldati vaganti.


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Dean si è dimenticato dei sentimenti abbandonati in Italia, ora non naviga in buone acque: divorziato, è in affanno con il pagamento degli alimenti alla ex moglie e la missiva che gli giunge inaspettata lo informa che la cara e obliata Lucia è morta. Ciò lo porta a ricordare il figlio che sarà nato 25 anni prima e chissà che fine avrà fatto. Lo coglie una sorta di nostalgia ma soprattutto un senso di responsabilità che lo aveva invece abbandonato nel passato. Avverte il bisogno di tornare e conoscere quel giovane di cui non sa nulla e che neanche conosce il padre biologico. Vende la sua amata e storica Mustang e parte.


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Ciò che trova non lo aiuta molto, anzi ne è quasi ostacolato: la città ovviamente è cambiata e la delinquenza organizzata domina le stradine e i vicoli che lui frequentava in divisa da marinaio. Riesce comunque a rintracciare per vie traverse il giovanotto che è diventato suo figlio, Enzo (Francesco Di Napoli), ora una delle tante pedine dei piccoli boss locali. Il suo è Vittorio (Aniello Arena), implacabile criminale di piccolo cabotaggio che controlla nella sua zona il traffico di sigarette di contrabbando e stupefacenti.


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Enzo non è trattabile come Dean sperava, non lo accoglie bene, anzi lo rifiuta bruscamente, essendo, tra l’altro, molto occupato nei suoi lavoretti. Con l’aiuto prezioso di Angela (Giulia Ercolini), che nell’attività notturna del club dove lavora soprattutto per gli ospiti americani, ancora soldati di stanza a Napoli, si fa chiamare Bambi, trova la possibilità di stabilirsi provvisoriamente e sapere di più sul passato della ragazza amata durante la guerra e di frequentare, nonostante i rifiuti, il figlio da cui amerebbe essere preso in considerazione. È consapevole di essere un padre dalla parte del torto e di averlo trascurato in modo scorretto ed ora vuole rimediare in ogni modo.


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Era arrivato per stare solo qualche giorno ed ora si trova invischiato senza poter ripartire non trovando la maniera giusta per avvicinarsi all’affetto di Enzo e andar via soddisfatto. Si ritrova prigioniero degli antichi vicoli, dei ricordi, delle difficoltà a recuperare un figlio troppo preso dai traffici e riluttante ad accettare la presenza di chi lo ha dimenticato. Il giovane è ormai un uomo con famiglia, è un affiliato alla camorra e non ha bisogni di lui, ma Dean non molla, rischiando seriamente con l’arcigno e violento Vittorio che ne dispone a tempo pieno. Intuisce che solo dandogli una mano in una rischiosa operazione notturna in mare riuscirà a conquistare la fiducia e l’affetto, o perlomeno la sua attenzione fino adesso rifiutata. Forse ora che è il momento di ripartire ma fa la sua scelta definitiva, tanto, in America, nessuno lo aspetta.


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Napoli era, durante la guerra, un enorme bordello a cielo aperto e stante il problema della sifilide, molti soldati, per non frequentare le prostitute, sceglievano ragazze povere e la relazione tra i militari angloamericani e le donne italiane si basava sulla fame: i sentimenti, insomma, nascevano dal bisogno. Questa è la colpa del protagonista, che porta su di sé il disagio che era riaffiorato dopo la notizia della morte di Lucia, risvegliando un sentimento di paternità sopito. E non è tutto frutto di fantasia, il soggetto del film.


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Quella che viene raccontata è infatti anche una storia realmente accaduta, diventata leggenda nei Quartieri Spagnoli di Napoli. È la storia di un veterano americano che ha avuto una relazione con una ragazza napoletana durante la Seconda Guerra Mondiale, che torna a Napoli all’inizio degli anni ’70 per riprendersi il figlio, ma scopre che fa il contrabbandiere ed ha vissuto con un altro padre, che è un boss della malavita. È il periodo in cui sta nascendo la società dei consumi e gli Stati Uniti, dopo la libertà, stanno insegnando all’Europa l’importanza della merce e il desiderio per gli oggetti, soprattutto quelli irraggiungibili, che vengono dall’altra parte dell’oceano. Nel caso nostro, Dean Barry è un uomo alla deriva, vittima della guerra e della solitudine: prova a ritrovare la sua umanità, cercando di ricostruire la relazione con suo figlio, di recuperare il tempo perduto, di pulire il proprio passato. Ma ciò non basta, perché significa tornare in un luogo e scoprire che non esiste più, che non ci sono più le relazioni umane che hai abbandonato. L’unica esperienza possibile è la coscienza del tempo, il riaffiorare della memoria, la contemplazione del ricordo.


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Dopo le notevoli affermazioni di Fiore e soprattutto i premi de La paranza dei bambini, Claudio Giovannesi si è presentato alla Festa del Cinema di Roma 2024 con un film che ha riscosso consensi favorevoli. Ha avuto la possibilità di chiamare un attore americano molto affermato come James Franco e al suo fianco ritroviamo Francesco Di Napoli, già esordiente con fortuna nel film precedente, ora ormai attore pronto per un ruolo come quello del figlio. Li segue molto da vicino con i primi piani della camera a spalla e così è possibile notare come i due, purtroppo, non cambino quasi mai espressione. Dean è sempre afflitto e pensieroso, voglioso di riuscire nel difficile tentativo ma con accenni di scoraggiamento; Enzo è sempre uggioso e indisponente, nervoso nei dialoghi. Tutto ciò è comprensibile e rientra nei sentimenti che provano i due personaggi, lo è meno il fatto che non provino sensazioni differenti. Persino nei momenti di miglior empatia tra i due l’atteggiamento e l’espressione dei due non trova variazioni. Inoltre, ho avvertito la percezione che il dramma non sia stato affrontato pienamente e che la narrazione si sia sviluppata alquanto superficialmente, quando invece c’era la possibilità di dare una svolta più emotiva. Perfino la malavita mi è sembrata dilettantesca, quando invece era così evidente e invadente nella famosa Paranza. Il tentativo di raccontare lo sforzo del protagonista per la propria redenzione e autoperdono, in conseguenza del perdono che sperava di ricevere, quel tentativo si rivela timido.


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La critica rivolta non preclude però un giudizio sufficientemente positivo sul film scritto bene nella sceneggiatura e fotografato magnificamente da Daniele Ciprì, una sicurezza visiva.

Buon film, insomma, ma si doveva azzardare maggiormente. Attendiamo, intanto, una conferma felice da Francesco Di Napoli.


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Riconoscimenti

David di Donatello 2025

Candidatura al migliore autore della fotografia



 
 
 

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cinefilo da bambino

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