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Il grande Gatsby (2013)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 3 ott
  • Tempo di lettura: 3 min
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Il grande Gatsby

(The Great Gatsby) 2013 dramma 2h23’

 

Regia: Baz Luhrmann

Soggetto: Francis Scott Fitzgerald (romanzo)

Sceneggiatura: Baz Luhrmann, Craig Pearce

Fotografia: Simon Duggan

Montaggio: Jason Ballantine, Jonathan Redmond, Matt Villa

Musiche: Craig Armstrong

Scenografia: Catherine Martin, Karen Murphy

Costumi: Catherine Martin

 

Leonardo DiCaprio: Jay Gatsby

Tobey Maguire: Nick Carraway

Carey Mulligan: Daisy Buchanan

Joel Edgerton: Tom Buchanan

Elizabeth Debicki: Jordan Baker

Isla Fisher: Myrtle Wilson

Jason Clarke: George Wilson

Amitabh Bachchan: Meyer Wolfsheim

Jack Thompson: dott. Walter Perkins / Henry C. Gatz

Max Cullen: Owl Eyes

Callan McAuliffe: Jay Gatsby da giovane

Adelaide Clemens: Catherine

Kate Mulvany: sig.ra McKee

Eden Falk: sig. McKee

Richard Carter: Herzog

iOTA: Trimalchio

 

TRAMA: Nella primavera del 1922, l’aspirante scrittore Nick Carraway lascia il Midwest per trasferirsi in una New York dominata dal mondo del jazz e da un allentamento delle rigide norme morali. Inseguendo il suo grande sogno americano, Nick entra in contatto con il mondo del plurimilionario Jay Gatsby, un tempo amante di sua cugina Daisy, andata poi in moglie al nobile e donnaiolo Tom Buchanan. Introdotto in una realtà fatta di illusioni e tradimenti, Nick si ritrova coinvolto in una storia d’amore impossibile, segnata da sogni incorruttibili e tragedie in agguato.

 

VOTO 5


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Nell’inverno del 1929, Nick Carraway (Tobey Maguire), un veterano della Prima Guerra Mondiale laureatosi all’Università di Yale, si trova in un ospedale psichiatrico per curare la sua dipendenza da alcol. Durante una seduta con il suo medico psichiatra Walter Perkins (Jack Thompson), inizia a parlare di quello che definisce l’uomo più promettente che avesse mai incontrato, Jay Gatsby. Il medico, notando la difficoltà di Nick nell’esprimere a parole i suoi pensieri, gli suggerisce di scrivere ciò che sta pensando, dal momento che la scrittura è la sua vera passione. Inizia così la trama vera e propria che ha origine 7 anni prima. A quel tempo, egli si era trasferito dal Midwest a New York per lavorare come agente di borsa, affittando una piccola casa a West Egg, Long Island, accanto a un sontuoso palazzo di proprietà di Jay Gatsby (Leonardo DiCaprio), un misterioso magnate d’affari che ogni fine settimana tiene enormi e stravaganti feste nella sua tenuta, a cui moltissime persone partecipano senza che siano state invitate.



C’è qualcosa di sacro e intoccabile nel romanzo di F. Scott Fitzgerald. È una delle opere più affascinanti della letteratura americana del Novecento, eppure, portarlo sul grande schermo si è sempre rivelata una sfida insidiosa. Dopo tre versioni cinematografiche, inclusa quella del 1974 di Jack Clayton con Robert Redford, arriva Baz Luhrmann con la sua iper-stilizzata idea, anche in 3D, con il risultato che, pur cercando di restare fedele alla trama, perde l’anima lungo la strada. Luhrmann, noto per il suo stile visivo esplosivo e chiassoso (Moulin Rouge, Romeo + Giulietta), sorprende qui con un approccio stranamente soporifero. Il suo è un film che sembra camminare nonostante la consueta frenesia visiva che lo contraddistingue. Basti vedere le sontuose feste animate da brani di Kanye West e Jay-Z che paiono più un videoclip che una finestra sui ruggenti anni ‘20. La scelta del 3D (come mi è capitato di vedere all’uscita) più che esaltare, penalizzava. Immagini troppo accese, movimenti sfocati e parole che appaiono sullo schermo come uscite infantili: tutto contribuisce a distrarre lo spettatore.



Leonardo DiCaprio ha certamente il physique du rôle per il personaggio centrale e il suo ingresso in scena è memorabile: un primo piano scintillante che promette molto. Ma presto la magia svanisce. Solo dopo ci si accorge che il suo Gatsby è rigido, forse meglio di Redford ma ancora lontano da un’interpretazione definitiva che possa soddisfare le attese. Dal canto suo, Tobey Maguire è un Nick discreto, più osservatore che protagonista, tant’è che fa da narratore. Mi attendevo di più anche dalla dolcissima Carey Mulligan, che, invece, non riesce a dare spessore alla sua Daisy, mentre Joel Edgerton, mi spiace per lui, sfiora la caricatura e pare una marionetta.



Chi ama il romanzo potrebbe trovare sprazzi di bellezza e riconoscere i temi centrali: amore, ricchezza, potere, celebrità, ma chi cerca un adattamento cinematografico capace di restituire la magia del testo, rischia di restare deluso. La colpa, lo ammetto, può essere anche mia non avendo mai gradito il frastuono visivo e musicale di Baz Luhrmann, e solo nel suo ultimo Elvis mi è sembrato valido, complice il personaggio fluorescente del grande divo e della interpretazione di Austin Butler.



In definitiva, il film è un’opera visivamente ambiziosa, ma narrativamente dissonante, affascina a tratti, ma non convince. Un sogno in 3D che resta sospeso, incapace di trasformarsi in realtà.



Riconoscimenti

Oscar 2014

Miglior scenografia

Migliori costumi

BAFTA 2014

Miglior scenografia

Migliori costumi

Candidato miglior trucco e acconciatura

 


Commenti


Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

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