Il sarto di Panama (2001)
- michemar

- 15 ott
- Tempo di lettura: 3 min

Il sarto di Panama
(The Tailor of Panama) Irlanda, USA 2001 thriller 1h49’
Regia: John Boorman
Soggetto: John le Carré (romanzo)
Sceneggiatura: Andrew Davies, John le Carré, John Boorman
Fotografia: Philippe Rousselot
Montaggio: Ron Davis
Musiche: Shaun Davey
Scenografia: Derek Wallace
Costumi: Maeve Paterson
Pierce Brosnan: Andrew “Andy” Osnard
Geoffrey Rush: Harry Pendel
Jamie Lee Curtis: Louisa Pendel
Leonor Varela: Marta
Brendan Gleeson: Mickie Abraxas
Catherine McCormack: Francesca Deane
Paul Birchard: Joe
David Hayman: Luxmore
Jonathan Hyde: Cavendish
Daniel Radcliffe: Mark Pendel
Jon Polito: Ramon
Harold Pinter: zio Benny
Mark Margolis: Rafi Domingo
John Fortune: Maltby
Dylan Baker: generale Dusenbake
TRAMA: Un sarto che vive a Panama diventa con riluttanza una spia di un agente britannico.
VOTO 6,5

Un film di spionaggio? Beh, il romanzo da cui nasce è del grande John le Carré (qui anche sceneggiatore) ma, sbalorditivo, è una storia che non prende (quasi) nulla sul serio diventando così un thriller elegante, ironico e sorprendentemente attuale, dove la verità è solo una questione di stile e la trama succinta può trarre in inganno.


Tanto per iniziare, proviamo ad immaginare una copia sbiadita di James Bond che viene spedito ai tropici ma senza licenza di uccidere e con un debole per le bugie. Uno scherzo? No, è un film diretto da John Boorman e tratto dal romanzo omonimo che - attenzione - non è la solita storia di spionaggio. Qui le regole del gioco vengono rovesciate, ma, come si può notare, con gusto e intelligenza.


Pierce Brosnan, fresco di 007, interpreta Andy Osnard, un agente britannico cinico e degradato, mandato a Panama per una missione di basso profilo. Lì incontra Harry Pendel (Geoffrey Rush), un sarto raffinato ma pieno di segreti o presunti tali, che cuce abiti per l’élite locale e con la dote di saper inventare storie pericolose per gli amici, anche per questo nuovo dell’intelligence.


Il bello del film è proprio questo: nessuno è davvero chi dice di essere. Osnard, per esempio, finge di essere un professionista, ma è solo un opportunista. Pendel, dal suo canto, racconta bugie per sentirsi importante, ma finisce per creare un disastro internazionale. E nel mezzo ci sono mogli, ambasciatori, rivoluzionari e doppi giochi, tutti avvolti in un’atmosfera tropicale che sa di rum, sudore e ambiguità.


Boorman dirige con mano leggera ma precisa e sa usare un tono ironico, quasi beffardo, senza far mancare una certa tensione degna di un thriller. La fotografia di Philippe Rousselot regala scorci sensuali e inquieti di Panama, mentre la colonna sonora accompagna con discrezione. E il cast (che vede ottimi nomi, tra cui perfino Harold Pinter) funziona alla grande: Pierce Brosnan si diverte a distruggere il mito di Bond, e ci riesce, mentre Geoffrey Rush è perfetto nel ruolo del bugiardo elegante, e Jamie Lee Curtis aggiunge spessore emotivo e, perché no, sensuale. Inutile aggiungere che quando l’attore australiano si esibisce nel suo repertorio che lo ha reso celebre (movimenti, sguardi, espressioni) ruba la scena a tutti, tanto che – come sa fare spesso – non si capisce bene chi sia il vero protagonista ed alla fine si pensa tutti che sia davvero lui. Grande Rush!


Il libro ed il film hanno ormai una certa età ma è sempre valido ed attuale, dal momento che ci parla di manipolazione, propaganda e potere, ma con intelligenza e leggerezza. Perché ci ricorda che le bugie, se raccontate bene, possono diventare verità pericolose. E perché è raro trovare un thriller che riesca a essere anche una commedia amara, senza perdere il ritmo.





Commenti