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Il sorpasso (1962)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 1 set 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 15 ago

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Il sorpasso

Italia 1962 commedia drammatica 1h45’


Regia: Dino Risi

Sceneggiatura: Dino Risi, Ettore Scola, Ruggero Maccari

Fotografia: Alfio Contini

Montaggio: Maurizio Lucidi

Musiche: Riz Ortolani

Scenografia: Ugo Pericoli

Costumi: Ugo Pericoli


Vittorio Gassman: Bruno Cortona

Jean-Louis Trintignant: Roberto Mariani

Catherine Spaak: Lilly Cortona

Luciana Angiolillo: Gianna, moglie di Bruno

Claudio Gora: Bibì, fidanzato di Lilly

Luigi Zerbinati: commendatore

Franca Polesello: moglie del commendatore

Linda Sini: Lidia (zia di Roberto)

Bruna Simionato: Enrica (zia di Roberto)

John Francis Lane: Alfredo, l'avvocato

Annette Strøyberg: turista tedesca

Nando Angelini: Amedeo

Mila Stanic: Clara


TRAMA: Bruno Cortona estroverso e superficiale quarantenne, incontra casualmente, nella Roma spopolata di Ferragosto, lo studente universitario Roberto Mariani, timido e studioso, e lo convince ad unirsi a lui per una scorribanda automobilistica. Sono due temperamenti diversissimi, e il giovane prova per il suo occasionale compagno un misto di repulsione e di attrazione. Così, insieme, vivono vicende e fanno incontri in cui si evidenzia tutto il vuoto interiore di Bruno, la sua sostanziale volgarità, ma anche il fascino che egli finisce con l’esercitare, con la sua spregiudicatezza, su Renato, a cui, in un certo senso, apre nuovi orizzonti di vita vissuta “alla garibaldina”.


Voto 8,5


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Non mi sognerei mai, a 60 anni dall’uscita di questo film, di mettermi a scrivere di questo capolavoro della commedia all’italiana (termine odiato dal regista) dopo che sono stati scritti articoli a fiume e forse anche libri. È sufficiente, a mio parere, trascrivere una simpatica e interessante intervista a Dino Risi (rilasciata a Cristina Bianchino) che venne pubblicata anni fa e che dimostra ancora una volta (se ce ne fosse bisogno) del carattere a volte anche provocatorio del regista.


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Perché odio il termine di “commedia all’italiana”? L’hanno chiamata commedia all’italiana così, per spregio, come quando si dice pizza ai napoletani o spaghetti western. Appena uno aveva successo cercavano di bastonarlo. È stato esagerato tutto, perché la commedia all’italiana non esiste. Esistono dei film, belli o brutti, fatti in un certo periodo, che sono stati chiamati, non so perché, Commedia all’italiana. Solo perché bisogna dare un nome alle cose, se no non esistono.


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Il mio film del cuore è il film di un altro. Io sono innamorato dei film degli altri, dei veri, grandi registi. Non ho mai amato i film che facevo e non vedevo l’ora di finirli. Poi usciva fuori il capolavoro per caso. Magari credevo di fare una cretinata e vinceva quasi un Oscar. Di un altro dicevo: “Questo sarà un film importante”. Fiasco completo! Ma fiasco sembrava anche Il sorpasso: la prima sera l’abbiamo presentato al Cinema Quirinetta di Roma. Un gelo totale. Nessuno rideva durante la proiezione tanto che Cecchi Gori, il produttore, mi ha detto: “Vabbè: tu torni a fare il medico e io apro un night club a Firenze”. Poi, invece, successe quella cosa un po’ miracolosa: una sera erano 50 spettatori, la sera dopo erano 200 e poi non si entrava più. Ma non ho mai capito perché è piaciuto tanto: perché faceva ridere? No, non basta. È piaciuto il personaggio, molto italiano. Tutti volevano avere la macchina che va a 200 all’ora. E poi lo sbruffone, quello che, pur senza soldi, se la cava.


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L’amicizia con Gassman? La cosa curiosa è che siamo due tipi molto diversi! … Io ne parlo come se fosse vivo perché… Adesso lo vedo seduto lì, per esempio. Con Vittorio ci siamo divertiti da matti e gli ho voluto anche molto bene, anche se era difficile voler bene a Gassman. L’ho odiato per un paio di mesi, poi dopo… Lo odiavo perché era uno “scassacazzi”! Si piaceva troppo, il teatro l’aveva guastato. Poi mi è piaciuto perché l’ho conosciuto meglio e ho visto cosa c’era dietro l’attore. Oscar Wilde diceva che “Dietro la maschera di un attore c’è un’altra maschera”. Ecco, con Gassman era facile scoprire il suo lato buono, interessante, il lato umano.



Commenti


Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

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