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L'ombra di Caravaggio (2022)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 18 giu 2023
  • Tempo di lettura: 7 min

Aggiornamento: 7 dic

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L'ombra di Caravaggio

Italia, Francia 2022 dramma biografico 2h


Regia: Michele Placido

Sceneggiatura: Sandro Petraglia, Michele Placido, Fidel Signorile

Fotografia: Michele D'Attanasio

Montaggio: Consuelo Catucci

Musiche: Umberto Iervolino, Federica Luna Vincenti

Scenografia: Tonino Zera

Costumi: Carlo Poggioli


Riccardo Scamarcio: Caravaggio

Louis Garrel: l'Ombra

Isabelle Huppert: Costanza Colonna

Michele Placido: cardinale Del Monte

Micaela Ramazzotti: Lena Antonietti

Vinicio Marchioni: Giovanni Baglione

Carlo Giuseppe Gabardini: Onorio

Maurizio Donadoni: Papa Paolo V

Lolita Chammah: Anna Bianchini

Gianfranco Gallo: Giordano Bruno

Gianluca Gobbi: Scipione Borghese

Lorenzo Lavia: Orazio Gentileschi

Moni Ovadia: san Filippo Neri

Alessandro Haber: mendicante

Tedua: Cecco

Brenno Placido: Ranuccio Tomassoni


TRAMA: Nell'Italia del 1610 Caravaggio è uno dei pittori più brillanti e apprezzati, sebbene i suoi soggetti non rispettino i canoni dettati dalla Chiesa. Dopo essere stato informato che il pittore ritrae prostitute, ladri e vagabondi, papa Paolo V ordina al servizio segreto vaticano di indagare per decidere se concedere o meno al pittore la clemenza utile a evitargli la pena di morte per l'omicidio di un rivale. L'incaricato, conosciuto semplicemente come “l'Ombra”, dà così avvio a un'inchiesta che lo porterà a scoprire i vizi e le virtù contrastanti dell'artista la cui vita è nelle sue mani.


Voto 6,5


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La didascalia iniziale è una immediata fotografia dello stato di stallo e pericolo che il protagonista del biopic sta vivendo: “In fuga da Roma dopo essere stato accusato di omicidio, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio arriva a Napoli nel 1609. Protetto dalla famiglia Colonna è in attesa di una grazia papale, che annulli la condanna a morte per decapitazione.”. È il racconto dell’ultimo anno della sua breve e intensa vita, durata appena 39 anni, mentre il film ci porta immediatamente nell’ambiente prediletto del protagonista: i vicoli di Napoli dove, tra femminielli, puttane e criminali di piccolo cabotaggio, cerca il volto giusto per il Golia che deve dipingere.



L’esistenza di uno dei più estrosi e talentuosi artisti della Storia della pittura è turbolenta, come il suo carattere: rissoso, lussurioso, uomo di strada e di frequentazioni dubbie, protetto dalla nobile Costanza Colonna che lo nasconde alla severissima giustizia papale. Condannato alla pena capitale per omicidio, è perennemente in fuga senza mai smettere di lavorare sulle sue tele, amate e sofferte. Disdegna i canoni previsti dalla Santa Romana Chiesa, preferendo prendere spunti, nei suoi innumerevoli quadri religiosi, dalla gente comune che incontra e che conosce per le vie tumultuose di Roma o Napoli o dove altro fugge. L’ispirazione dei volti da imprimere nella memoria futura dei dipinti gli deriva dai diseredati, dalle puttane che frequenta, dagli ubriaconi che incontra. Il semplice fatto che il volto della Madonna o dei personaggi vicini a Gesù hanno le sembianze di queste persone reiette dal potere vaticano fa arrabbiare il Papa e la condanna che pende su di lui non fa altro che aumentare l’attenzione sul suo comportamento. L’accostamento, poi, alla sua nota passione per le prostitute e al suo giovanissimo modello e servo ha definitivamente peggiorato la considerazione di Michele Angelo Merisi detto il Caravaggio (il paese della bergamasca delle sue origini) da parte del potere costituito.



La sua è una pittura fuori dai canoni anche artistici del periodo e rigetta i dettami dell'arte manierista che andava per la maggiore. Per questo era andato in cerca di un linguaggio più personale, frequentando l'ospedale di Santa Maria in Vallicella, dove ha modo di conoscere una folla di persone rifiutate dalla società. Affascinato dalle loro storie, aveva cominciato a prenderli come modelli per i propri quadri, facendogli interpretare di volta in volta santi, sante e perfino la Madonna. Sono tali la bellezza dei quadri, dei forti colori, delle ombre che lascia impresse sulla tela e la potenza delle rappresentazioni che anche gli alti prelati, amanti dell’arte, sono attratti e ammirati, attenti però a non sbilanciarsi davanti al giudizio tradizionale del Papa. Il quale decide, per riflettere sulla eventuale grazia da concedere all’artista, di far svolgere indagini segrete sull’uomo, per mezzo di un rigoroso rappresentante dei suoi servizi segreti. Un personaggio misterioso, senza nome, che nel film ha un nome altrettanto indecifrabile: l’Ombra. E come tale egli si muove rigido nelle stanze dei nobili e delle case che l’artista frequenta. Vuol sapere tutto, il male e il bene, come lavora e come impiega il tempo dello svago, se sia credente, se sia, come si dice, blasfemo.



Michele Placido, anch’egli interprete, segue due binari: quello di Caravaggio, nelle scorribande artistiche e sessuali, e quello dell’implacabile Ombra. Veniamo così a conoscere uno stuolo infinito di personaggi, noti alla Storia e no, che vivevano nella contemporaneità, dai cardinali del tempo ai nobili, fino agli insignificanti frequentatori della sua vita, più o meno tutti, questi ultimi, coinvolti nella sua arte. Come Giordano Bruno (uomo in fiamme come lui) alla vigilia della sua morte, o il generoso sacerdote San Filippo Neri che accoglie lo stesso genere di persone che frequenta il pittore. Da tutti l’Ombra raccoglie notizie e giudizi, restando soddisfatto soprattutto quando riesce a carpire informazioni negative sul conto dell’indagato, utili a farlo mettere in cattiva luce alla vista del giudizio definitivo di Paolo V. Il film finisce così come inizia, con la macchina da presa immersa nel mare, in quel mare dove è stato lanciato il corpo esanime di Caravaggio, una volta che il pentito Ombra lo ha consegnato al fratello di Ranuccio Tomassoni affinché sia compiuta la vendetta. “Alla morte mi sono preparato tutta la vita. La sfidavo, la morte. Ci giocavo. Ho amato ogni cosa della mia vita: violenta, piena di furori, colori, amori. Ora più nulla. Vedo una nuova luce, infiniti mondi, infiniti cieli, infiniti universi, infinita divinità che in tutto vive, e una profondissima quiete mi pervade. Mi hanno ordinato di pentirmi, ma io non so di che pentirmi e non voglio pentirmi. Amor vincit omnia.



L’opera di Michele Placido è un noir del ‘600, sembra la matrice di quello che è stato un film importante nella sua carriera di regista: la suburra di Romanzo criminale. sembra di vedere i medesimi personaggi, degli stessi ceti sociali, i politici, i prelati, i delinquenti. Chi ne costituisce la sostanziale differenza è il grande pittore. E l’Arte. Bastava un niente, in quei tempi, per essere oggetto di giudizio letale e conseguente condanna per ogni minimo sospettato, ma Caravaggio non aveva paura di nulla e affrontava la vita così come l’aveva sempre amata e concepita. Per portare sullo schermo una personalità del genere era necessario un attore che sapesse esprimere tutti i sentimenti che attraversarono questo enorme personaggio e, quindi, per Riccardo Scamarcio era arrivato uno degli appuntamenti più importanti della sua carriera. Si può affermare che l’esame lo abbia superato molto bene, inglobando nella sua recitazione la rabbia e la potenza artistica e umana che hanno abitato lo spirito di Caravaggio. Dotato di una incredibile rassomiglianza somatica con la figura tradizionale che abbiamo del pittore, la trasformazione avviene in modo sorprendente e le accortezze utilizzate dal regista hanno completato l’operazione, centrando l’obiettivo.



La produzione italofrancese è riuscita a portare anche importanti interpreti transalpini, a cominciare da Isabelle Huppert e finire a Louis Garrel, passando da Lolita Chammah, figlia della Huppert, mentre notiamo anche un lungo elenco di nomi apprezzabili del cinema italiano: Micaela Ramazzotti, Vinicio Marchioni, Maurizio Donadoni, Gianfranco Gallo, Moni Ovadia e Alessandro Haber. Non è un film perfetto, non mi sembra riuscito al cento per cento, come se mi abbia lasciato perplessità sfuggenti. Ciò che mi ha deluso principalmente è stata la scrittura dei dialoghi: se lo sviluppo della sceneggiatura è accettabile, questi sono in diversi momenti poco curati, elementari, a tratti stentorei, scimmiottando inutile solennità. Le note positive arrivano sia dalla buona regia che dalla bella fotografia di Michele D'Attanasio, già fattosi notare nei film di Gabriele Mainetti, Matteo Rovere, Mario Martone e Nanni Moretti: dal punto di vista tecnico è anzi la nota più bella, essendosi messo sulle tracce dei chiaroscuri pittorici del soggetto biografato. Le inquadrature sembrano un continuo con le tele che il protagonista maneggia tra l’ispirazione che lo anima e gli scatti nervosi che lo spingono ad asportarle dalle mani di chi non le apprezza, o che in genere non gradisce la concezione della sua pittura. Ottimi anche i costumi di Carlo Poggioli, mentre pessimo purtroppo è il doppiaggio degli interpreti francesi. Non siamo davanti ad un capolavoro, ma il film, specialmente per chi non conosce bene la biografia del pittore, è molto interessante ed istruttivo, ed è un giusto omaggio alla grandezza del personaggio. Una cosa certa è che Riccardo Scamarcio non ha sprecato l’importante occasione e sicuramente garantirà le sue future scelte ma anche quelle dei registi che decideranno di sfruttare la sua maturità di attore drammatico.


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A non pochi spettatori sarà venuto in mente un certo parallelismo con un grande personaggio dei nostri tempi, Pier Paolo Pasolini, dati i vari accostamenti che si possono fare sia nell’arte applicata di entrambi gli uomini, sia nelle passioni personali, sia nella scarsa accettazione della loro arte presso il grande pubblico e soprattutto presso il Potere. Senza trascurare, inoltre, la loro breve vita. Al proposito, anche le parole di Michele Placido sono utili a comprendere questi aspetti: “Nei suoi dipinti Caravaggio mise in scena i poveri cristi, le prostitute e i derelitti della sua epoca; allo stesso identico modo di quanto capiterà secoli dopo a Pier Paolo Pasolini. Caravaggio era di Milano, Pasolini di Bologna: entrambi scesero a Roma e qui scelsero di frequentare i suoi quartieri più malfamati per raccontare i loro tempi attraverso la sofferenza e la vitalità dei suoi abitanti.”.

Verissimo.

Molti dei personaggi presenti in questo film sono realmente esistiti. Prostitute. malfattori e mendicanti, che hanno intrecciato la loro vita con quella di Caravaggio, sono stati raffigurati dal Maestro come madonne e fondatori della Chiesa di Cristo e continuano a vivere in musei e luoghi sacri di tutto il mondo.


Riconoscimenti

David di Donatello 2023

David Giovani a Michele Placido

Miglior acconciatore

Candidatura miglior scenografo

Candidatura miglior costumista

Candidatura miglior trucco

Nastro d’Argento 2023

Miglior fotografia

Migliore scenografia

Miglior costumista

Candidatura miglior direttore del casting

Candidatura miglior montaggio



 
 
 

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