La frode (2012)
- michemar

- 3 dic 2022
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 9 ago

La frode
(Arbitrage) USA,Polonia 2012 dramma 1h47’
Regia: Nicholas Jarecki
Sceneggiatura: Nicholas Jarecki
Fotografia: Yorick Le Saux
Montaggio: Douglas Crise
Musiche: Cliff Martinez
Scenografia: Beth Mickle
Costumi: Joseph G. Aulisi
Richard Gere: Robert Miller
Susan Sarandon: Ellen Miller
Tim Roth: detective Michael Bryer
Brit Marling: Brooke Miller
Laetitia Casta: Julie Cote
Nate Parker: Jimmy Grant
Stuart Margolin: Syd Felder
Chris Eigeman: Gavin Briar
Graydon Carter: James Mayfield
Bruce Altman: Chris Vogler
Larry Pine: Jeffrey Greenberg
TRAMA: Robert Miller è un uomo d'affari finanziario di successo con una moglie amorevole e una figlia intelligente pronta a rilevare l'azienda di famiglia. I segreti professionali che coinvolgono attività fraudolente illegali iniziano però a venire fuori nello stesso momento in cui i segreti personali di Robert prendono una brutta piega e minacciano di far deragliare tutto ciò che ha raggiunto.
Voto 7

Quando incontriamo per la prima volta il magnate di hedge fund Robert Miller (Richard Gere) di New York alla vigilia del suo 60esimo compleanno, sembra il ritratto del successo nel business americano e nella vita familiare. Ma dietro le mura dorate del suo palazzo, Miller sta cercando disperatamente di portare a termine la vendita del suo impero commerciale ad una grande banca sperando che i retroscena delle sue frodi finanziarie non vengano scoperti. Lottando per nascondere la sua doppiezza con la fedele moglie Ellen (Susan Sarandon) e con la brillante figlia e probabile erede Brooke (Brit Marling), Miller nasconde anche la relazione extraconiugale con la commerciante d'arte francese Julie Cote (Laetetia Casta). A causa di un terribile incidente stradale che lo vede coinvolto nella morte dell'amante, si ritrova però costretto a chiedere aiuto a Jimmy Grant (Nate Parker), il figlio di un ex dipendente, mentre il detective Michael Bryer (Tim Roth) si impiega con ogni mezzo di far luce sui punti oscuri della vicenda. Quindi, proprio mentre sta per scaricare il suo impero, un errore imprevisto e sanguinoso lo costringe a destreggiarsi con grande difficoltà tra famiglia e affari, con il rischio che tutto gli esploda tra le mani.

La storia del cinema annovera molti film sulle ingiustizie sociali ed economiche del capitalismo sfrenato dei Paesi ricchi ma ormai da qualche anno, a seguito della crisi finanziaria esplosa tempo fa, diversi sceneggiatori si sono meglio interessati in maniera differente a questo argomento, scrutando, cioè, nei meandri bui delle colossali truffe e degli illeciti compiuti bellamente a spese dei risparmiatori ignari. Un esempio ne è Margin Call. Nicholas Jarecki raccoglie sul set un cast di primissimo ordine per realizzare un bel thriller drammatico che si divide tra lo scandalo privato e la frode pubblica, tra segreti personali e i familiari, che, come da situazione classica, non sono al corrente delle nefandezze commesse dal capofamiglia.

La forza del film è nell'ambiguità del personaggio centrale di Robert Miller. È un classico antieroe ma, man mano che gli eventi si sviluppano, ci ritroviamo quasi a sperare che se la cavi e trovi un modo per venire fuori dal campo minato in cui si trova. Quando inizia il film, è in una situazione precaria e sta cercando di vendere la sua società multimilionaria in modo che, come risultato della vendita, possa ripagare un'enorme perdita che sta nascondendo ai revisori dell’azienda. Se le autorità bancarie lo scopriranno, dovrà affrontare una dura pena detentiva, perché negli Stati Uniti le condanne, in questi casi, sono sempre e giustamente pesanti. L'acquirente sembra esitare e l'uomo che gli ha prestato 420 milioni di dollari per nascondere il debito è diventato impaziente di essere rimborsato. I suoi guai si dilatano enormemente quando, destreggiandosi nella vita quotidiana tra moglie e amante, in un incidente stradale causato da un colpo di sonno, Julie muore sul sedile del passeggero: temendo che la pubblicità negativa possa affondare la vendita della sua azienda, Miller sceglie di fuggire dalla scena dell'incidente piuttosto che chiamare polizia e ambulanza. Con la tenacia di un bulldog, il detective Michael Bryer (Tim Roth) annusa e intuisce la reale situazione e si mette alle calcagna del finanziere, convinto di fare giustizia.

La sceneggiatura, scritta dal regista esordiente Nicholas Jarecki, ci fa capire tutto in maniera chiara, particolare che si rivela il lato positivo della narrazione. Non ci fa aspettare il finale come succede di solito, non assistiamo ad una serie di colpi di scena contraddittori e il film si svolge in modo convincentemente credibile. Solo in un'occasione il regista sceglie di impiegare un colpo di scena che coinvolge una prova chiave ottenuta dalla polizia. Non è la trama tipica cinematografica di base che presenta un uomo innocente che cerca disperatamente di dimostrare la sua innocenza e il film gioca con questo concetto applicando gli stessi ritmi di un’opera in cui invece lo scenario è quello di un uomo colpevole che cerca di sfangarla.

Il cast, come detto, è costituito da attori di ottimo livello ma chi si erge su tutti è un Richard Gere in grandissima forma, è il perfetto collante dell’intero film: una prova raffinata che fa risaltare le sue qualità di attore sensibile, lontano da altre prove più legnose. Non più, come gli capita spesso, uomo sex-symbol, ma tira fuori l'equilibrio necessario per rendere il suo personaggio credibile e interessante, simpatico e nello stesso tempo spregevole. Il fatto che lo spettatore si scopra in conflitto se fare il tifo per lui o sperare che venga scoperto e condannato, o che riesca a dimostrare la sua estraneità sulla morte della bellissima amante è la prova della sua eccellente interpretazione. Al suo fianco ottime le presenze della solita bravissima Susan Sarandon e della poco apprezzata e molto sconosciuta in Italia, ma da me amata da sempre, Brit Marling; mentre se Laetitia Casta ci strega per la sua bellezza, Tim Roth va a nozze con il personaggio del poliziotto dai mille tormenti e dalle giuste sfumature psicologiche.
Un bel film e un buon esordio per Nicholas Jarecki.




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