La notte arriva sempre (2025)
- michemar 
- 17 ago
- Tempo di lettura: 6 min

La notte arriva sempre
(Night Always Comes) USA, UK 2025 thriller 1h48’
Regia: Benjamin Caron
Soggetto: Willy Vlautin (romanzo)
Sceneggiatura: Sarah Conradt
Fotografia: Damián García
Montaggio: Yan Miles
Musiche: Adam Janota Bzowski
Scenografia: Ryan Warren Smith
Costumi: Olga Mill
Vanessa Kirby: Lynette
Jennifer Jason Leigh: Doreen
Zack Gottsagen: Kenny
Stephan James: Cody
Randall Park: Scott
Julia Fox: Gloria
Michael Kelly: Tommy
Eli Roth: Blake
Sean Martini: Drew
Benjamin Rezendes: Carl
J. Claude Deering: David
Rachel D. Pate: Mona
TRAMA: Una donna è disposta a rischiare il tutto per tutto pur di assicurarsi un futuro solido e garantirlo anche al fratello di cui si prende cura. È disposta anche a imbarcarsi in una pericolosa odissea per le strade di Portland, che la porta a scontrarsi con il suo oscuro passato nel corso di una notte ricca di forti esperienze.
VOTO 6,5

Lynette (Vanessa Kirby) è una donna che ha le spalle grosse, anzi deve averle, perché se crolla lei vien giù la vita futura e la famiglia sgangherata a cui appartiene. Vive con la madre Doreen (Jennifer Jason Leigh), donna che si è lasciata andare da tempo e trascorre il tempo senza far nulla se non dormire e cacciare indietro nella mente i problemi che li affliggono. Il terzo componente è Kenny (Zack Gottsagen), il fratello maggiore down a cui la protagonista vuole bene come a se stessa, a cui dedica la maggiore attenzione possibile, conscia che se dipendesse dalla madre (affettuosa sì, ma egoista) il giovanotto perderebbe riferimenti e sicurezza e andrebbe a finire – come è già successo – in un centro adatto al suo problema. Ma la vera difficoltà in questo momento particolare è la scadenza della rata del mutuo, 25.000 dollari che, se non trovati entro sera, li porterebbe in mezzo alla strada, in un momento economico-finanziario che vede i prezzi aumentare, l’inflazione non più sotto controllo, aumento della disoccupazione, banche che hanno prestato i soldi per l’acquisto e che ora fanno scattare la procedura di confisca.
L’unica persona a cui tutto ciò non interessa è appunto la signora Doreen, mentre Lyn si sbatte per trovare almeno un prestito per salvare il futuro. Il banchiere e l’avvocato non concedono dilazioni, per cui lei deve trovare per forza la soluzione impossibile, mentre la madre è uscita di casa ed è tornata con una Mazda nuova fiammante da pagare a rate. Non resta che inventarsi qualcosa, pena trovarsi fuori di casa, venduta al miglior offerente.
Lei lavora presso un locale che fa da mangiare ed è sempre in ritardo sopportando con forza i rimproveri della titolare, ignorando il giovanotto suo collega, Cody (Stephan James). La prima cosa che fa, uscendo dal lavoro, è telefonare al “cliente” a cui si vende ogni tanto, il quale, perlomeno, gli dà stavolta una paga doppia, 1.000 dollari, sempre troppo poco per raggiungere la cifra che serve. La sua Mercedes sportiva è già un buon oggetto da rubare e rivendere. Rivolgendosi alla sua amica Gloria (Julia Fox), prostituta di lusso, che le deve restituire un prestito di 3.000 dollari, scopre, in casa del ricco che la mantiene, una cassaforte che sicuramente contiene denaro sufficiente per risolvere il problema. Rimasta sola in quell’abitazione, chiede aiuto a chi ignorava sempre, Cody, che magari conosce qualcuno nei bassifondi di Portland che sappia scassinarla: la asportano e la portano ad un tizio con cui la situazione degenera dopo aver trovato droga e parecchie banconote: fuga precipitosa e, ancora nel pieno della notte, l’ultimo tentativo per arrivare alla somma cercata.
È Tommy (Michael Kelly), l’uomo che accolse Lyn sedicenne, amata ma data in pasto ai suoi amici a pagamento, uomo che la indirizza al protettore e rivenditore di droga Blake (Eli Roth), dove succede ancora di peggio ma uscendone con i soldi che servono. All’alba, a casa, scopre che quella nottataccia, piena di colpi di scena, fughe, furti, violenze, ferite nel corpo e nell’anima, è servita a poco. Lynette sta perdendo la sua battaglia personale: con una madre in quello stato e di quel carattere, con un fratello maggiore che è come un bambinone, la vita della donna è compromessa, il futuro e la casa che sperava, prima incubo, ora sono un sogno irrealizzabile e non resta, ancora una volta a distanza di anni, di andare via. Una nuova vita. Chissà quale, chissà dove e con chi. Ancora una volta da sola contro le avversità. Una donna disperata prima e anche ora.
La crisi finanziaria è il volto della crisi della società che lascia indietro sempre i dimenticati e i più deboli. Una società spietata che non ha tempo di aspettare gli ultimi. Vero, ci sono scelte sbagliate seminate nel tempo, ma fino a quando si devono pagare gli errori? Dove finisce, se mai esistito, il sogno americano in questa società implacabile? La vita di Lynette è un caos, ma è lo specchio di quello che avviene intorno a lei, in una città simbolo come Portland, buia e pericolosa nelle periferie, che vede la gentrificazione come sistema di difesa, ma solo per chi se lo può permettere. E Lyn non si è mai permessa nulla più del minimo per sopravvivere. Il riscatto è dignità, ma solo quando si realizza. Se gira lontano non raggiunge mai quel tipo di persone.
La bravissima Vanessa Kirby – di cui rimasi innamorato vedendola in Pieces of a Woman del 2020 – ha creduto nel progetto del regista Benjamin Caron e della sceneggiatrice Sarah Conradt fino a diventarne produttrice e ci ha messo l’anima ed il suo talento di attrice. Avendola amata come attrice drammatica, ora resto sorpreso in un film di genere e così dinamica e nervosa ma ultimamente ha intrapreso una strada da blockbuster (Mission: Impossible - Dead Reckoning – Parte Uno, 2023, I Fantastici Quattro - Gli inizi, 2025) che limita le sue grandi potenzialità di interprete drammatica: mica per nulla vinse la Coppa Volpi a Venezia proprio per quel primo film indicato.

Va dato merito al regista e alla sceneggiatrice, oltre che all’autore della romanzo, Willy Vlautin, di riuscire a trasmettere l’angosciosa sensazione del tempo che scorre, che qui addirittura (s)fugge, e della conseguente disperazione che cresce, ora dopo ora, incontro dopo incontro, tappa dopo l’altra di una odissea che promette di trascinare sempre più in basso la donna, che avevamo conosciuto piena di speranze e pronta a salvare la propria famiglia dal cataclisma economico abbattutosi sulla società statunitense e sul mondo industrializzato post capitalista. Ed il finale non poteva che essere fallimentare nonostante le peripezie e gli illeciti commessi uno dopo l’altro. Tutto in una notte, come nell’omonimo film di John Landis, o come il Fuori orario di Scorsese. Una notte che sembra interminabile eppure tanto breve.

Nella definizione del contesto scelto, d’altronde, è forte la critica alla situazione internazionale e al momento generalmente drammatico che tanti esseri umani stanno vivendo, da una parte all’altra del nostro pianeta, persino nei paesi più civili e democratici. Mentre la cornice narrativa si dissolve lentamente ai margini dello schermo, il fuoco si stringe sempre più sul cammino della protagonista, che si fa via via più tortuoso e claustrofobico. Con l’illusione di una libertà conquistata, la donna amplia il proprio raggio d’azione, ma ogni passo la conduce più a fondo in una prigione invisibile, fatta di scelte passate e contraddizioni irrisolte. Un crescendo drammatico che trasforma l’emancipazione in un labirinto esistenziale, dove il confronto con sé stessa diventa inevitabile e spietato. Un’odissea umana raccontata con un thriller senza respiro e senza pause, vissuta come ultima spiaggia: vittoria (almeno momentanea) o capitolazione e quindi la strada. Lyn non cercava guai, né aveva intenzione di procurarsene: lei è solo una donna che reagisce agli eventi, una che tenta, spesso con brutalità, di riprendere il controllo. Ogni scelta, anche la più rischiosa, è il tentativo di sottrarsi a una vita dettata da condizioni che lei non ha mai potuto scegliere. Per questo Benjamin Caron le cuce addosso il film, sempre sullo schermo, senza staccare l’obiettivo dal suo corpo, dal viso che non cede in alcuna situazione, consapevole che si deve meritare ogni centimetro della sua esistenza.

Se Vanessa Kirby è superba, Jennifer Jason Leigh trova il ruolo a lei più congeniale in una donna sfatta, insopportabile, labile.
Film senza eroi.

























Commenti