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La parte degli angeli (2012)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 6 feb 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 5 dic 2023


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La parte degli angeli

(The Angel’s Share) UK/Francia/Belgio/Italia 2012 commedia 1h41'


Regia: Ken Loach

Sceneggiatura: Paul Laverty

Fotografia: Robbie Ryan

Montaggio: Jonathan Morris

Musiche: George Fenton

Scenografia: Fergus Clegg

Costumi: Carole K. Millar


Paul Brannigan: Robbie

John Henshaw: Harry

Gary Maitland: Albert

Jasmin Riggins: Mo

William Ruane: Rhino

Roger Allam: Thaddeus

Siobhan Reilly: Leonie

Chooye Bay: Tai Pan

Paul Birchard: offerente americano


TRAMA: Robbie, è un ragazzo di Glasgow che cerca di liberarsi della faida famigliare che lo tiene prigioniero. Quando entra di nascosto nel reparto maternità dell'ospedale per far visita a Leonie, la sua giovane ragazza, e prendere in braccio per la prima volta Luke, il figlio appena nato, Robbie è sopraffatto dall'emozione e giura che Luke non avrà la vita di privazioni che ha vissuto lui. Mentre sconta una condanna a svolgere lavori socialmente utili, Robbie conosce Rhino, Albert e Mo, per i quali un impiego è, come per lui, poco più di un sogno remoto. Robbie non immagina certo che dandosi all'alcool le loro vite cambieranno. E non scadenti vini liquorosi, ma i migliori whisky di malto del mondo.


Voto 8

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La parte degli angeli è quella porzione di whiskey che durante l’invecchiamento evapora, circa il 2%. È poco ma è pur sempre un peccato perdere una piccola parte di quel nettare tanto amorevolmente lavorato e coccolato nelle lande e nelle isole della Scozia, e allora la tradizione la dedica agli spiriti protettivi che svolazzano sopra di noi.

Ma angeli, per Ken Loach, sono forse anche tutti i suoi strampalati e sfortunati personaggi, una sterminata platea di persone chiamate Joe, Mick, Paul, Sam, Maya, tutta gente alla ricerca di una vita migliore. E non intesa come quella dell’aldilà, ma proprio questa vissuta su questa terra, dove forse un salario decente e umano possa permettere ai vari personaggi da lui sostenuti di sbarcare il lunario, dare un futuro ai figli e vivere onestamente. Sono angeli anche i quattro squattrinati protagonisti della vicenda narrata da una sceneggiatura scintillante e scoppiettante di battute brevi ed efficaci. Loach, nonostante tratti una storia di sopravvivenza di nullafacenti e falliti che passano il tempo a spendere i loro pochi soldi in alcol, vola leggero come se raccontasse una favola anche se lo spettatore non sa se da un momento all’altro virerà verso il dramma o la commedia durerà fino in fondo. Loach, che Dio lo benedica, ci fa fare i tifo per gli scorretti, per i furfantelli che hanno in mente di compiere un furto impensabile: è capitato già diverse volte nella storia del cinema, ma stavolta i quattro sbandati sono veramente tipi da tenere al margine della società ed invece noi siamo lì a sperare che ce la facciano. E sapete perché? Perché solo in quella maniera almeno uno di loro, Robbie, è giusto che abbia una ulteriore occasione di riscatto e possa costruire il futuro per sé, per la sua donna e per il piccolo Luke appena arrivato.

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Robbie, delinquentello di piccolo cabotaggio, è ricercato continuamente dalla Polizia per i suoi piccoli reati e dai suoi rivali che gli vogliono spaccare la faccia e quindi è costretto a vivere un’esistenza senza speranza. Invece il destino inaspettatamente gli dà una occasione d’oro, quando scopre che ha un “naso” dotato per i profumi speciali dei whiskey invecchiati. Essendo io un appassionato di questo sublime liquore, ho assistito al film partecipando quasi attivamente alle scene di apertura delle botti di invecchiamento e alle conseguenti degustazioni, in cui gli esperti declamano e descrivono i profumi dell’oro delle highlands scozzesi.

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Su tutti vigila un angelone grosso e buono di cuore, un tipo alla Joe Cocker (il fedele John Henshaw) che coordina le attività dei vari teppistelli condannati, come quei quattro, ai lavori sociali (altro che sovraffollamento delle carceri!): è lui che capisce la situazione ed il ravvedimento di Robbie dopo la nascita del piccolo Luke e lo aiuta veramente come fosse un angelo che protegge i bisognosi.

Ma l’angelo principe è solo uno, Ken "il rosso". Lui che ci narra sempre degli ultimi e dei penultimi della terra, di gente normale che non ce la fa e se qualche volta va a finire male, il finale di questo film apre il cuore ed è un augurio per il nuovo anno che arriva.

Grazie, Ken!

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Riconoscimenti

2012 - Festival di Cannes

Premio della giuria


 
 
 

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