Le Mans '66 - La grande sfida (2019)
- michemar

- 2 nov 2020
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 1 ott

Le Mans '66 - La grande sfida
(Ford v Ferrari) USA 2019 biografico 2h32’
Regia: James Mangold
Sceneggiatura: Jez Butterworth, John-Henry Butterworth, Jason Keller
Fotografia: Phedon Papamichael
Montaggio: Michael McCusker, Andrew Buckland, Dirk Westervelt
Musiche: Marco Beltrami, Buck Sanders
Scenografia: François Audouy
Costumi: Daniel Orlandi
Matt Damon: Carroll Shelby
Christian Bale: Ken Miles
Jon Bernthal: Lee Iacocca
Caitriona Balfe: Mollie Miles
Josh Lucas: Leo Beebe
Noah Jupe: Peter Miles
Tracy Letts: Henry Ford II
Remo Girone: Enzo Ferrari
Francesco Bauco: Lorenzo Bandini
Ray McKinnon: Phil Remington
JJ Feild: Roy Lunn
Jack McMullen: Charlie Agapiou
Corrado Invernizzi: Franco Gozzi
TRAMA: Il pilota Carroll Shelby vince la prestigiosa 24 Ore di Le Mans nel 1959, portando a termine un'impresa rara per un pilota americano. I problemi a una valvola cardiaca fermano però la sua carriera. Ken Miles, invece, non è adatto alle relazioni pubbliche ma come pilota è eccezionale. Quando Lee Iacocca cerca qualcuno che possa rilanciare il marchio Ford, i due rappresentano il team perfetto per far sì che la scuderia americana possa competere con quella dell'italiano Enzo Ferrari.
Voto 6,5

La 24 Ore di Le Mans è un evento automobilistico di caratura mondiale ed è ancora oggi la gara più importante dell’universo Endurance, con in pista vetture Gran Turismo e Sport Prototipo. James Mangold ha girato con evidente entusiasmo il film che narra della grande rivalità tra due squadre da corsa, o meglio tra due marchi storici delle auto sportive, portando in pista, a bordo pista e nelle officine una storia appassionante e sicuramente roboante, termine che si addice sia dal punto di vista motoristico che da quello artistico.

Matt Damon e Christian Bale interpretano rispettivamente il ruolo di Carroll Shelby e Ken Miles, ingegnere e pilota, i due personaggi cruciali del miracolo sportivo targato Ford. Nel 1963 la casa automobilistica aveva deciso di comprare la Ferrari pur di riuscire a conquistare finalmente la 24 ore dal momento che non riusciva a batterla, era l’unica maniera, ma la proposta d’acquisto venne rapidamente rifiutata perché Enzo Ferrari (nell’occasione Remo Girone) non voleva coinvolgere nell’affare la Scuderia Ferrari, il suo gioiello. In quel periodo, infatti, il Cavallino Rampante aveva conquistato le vittorie della gara nel 1958 e dal 1960 al 1965: un predominio! Il rifiuto dell’offerta si trasforma così in uno stimolo per Henry Ford II che decide di mettere a capo della squadra Carroll Shelby, ingegnere ed ex pilota che aveva già vinto la corsa, ma in seguito fermato dai medici per via di un suo problema cardiaco.


Carroll Shelby è un uomo dalle risorse illimitate e si reinventa un lavoro come progettista e venditore di automobili in un magazzino di Venice Beach, con un team di ingegneri e meccanici di cui fa parte l’irascibile collaudatore Ken Miles. Questi, premiato pilota britannico e devoto padre di famiglia, è un asso del volante, ma è anche brusco nei modi, arrogante e poco incline al compromesso. Quando le vetture di Shelby ottengono a Le Mans un ottimo piazzamento alle spalle del venerabile Enzo Ferrari, la Ford Motor Company ingaggia il giovane visionario e impulsivo per progettare una macchina da corsa rivoluzionaria, in grado di battere la Ferrari sul difficilissimo circuito francese. Decisi ad avere la meglio contro tutto e tutti, Shelby, Miles e il loro team eterogeneo e poco organizzato combattono le ingerenze della casa automobilistica, le leggi della fisica e i loro demoni personali, riuscendo a sviluppare un veicolo straordinario, capace di sbaragliare tutti gli altri concorrenti. Ma alla fine gli sforzi instancabili esigeranno un pesante tributo da questi uomini coraggiosi, che pagheranno la vittoria a caro prezzo.

Il regista James Mangold si è entusiasmato per la duplice sfida del progetto: la possibilità di rappresentare delle sequenze emozionanti, che avrebbero letteralmente proiettato gli spettatori nelle automobili accanto agli intrepidi piloti, e l’opportunità di ripercorrere la turbolenta amicizia tra Shelby e Miles. Dotati entrambi di una propria personalità incontenibile — Shelby risoluto ma affabile, Miles suscettibile e intemperante — ciò che li unisce è la passione per l’innovazione e il profondo amore per le corse. Intervistato, spiega così l’idea del film: “Come faccio sempre, mi sono concentrato sui personaggi. Infatti, come un ‘Salvate il soldato Ryan’ al contrario, tutte le adrenaliniche sequenze d’azione sono nell’ultimo atto, per sottolineare come il vero motore del film sia la relazione tra i due protagonisti, Miles e Shelby, e la battaglia per mettere in pista la loro automobile. ‘Le Mans ‘66’ viene venduto come un action movie, e certo in parte lo è, ma per me è soprattutto un film sull’inesausta lotta tra uomini, macchine e aziende, e sul desiderio di controllare il mondo. Lo sport è uno degli sforzi più puri che gli uomini mettono in atto con questo obiettivo. Assomiglia all’arte, e a una lotta che spesso ruota attorno al denaro.” Il suo obiettivo è, come si evince guardando il film, quello di scavalcare quella sensazione che si prova quando si guarda una corsa del genere, dove non si capisce mai chi è in testa e chi in coda: far seguire la corsa non dal punto di vista del pubblico ma di chi sta dietro al volante e ai box.


È anche una storia di una forte amicizia maschile, pur essendo due personaggi molto differenti interpretati tra l’altro da due attori parecchio diversi. Come fa notare lo stesso regista: “Matt è un interprete sottile, quieto, quasi freddo, mentre Christian è focoso, appassionato, recita in grande: la contrapposizione è meravigliosa. Sono scivolati in questa splendida amicizia in modo naturale, anche perché sono fan l’uno dell’altro e, per quanto possano essere diversi, sono entrambi grandi star un po’ a disagio con la fama, che della recitazione amano soprattutto la parte creativa. Lo sport, se vuoi.”

Tutto bello? Beh, personalmente ho avuto qualche perplessità, che ho già espresso con l’aggettivo “roboante” proprio riferito all’operazione americaneggiante, che accentua l’enfasi e la retorica. Perfino nel titolo originale, come sempre migliore di quello italiano, si deduce la tenace lotta tra i due marchi: Ford v Ferrari. Di certo, dopo le fasi predominanti della prima parte, fatte da parole, dialoghi, litigi, discussioni e dubbi, quando si passa all’azione e le macchine finalmente prendono il sopravvento sull’asfalto, il film ci guadagna, soprattutto in spettacolarità. I due attori (mai da ascoltare doppiati) danno il meglio di sé e si arriva così alle sequenze più belle e al drammatico finale. Bravi i protagonisti – Matt Damon come sempre dall’appiglio testardo e volitivo, preciso nell’affrontare i ruoli, Christian Bale, tosto e grintoso che ricorda il pugile di The Fighter - bravo ovviamente James Mangold che con questi soggetti va a nozze, fino ad arrivare alla soglia degli Oscar, che premiarono giustamente sia il montaggio che il montaggio sonoro, due premi tecnici adeguati.

Riconoscimenti
2020 - Premi Oscar
Miglior montaggio
Miglior montaggio sonoro
Candidatura per il miglior film
Candidatura per il miglior sonoro
2020 - Golden Globe
Candidatura per il miglior attore in un film drammatico a Christian Bale





Commenti