Lettere d’amore (1990)
- michemar

- 16 nov
- Tempo di lettura: 2 min

Lettere d’amore
(Stanley & Iris) USA 1990 sentimentale 1h44’
Regia: Martin Ritt
Soggetto: Pat Barker (romanzo ‘Union Street’)
Sceneggiatura: Harriet Frank Jr., Irving Ravetch
Fotografia: Donald McAlpine
Montaggio: Sidney Levin
Musiche: John Williams
Scenografia: Joel Schiller
Costumi: Theoni V. Aldredge
Jane Fonda: Iris Estelle King
Robert De Niro: Stanley Everett Cox
Swoosie Kurtz: Sharon Fuller
Martha Plimpton: Kelly King
Harley Cross: Richard King
Jamey Sheridan: Joe Fuller
Feodor Chaliapin Jr.: Leonides Cox
TRAMA: Iris fa l’operaia in una fabbrica di dolciumi. È rimasta vedova con due figli da mantenere, ed ha altri parenti che pesano sul suo bilancio. Incontra Stanley, un cuoco timido, incapace di scrivere persino il proprio nome perché, figlio di un ambulante, non ha mai potuto frequentare le scuole. Proprio perché analfabeta, Stanley viene licenziato. Tra i due nasce l’amore, rinforzato (ma a volte anche messo in pericolo) dal rapporto ulteriore che si crea fra di loro, quello di insegnante e discepolo.
VOTO 6

Diversamente dal solito, Martin Ritt dirige un film romantico, così sdolcinato che si fa fatica ad immaginarlo girato da questo autore. E da questi attori! Se si distingue è certamente sia per il nome del regista che per i due, che indossano i panni dei protagonisti. Jane Fonda e Robert De Niro insieme sullo schermo, e già questo basterebbe a farci drizzare le antenne, perché i due giganti del cinema si incontrano in una storia che mescola romanticismo e impegno sociale.

Stanley è un uomo semplice, cresciuto tra mille spostamenti e mai riuscito a imparare a leggere. Iris è una madre operaia, vedova, che si barcamena tra lavoro e famiglia. Il loro incontro diventa un piccolo miracolo quotidiano: lei gli insegna a leggere e scrivere, lui le mostra che la dignità non ha bisogno di diplomi.

Il film nasce da un romanzo di Pat Barker, ma la trasposizione non sempre regge: la sceneggiatura appare fragile, i dialoghi un po’ forzati, e la regia si affida a situazioni ripetitive (incontri casuali al parco, alla lavanderia, al concerto…). Nonostante ciò, De Niro riesce a dare spessore al suo personaggio: tenero, cavalleresco, capace di emozionare anche quando balbetta davanti a una pagina scritta. Jane Fonda, invece, sembra quasi intrappolata in un ruolo che non le rende giustizia: Iris è una donna forte, ma la scrittura non le permette di brillare davvero. Ma nel complesso è un film che si lascia guardare, soprattutto se si è alla ricerca di qualcosa di leggero e romantico: quando, in sintesi, l’amore incontra l’alfabetizzazione.

Di positivo ci sono: la chimica tra due attori iconici, il tema dell’alfabetizzazione, affrontato con sensibilità (27 milioni di americani adulti erano stimati analfabeti all’epoca!), alcune scene che restano impresse come quando Stanley corre sotto la pioggia per chiedere a Iris di insegnargli a leggere, o il momento in cui porta il padre in una casa di riposo con struggente riluttanza.

La fotografia statica e la narrazione un po’ scolastica fanno pensare che il film fosse destinato più alle videoteche o alle aule scolastiche che al grande schermo. Non è un capolavoro, ma resta un documento interessante di un cinema che voleva unire intrattenimento e impegno civile.




Commenti