Mad Max: Fury Road (2015)
- michemar
- 19 set 2020
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 11 giu 2023

Mad Max: Fury Road
Australia/USA 2015 azione 2h
Regia: George Miller
Sceneggiatura: George Miller, Brendan McCarthy, Nico Lathouris
Fotografia: John Seale
Montaggio: Margaret Sixel
Musiche: Junkie XL
Scenografia: Colin Gibson
Costumi: Jenny Beavan
Tom Hardy: Max Rockatansky
Charlize Theron: Imperatrice Furiosa
Nicholas Hoult: Nux
Hugh Keays-Byrne: Immortan Joe
Josh Helman: Slit
Nathan Jones: Rictus Erectus
Rosie Huntington-Whiteley: Angharad la splendida
Zoë Kravitz: Toast la sapiente
Riley Keough: Capable
Abbey Lee: Dag
Courtney Eaton: Cheedo la fragile
John Howard: il Mangiauomini
Richard Carter: il Fattore
iOTA: Doof Warrior
Angus Sampson: Organic Mechanic
Jennifer Hagan: miss Giddy
Megan Gale: Valchiria
TRAMA: Max Rockatansky, meglio conosciuto come Mad Max, si ritrova coinvolto con un gruppo di persone in fuga per le lande deserte dell'Australia nella guerra delle trivellazioni condotta da Imperatrice Furiosa. Ha origine così un conflitto che per le strade lascerà dietro di sé una scia di vittime e pochi sopravvissuti in grado di raccontare quello che è successo.
Voto 8

I tre film della serie Mad Max vi erano sembrati fantasmagorici, roboanti e spettacolari? Nulla è paragonabile allo spettacolo messo su da George Miller! Reboot, mash up, remake, sono termini che aiutano a capire ma che non inquadrano completamente l'operazione alla base di questo film, riproponendo Max in un contesto come quello attuale, sovraccarico di supereroi invincibili e di action movies che dall'universo distopico di questo eroe on the road molto hanno saccheggiato. Lo storyboard, di circa 3500 vignette, è stato reso reale grazie soprattutto ai paesaggi della Namibia, ma anche dell’Australia e del Sudafrica.

Dopo esattamente 30 anni dall’ultima apparizione di Max Rockatansky sul grande schermo (si era iniziato nel 1979 con la prima uscita, semplicemente Mad Max), l’immaginario punk metal post-atomico già partorito da George Miller trova nuova linfa (e che linfa!) pronto per essere rimasticato e assorbito dalla nuova cultura pop, filtrando perfino inconsapevolmente in mille film, fumetti, videogiochi, serie tv, e diventando un’ipotesi di visione futura sia di cinema che di games, dando luogo a una matrice vertiginosa di franchise, remake, reboot, sequel, narrazioni di ogni tipo. È il 2015 quando esce questo fantasmagorico film, che sulla carta dovrebbe essere il proseguimento e/o la ripartenza di una vecchia saga che molti appassionati hanno conservato nei vecchi ricordi, come pietra miliare su cui non poter più contare, e che invece riecco qui, con un nuovo attore protagonista (Tom Hardy al posto di Mel Gibson) ma con lo stesso regista creatore seduto sulla poltroncina a dirigere coi suoi tondi occhiali.

Ogni sequenza, ogni personaggio, ogni elemento caratterizzante l’espansione della saga sembra (s)tirata al massimo fino al punto che si prova il timore che si possa spezzare, invece fila tutto come una navicella spaziale ben congegnata che vola verso l’obiettivo e al termine si prova la sensazione di aver assistito ad uno “spettacolo” nel senso pieno e compiuto del termine. Deserto, polvere, fuggitivi, inseguitori, la fotografia che si accende di grigio (con contaminazioni verdi che ricordano il Luogo Verde?), per tornare al rosso del deserto. Pare la versione ultrapoprock e ultramoderna di Ombre rosse: davanti c’è (su una diligenza?) l'Imperatrice Furiosa che invece di cercare carburante fugge con le spose del tiranno Immortan Joe, scortata dal Road Warrior, il guerriero della strada, inseguita dal sanguinario esercito fedele al despota, come pellerossa assetati di vendetta con armi di ogni tipo. Il film, ambientato in un futuro distopico post apocalittico in cui benzina ed acqua sono risorse quasi esaurite, ci scaraventa dentro l’azione e non ci dà tregua un solo istante. Uomini guerrieri che cercano disperatamente acqua (merce così rara da diventare un dono da trasportare nella terra natia di Furiosa) in una terra desolata, sabbiosa e rocciosa dove quello che non manca è il carburante, dove la sottomissione del popolo affamato e assetato è tenuto in ostaggio dall’elemosina della concessione saltuaria di acqua, mentre i privilegiati che circondano il tiranno godono anche del latte delle donne tenute come vacche di stalla, munte meccanicamente. La salvezza è una speranza in mano ad una vecchia combattente della resilienza umana del Luogo Verde ed è una borsa pieni di semi di frutta e piante, la speranza della vita che possa tornare un giorno e ridare un colore normale alla Terra ferita e postapocalittica.

Il cast è super, con un numero impressionante di partecipanti, quasi come i colossal di una volta. Su tutti ovviamente spiccano Tom Hardy, Charlize Theron e Nicholas Hoult, ma anche gli oltre 150 stuntman, tra cui vi sono artisti del Cirque du Soleil ed atleti olimpionici, che hanno interpretato realmente quasi tutte le scene. Addirittura il musicista australiano Sean Hape suona una chitarra realizzata interamente di vecchie padelle che spara fiamme vere, che pare pesasse (narra la leggenda) qualcosa come 60 chili. Eppure, tra tanti personaggi, emerge prepotente lei, la superbamente sempre bella Charlize che come nella vita reale sparge quell’elemento che fino ad ora non esisteva nella saga: l’importanza e il peso politico e sociale della donna. Infatti, va doverosamente considerata la notevole dose di femminismo che viene esaltata dal film: il personaggio di Furiosa ne è la espressione più evidente, con la sua fronte pittata di grasso e i suoi occhi spiritati e pieni di lacrime e sopraffazioni vissute (ma quant'è brava anche stavolta la Charlize???). Lei che si batte alla pari degli uomini e che poggia il fucile sulla spalla di Max per mirare come una navigata combattente.



Tutto questo spettacolare tourbillon ha permesso alla pellicola di essere amatissima dai fans del genere e perfino di entrare nei 10 migliori film dell’anno secondo il mitico American Film Institute e ha riscosso, soprattutto, un enorme successo tra il pubblico, non solo a livello di incassi ma anche come gradimento. Ha corso per ben 10 premi Oscar, alla fine vincendone 6, tutti tecnici.
Riconoscimenti
2016 - Premio Oscar
Miglior montaggio
Miglior sonoro
Miglior montaggio sonoro
Miglior scenografia
Migliori costumi
Miglior trucco e acconciatura
Candidatura per il miglior film
Candidatura per il miglior regista
Candidatura per la miglior fotografia
Candidatura per i migliori effetti speciali
2016 - Golden Globe
Candidatura per il miglior film drammatico
Candidatura per il miglior regista
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