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  • Immagine del redattoremichemar

November - I cinque giorni dopo il Bataclan (2022)


November - I cinque giorni dopo il Bataclan

(Novembre) Francia/Belgio 2022 poliziesco 1h46’

 

Regia: Cédric Jimenez

Sceneggiatura: Olivier Demangel, Cédric Jimenez

Fotografia: Nicolas Loir

Montaggio: Laure Gardette

Musiche: Guillaume Roussel

Scenografia: Jean-Philippe Moreaux

Costumi: Stéphanie Watrigant

 

Jean Dujardin: Fred

Anaïs Demoustier: Inès

Sandrine Kiberlain: Héloïse

Jérémie Renier: Marco

Lyna Khoudri: Samia Khelouf

Cédric Kahn: Martin

Sofian Khammes: Fouad

Sami Outalbali: Kader

Stéphane Bak: Djibril

Raphaël Quenard: Rudy

Jérémy Lopez: Vincent

Victoire Du Bois: Julia

 

TRAMA: Uno sguardo ravvicinato all’operato delle forze dell’antiterrorismo francese nei cinque giorni che seguirono gli attacchi del 13 novembre del 2015 al Bataclan, a Parigi, che causarono la morte di 130 persone.

 

Voto 7



Gli attentati di Parigi del 13 e 14 novembre 2015 furono una serie di attacchi terroristici di matrice islamica sferrati da un commando armato collegato all’autoproclamato Stato Islamico, comunemente noto come ISIS, che successivamente li rivendicò. Gli attentati furono compiuti da almeno dieci persone fra uomini e donne, responsabili di tre esplosioni nei pressi dello stadio e di sei sparatorie in diversi luoghi pubblici della capitale francese, tra cui la più sanguinosa è avvenuta presso il teatro Bataclan, dove sono rimaste uccise 90 persone. Le vittime furono in totale 130, a cui si aggiunsero 413 feriti. Si trattò della più cruenta aggressione in territorio francese dalla guerra mondiale e del secondo più grave atto terroristico in Europa.



Questa è, purtroppo, Storia. Una ferita per la Francia che sanguina ancora in maniera indelebile, in ogni strato della popolazione e nell’ambito delle espressioni artistiche ha avuto negli anni diverse rappresentazioni. Letteratura, stampa e cinema, infatti, si sono ampiamente occupati delle vicende e ognuno ha voluto dare un contributo al tema. Oltre agli eccezionali scritti dello scrittore, sceneggiatore e regista Emmanuel Carrère con libri e articoli, più di un film ha narrato le storie relative che riguardano le ore terribili di quei giorni, i momenti precedenti, il racconto dei sopravvissuti, il dolore dei familiari. L’ottimo Cédric Jimenez - già autore dei noti French Connection, L’uomo dal cuore di ferro, ma soprattutto del notevole BAC Nord – firma questo straordinario film facendoci vivere cinque febbrili giorni in mezzo ai poliziotti. Se infatti un film come Un Anno, Una Notte di Isaki Lacuesta fa vivere allo spettatore l’attacco terroristico al Bataclan in prima persona seguendo una giovane coppia di fidanzati che si trova lì quella sera e che nei giorni seguenti deve cercare di metabolizzare l’accaduto e andare avanti, questo regista invece si concentra sul lavoro investigativo e istituzionale delle forze dell’ordine coinvolte che hanno portato avanti interrogatori, indagini sotto copertura e ricerche attraverso l’Europa risolvendo il caso in meno di una settimana. La struttura e l’anima sono quelle del thriller di spionaggio tradizionale, ma il fatto di essere collegato a un fatto realmente accaduto in tempi recenti permette allo spettatore di sentirsi maggiormente coinvolto emotivamente e vivere l’esperienza dei personaggi in modo più intenso e immediato.



Il fatto che noi sappiamo che il fervente lavoro investigativo sia riuscito e che i colpevoli siano stati assicurati alla giustizia e regolarmente processati e condannati, che quindi la verità sia stata accertata, non toglie assolutamente nulla all’apprensione che il film riesce a comunicare, alla continua e persistente tensione che regge dal primo all’ultimo minuto della visione. Mettendo da parte la memoria, pare di assistere ad un poliziesco ad altissima agitazione emotiva e di forte coinvolgimento come raramente accade. Il frenetico sviluppo delle indagini (cinque giorni in cui nessuno degli agenti, dal più basso in grado sino al più alto responsabile, ha dormito), il ritmo ossessivo degli spostamenti e delle irruzioni, le convulse riunioni dei dirigenti e degli alti politici, i rischiosi pedinamenti, i necessari voli tra Francia e nord Africa, sono tutti elementi che danno un palpito ed una cadenza che non sempre si riscontra in altri thriller.



Macchina in spalla raramente stabile, maggiormente negli spostamenti, campi e controcampi continui, inseguimenti nel caotico traffico parigino, momenti di sfiducia alternati alle pressanti richieste della Presidenza affinché si giunga a risultati tangibili, danno la possibilità a Laure Gardette di confezionare un montaggio strepitoso, che, accoppiato alla adeguatissima sceneggiatura più che frenetica di Olivier Demangel e dello stesso Cédric Jimenez, non lascia un attimo di sosta alla nostra attenzione. Sappiamo tutto, eppure si arriva al termine con il sollievo che tutto sia stato risolto. Impossibile esporre una trama da leggere per capire a quale sorta di film si assiste. Conta poco, l’importante è stare dietro ai mille rivoli delle piste che ogni agente di ogni grado sa seguire con le istruzioni ricevute e con l’intuito. E non mancano neanche momenti di frustrazione e di umana incertezza: ne è la prova una sequenza inserita dal regista nel dialogo tra lo straordinario Jean Dujardin, che interpreta il ferreo commissario Fred, e la emotiva Inès (Anaïs Demoustier) che indossa i panni di un capitano, allorquando prende un’iniziativa personale fuori dagli schemi prefissati dal superiore, che stava causando una falla pericolosa. C’è però anche il momento in cui quella sensibilità personale e irrazionale viene necessaria ed è quando, sempre queste due figure, che sono senz’altro i personaggi principali del film, devono decidere se fidarsi o assolutamente no di una ragazza di origine araba, Samia (Lyna Khoudri, altra giovane emergente del cinema francese assieme alla Demoustier), che offre una insperata occasione per catturare alcuni dei responsabili degli attentati. “Quel est votre sentiment?”, chiede il commissario alla capitana per capire se credere o meno nell’assist ricevuto dalla giovane immigrata. È la percezione tutta femminile che spingerà i due a decidere e avviare così l’operazione finale e decisiva, con un ingente numero di teste di cuoio che assaltano l’appartamento dove si annidano i terroristi votati ad Allah. Superfluo stare a commentare la trama, dicevo: è tutta operatività, schemi collaudati, controlli incrociati, installazioni informatiche per controllare gli spostamenti dei ricercati. La sorpresa consiste solo nella scoperta che la polizia francese sbagliava a ritenere morto in Belgio l’attentatore principale, il nemico pubblico numero uno: il famigerato Abdelhamid Abaaoud.



Secondo i rapporti dell’epoca, durante il raid notturno decisivo furono sparati circa 5.000 proiettili e lo spettacolare lavoro di Jimenez non fa sconti neanche su questo piano e li include tutti nel suo film. Non c’è spazio, no, assolutamente, se non per una brevissima telefonata con il figlioletto del commissario, per l’aspetto privato degli agenti, che lo spettatore conosce sempre e solo in servizio. Una scelta chiara ed efficace del regista che non vuole distrazioni. E se ci sono piste false, vicoli ciechi, o non tutto è andato liscio in quei cinque giorni, lui celebra la caparbietà e la dedizione degli agenti che hanno lavorato giorno e notte per raggiungere quell’obiettivo. La dimostra con due scene parallele, una prima di iniziare il grosso delle operazioni per dare le necessarie istruzioni e l’altra dopo la conclusione, quando il commissario Fred parla a tutto lo staff e lo ringrazia con parole solenni, in uno stentoreo discorso che solo per un attimo sfiora la retorica nazionalista francese. Ma il finale, dopo il successo dell’operazione, meritava giusto quella dirittura d’arrivo, come naturale ringraziamento del Paese al duro lavoro svolto e l’abnegazione dimostrata, dimenticando per cinque giorni il letto, la casa e la famiglia.



Da tenere presente almeno due particolari importanti. Cédric Jimenez ha deciso di mantenere gli attacchi terroristici fuori campo; infatti, sono quasi del tutto assenti dalla sua pellicola e non c’è una scena che mostri violenza o sangue ed il motivo è semplice: non si è mai posto la questione se rappresentarli oppure no, perché a suo avviso sarebbe stato osceno riprodurli in un film. Inoltre, i personaggi e i loro nomi sono stati inventati di sana pianta per ragioni di sicurezza, anche se sono tutti vagamente ispirati a persone reali. Oggi, i veri protagonisti della vicenda vivono protetti e sotto falso nome.



Il cast è prezioso e vede tanti giovani francesi totalmente compenetrati nei ruoli, sia in una barricata che nell’altra, buoni e cattivi, tutti giovin attori calati nei personaggi. Chi emerge sono senz’altro la brava Anaïs Demoustier e l’altrettanto Lyna Khoudri, assieme ad un irriconoscibile (perché rapato a zero) Jérémie Renier e alla esperta Sandrine Kiberlain, una sorpresa per un film d’azione piena. Ma il padrone assoluto della scena, anzi di tutte le scene e dello schermo è un imponente Jean Dujardin, maestoso attore in uno dei ruoli meglio riusciti nella sua carriera. È lui che dà l’impronta maggiore al film, con un piglio shakespeariano del ruolo, diventando un personaggio full immersion. Davvero eccellente.



Quasi inutile ribadire la bravura di Cédric Jimenez che non solo dà conferma di ciò che aveva dimostrato nel su citato BAC Nord, ma qui si espande a maestro dell’azione, con un film che andrebbe mostrato a scuola di regia e montaggio. Se ribadisco che si finisce la visione esausti non è un modo di dire, e ciò non fa altro che avvalorare le tesi sia della tensione dell’opera che della bravura del regista.



Riconoscimenti

2023 - Premi César

Candidatura per il miglior regista

Candidatura per il miglior attore a Jean Dujardin

Candidatura per la miglior attrice non protagonista ad Anaïs Demoustier

Candidatura per il miglior attrice non protagonista a Lyna Khoudri

Candidatura per il miglior montaggio

Candidatura per il miglior sonoro

Candidatura per i migliori effetti speciali

2023 - Premi Magritte

Candidatura per il migliore attore non protagonista a Jérémie Renier



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