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Open Arms - La legge del mare (2021)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 18 dic 2022
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 9 ott

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Open Arms - La legge del mare

(Mediterráneo) Spagna, Grecia 2021 dramma biografico 1h49’


Regia: Marcel Barrena

Sceneggiatura: Danielle Schleif

Fotografia: Kiko de la Rica

Montaggio: Nacho Ruiz Capillas

Musiche: Arnau Bataller

Scenografia: Pinelopi Valti

Costumi: Despina Chimona


Eduard Fernández: Òscar Camps

Dani Rovira: Gerard Canals

Melika Foroutan: Rasha

Sergi López: Nico

Anna Castillo: Esther Canals

Alex Monner: Santi Palacios

Patricia López Arnaiz: Laura Lanuza

Constantin Symsiris: Mochilero

Stathis Stamoulakatos: Stratos

Yiannis Niarros: Loukas

Vassilis Bisbikis: Masouras

Giota Festa: Nora


TRAMA: L'incredibile storia di alcuni uomini che hanno rischiato la propria vita per salvarne molti altri. Il film è ambientato sulla crisi umanitaria in atto nel Mar Mediterraneo.


Voto 6,5


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Fine estate, autunno 2015. Due bagnini, Òscar e Gerard, si recano nell’isola di Lesbo dopo essere rimasti sconvolti dalla fotografia di un bambino annegato nelle acque del Mediterraneo. Al loro arrivo, scoprono una realtà tremenda: migliaia di persone rischiano la vita tutti i giorni attraversando il mare su imbarcazioni di fortuna per sfuggire dai conflitti armati che interessano i loro Paesi. Nessuno, tuttavia, va in loro soccorso. Insieme a Esther (Anna Castillo) e al sopraggiunto Nico (Sergi López), i due, nonostante la voglia di Gerard di tornare in famiglia per riabbracciare il neonato di casa, decidono di rimanere e portare il loro aiuto a tanta gente disgraziata che ha bisogno almeno di essere ripescata in mare e portata in salvo sulla riva. Sarà per tutti l'inizio di un'odissea che cambierà per sempre le loro esistenze.


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È tutto vero, ed è tutto realmente accaduto alla vita di Òscar, socio del contabile Nico in un’impresa balneare sul litorale spagnolo dove, assieme a numerosi altri, espletano il lavoro di bagnini e soccorritori sulla spiaggia di Badalona sempre piena di bagnanti e turisti. Ma un giorno, il servizio di un notiziario televisivo sconvolge per sempre la mente dell’uomo, che da tempo ha una esistenza disordinata e senza famiglia: della moglie non abbiamo notizia e la figlia Esther è per lui una semplice dipendente. La sua faccia, che pare perennemente assonnata, ora è scossa ed emozionata: ha visto le immagini di un bimbo di pochissimi anni, steso prono con la faccia affondata nel bagnasciuga, morto affogato con la sua innocente maglietta rossa. Abbandonato lì dalle onde del mare, quel mare che lo ha trasportato con i familiari anch’essi sicuramente periti in fondo al Mediterraneo davanti all’isola greca di Lesbo. Come è mai possibile, si chiede ma ci chiediamo noi tutti, che questa immagine sia solo lo spunto per un fatto di cronaca? Chi presta soccorso a quella gente disperata che attraversa il mare che separa la Turchia da quella isola ma che viene abbandonata dai criminali scafisti che, come potrà vedere in prima persona, li getta in acqua con galleggianti inefficienti per poter scappare via prima dell’approdo? Chi si preoccupa di dar loro un primo aiuto per toccare la terraferma e prestare sostegno medico e morale?


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Il caparbio e decisissimo Òscar, assieme al perplesso Gerard, non concepisce e non ammette l’inattività dell’Europa e, una volta sul posto, la totale indifferenza della polizia greca isolana, che, stufa del pesante fenomeno, si avvicina alle rocce solo per raccogliere i corpi dei morti, radunando i sopravvissuti in un campo profughi, abbandonati al loro mesto destino. I due alloggiano sul litorale in una locanda di una ex migrante turca che dà loro da mangiare e una camera da cui tenere sotto controllo gli avvistamenti dei natanti che si avvicinano, giorno e notte. Almeno con lo scopo di andare in soccorso, con il loro gommone, dei tanti bambini che arrivano in braccio alle disperate mamme. Scene strazianti di corpi che ingurgitano acqua, visi pallidi, affamati, assetati, bimbi che piangono. Quando la giornalista in un’intervista - che la figlia Esther, ormai tornata in armonia col padre sul campo delle operazioni, ha organizzato per rendere nota all’opinione pubblica internazionale la drammatica situazione umanitaria - chiede a Òscar perché disobbedisce alla legge, soccorrendo dove non è permesso con un sistema non autorizzato, lui risponde in maniera semplice ed esaustiva: “Noi siamo gli unici a rispettare la Legge. La Legge del mare chiede di proteggere la vita. Di non lasciare mai un naufrago alla deriva. E questo è quello che noi facciamo, né più né meno… L’Unione Europea non esiste, è solo un mercato unico.” Ecco il motivo dell’adattamento del titolo italiano del film. Ma la vera motivazione politica è data dalla risposta dell’uomo alla domanda in cui la intervistatrice chiede: “Ma se aiutate tutti quelli che arrivano, ne verranno di più, potreste ottenere un effetto chiamata.” “L'effetto chiamata lo fa l'Unione Europea vendendo le armi alla Siria. Non dimentichiamo che le persone che salviamo fuggono dalla guerra.”. Altrimenti è “inazione deliberata, un omicidio”.

C’è qualcosa da obiettare su queste frasi? Non credo assolutamente.


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In buona sostanza, è la storia come nacque a Lesbo l’ONG catalana Open Arms, che dal 2015 con la Golfo Azzurro perlustra il Mediterraneo e ha salvato oltre 60 mila cittadini in fuga da guerre, dittature e fame. Così, per non trasformare il Mediterraneo in una fossa comune di vittime dei businessmen e dei trafficanti di guerra europei, un bagnino professionista di Barcellona, Òscar Camps (Eduard Fernández), sconvolto dal bimbo siriano Alan Kurdi, fotografato senza vita sulla battigia, organizza, tra l’ostilità sfacciata di gran parte di isolani e turisti, un efficiente gruppo di soccorritori che evitò nell’ottobre 2017 l’ecatombe.


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Il film ha uno scopo nobilissimo e fa impressione guardare le molto probabili, perché realistiche, sequenze che mostra: la realtà sarà stata, è e sarà molto più crudele, mentre noi ci crogioliamo al sole sulla sabbia, siamo a tavola in un ambiente accogliente, stiamo scegliendo il vino giusto per il pasto che ci attende, addobbiamo l’albero di Natale, telefoniamo agli amici parlando del più e del meno. Intanto i siriani, gli afgani, i centroafricani, gli scappati dai lager libici e chissà quanto altri fuggono dalla miseria, dalle guerre, dalle persecuzioni razziali e religiose, scegliendo la probabile morte per affogamento in mare alla sicura soccombenza umana nel territorio dove sono stati colti dai bombardamenti, dalla carestia, dalle violenze del dittatore di turno. Non sentiamo le urla e le esplosioni? Allora, nel frattempo, brindiamo alla nostra salute! Retorica? Sì, facilissima. E come evitarla, se la situazione è questa? Òscar, invece, non ha perso tempo, né si è sprecato in parole inutili: si è dato da fare perché ha ritenuto insopportabile prima la foto del minuscolo Alan e poi ciò che ha visto con i propri occhi e toccato con mano, cioè le persone che avevano SOLO bisogno di aiuto. Sì, difendiamo i nostri confini europei, alla coscienza poi si penserà.


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Il film, quindi, è nobilissimo, oltre che veritiero, ma Marcel Barrena non sa renderlo appassionante: commovente e impressionante in maniera sufficiente, ma trascinante no; forse coinvolgente ma non memorabile. Il personaggio della mamma mediorientale che vaga per la costa greca alla ricerca della figlia dispersa è inventato ma efficace per ricordare la mille mamme che perdono i loro bimbi, ma è tangibile come sia artificioso. Il rapporto difficile ma guaribile tra l’impetuoso protagonista e la figlia è tipico dei racconti come questo e serve a melodrammatizzare meglio la narrazione, ma non è detto che serva sempre. Magari, poi è successo per davvero, con un padre così idealista. Cosa conta davvero è la forza della faccia di Eduard Fernández, il mai domo, il mai rilassato Òscar: se doveva rappresentare una coscienza critica verso l’opulento ed egoista occidente ci è riuscito alla perfezione.

Buona la regia, ben sincronizzato il cast che si muove come squadra, eccellente questo attore protagonista, già saputosi far notare in Che - Guerriglia (Steven Soderbergh), Biutiful (Alejandro G. Iñárritu), La pelle che abito (Pedro Almodóvar), Truman - Un vero amico è per sempre (Cesc Gay), Tutti lo sanno (Asghar Farhadi), un attore che rende credibile ogni suo personaggio.


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Open Arms: può essere una descrizione e un invito. Un aggettivo con un sostantivo, oppure benissimo un verbo imperativo con un complemento oggetto. Per evitare che, come dice appunto Òscar, il Mediterraneo non diventi un gigantesco cimitero. “Stiamo convertendo il Mediterraneo in una fossa comune.”


Riconoscimenti principali

(tra 18 premi e 20 candidature complessivi)

Goya 2022

Miglior fotografia

Miglior produzione

Miglior canzone originale

Candidatura miglior film

Candidatura miglior attore protagonista Eduard Fernández

Candidatura miglior colonna sonora

Candidatura miglior effetti speciali

Roma Film Festival 2021

Premio del pubblico BNL



 
 
 

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