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Paziente 64 - Il giallo dell'isola dimenticata (2018)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 1 nov 2020
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 28 set

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Paziente 64 - Il giallo dell'isola dimenticata

(Journal 64) Danimarca, Germania 2018 thriller 1h59’

Regia: Christoffer Boe

Soggetto: Jussi Adler-Olsen (romanzo La donna in gabbia)

Sceneggiatura: Nikolaj Arcel, Bo Hr. Hansen, Mikkel Nørgaard

Fotografia: Jacob Møller

Montaggio: Janus Billeskov Jansen, My Thordal

Musiche: Anthony Lledo, Mikkel Maltha

Scenografia: Nikolaj Danielsen

Costumi: Pernille Holm

Nikolaj Lie Kaas: Carl Mørck

Fares Fares: Assad

Johanne Louise Schmidt: Rose

Søren Pilmark: Marcus Jacobsen

Birthe Neumann: Nete, adulta

Fanny Bornedal: Nete, giovane

Clara Rosager: Rita

Luise Skov: Gitte Charles

Amanda Radeljak: Nour

Anders Hove: Curt Wad, adulto

Elliott Crosset Hove: Curt Wad, giovane

Nicolas Bro: Brandt

Anders Juul: Gunnar

Michael Brostrup: Børge Bak

Marianne Høgsbro: Beate Wad

TRAMA: In un vecchio appartamento di Copenaghen dietro a un finto muro vengono ritrovati tre corpi mummificati, seduti attorno a un tavolo da pranzo con un ulteriore posto a sedere lasciato vuoto. Carl Mørck e Assad del Dipartimento Q devono scoprire l'identità delle mummie e chi è la quarta vittima predestinata. Scoprono così che gli ultimi residenti dell'appartamento erano collegati al famigerato ospedale femminile nell'isola di Sprogø, dove le pazienti venivano sottoposte a sterilizzazione forzata.

Voto 7


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La brace si nasconde spesso, come recita la tradizione orale, sotto la cenere, ma non è detto che sia sempre così. La letteratura scandinava, preso lo slancio dal successo editoriale a livello planetario del trittico del Millennium di Stieg Larsson e dal conseguente interessamento del cinema con alcuni eccellenti film (in primis quello di David Fincher), ha tanto da raccontare su fatti molto scabrosi ammantati sotto il gelo invernale delle penisole settentrionali d’Europa. Come Larsson, lo scrittore Jussi Adler-Olsen apre scenari di forte impatto nell’apparente scenario di quelle terre, che, dipinte in quella maniera, sembrano nascondere segreti inenarrabili, avvenimenti da far tremare i polsi. Questo scrittore, che aveva iniziato con alcuni saggi su Groucho Marx (!), si è affermato quale autore di gialli tra i più affermati nella sua terra, tanto da sfornare un racconto come questo che nasce in una piccola isola remota, dove un tempo non molto lontano venivano relegate donne scomode, umiliate e maltrattate in nome del mantenimento di un ordine folle. Tutta fantasia? Purtroppo no. Il romanzo alla base prende infatti spunto da una drammatica e sconvolgente storia vera accaduta anni fa, che ha coinvolto migliaia di donne danesi, e la trasposizione in forma filmica ad opera di Christoffer Boe (la quarta tratta dalla relativa saga) non risparmia la durezza, fisica e psicologica, del trauma subito dalle vittime, dando vita a un poliziesco nordico di notevole atmosfera e dalla tensione costante.


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La scoperta casuale di alcuni corpi mummificati, seduti ad un tavolo con una sedia vuota come se in attesa di un’altra persona, in occasione di un intervento di muratori in un appartamento, fa scattare l’allarme della polizia locale e due detective si interessano ed iniziano le indagini, che porteranno a scoperte sempre più sensazionali quanto disturbanti. La trama mescola lentamente, come un cocktail che aggiunge dosi progressivamente inaspettati, diversi elementi sconcertanti che, man mano che i due poliziotti vanno avanti, spaventano e meravigliano profondamente il loro animo. Si risale così a fatti impressionanti e sconvolgenti accaduti nel passato e, fatto ancor più allarmante, pare si ripetano al momento della scoperta.


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Se la regia è brava a farci compiere un passo alla volta, a scoprire sequenza dopo sequenza il passato orribile riguardante ragazze madri e, ahimè, purezza della specie predicata e attuata negli anni, a rivelare il carattere umano e professionale dei due protagonisti, a realizzare insomma un thriller ad alto contenuto drammatico, nello stesso tempo ha il difetto di girare un’opera che sa anche di TV movie, che per un appassionato del grande schermo è sempre una défaillance, un punto in meno. Ciò toglie poco fortunatamente al film nel suo complesso, dal momento che risulta veramente riuscito.


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Altro punto difatti a favore è la costruzione della coppia dei detective, che, come spesso piace ai narratori, sono così diversi che nessuno li avrebbe mai messi assieme. Il ben noto attore Nikolaj Lie Kaas, che abbiamo visto in svariati film, soprattutto danesi, è uno scorbutico e a tratti antipatico Carl Mørck, un detective che ha una vita piuttosto incasinata, ma anche se non sembra ha un cuore d’oro ed è molto affezionato (mai dandolo a dimostrare) al suo collega Assad, a sua volta interpretato dal più simpatico libanese del cinema che io abbia mai visto: Fares Fares. L’attore (lo ricordiamo bravissimo come sempre in Omicidio al Cairo [recensione], nato a Beirut ma naturalizzato svedese con tanto di moglie biondissima e figlio, che quando è nato era più o meno grande quanto il suo nasone) impersona il poliziotto più riflessivo e meno irruente, anche se ugualmente scosso dalle scoperte scaturite dalle indagini svolte assieme al collega. Due caratteri tanto differenti che ogni tanto capita che litighino, che si scontrino sui sistemi d’indagine, ma che si stimano e si sentono molto legati. Fino al punto che uno dei motivi della irritabilità di Carl Mørck è proprio il fatto che l’amico e collega ha accettato la promozione e il conseguente trasferimento, fatto che lui avverte come un tradimento al loro rapporto.


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Mentre tentano di svelare l'identità delle quattro mummie e di capire a chi fosse destinato il posto libero, scoprono che le ultime persone che hanno abitato quell'appartamento sono collegate al famoso ospedale sull'isola di Sprogø, luogo in cui venivano internate e sottoposte a sterilizzazione forzata le donne che all'epoca erano considerate troppo facili e promiscue. Mentre Assad e il suo socio Carl portano alla luce terribili verità legate a una delle pagine più buie della storia della Danimarca, c'è qualcuno che afferma che alcune di quelle pratiche raccapriccianti continuano a protrarsi anche nel presente. Costruito così sembra di assistere ad un film horror, quando invece la trama mostra più semplicemente l’orrore dell’animo degli uomini quando abbandonano il senso di umanità che dovrebbe albergare senza sosta in tutti noi. Horror e orrore sono due concetti diversi ed è quest’ultimo che invade l’animo dei nostri due eroi. La trama del film è molto ben strutturata, come del resto anche la stessa sceneggiatura, e si sviluppa su due piani temporali, il 1961 e quello presente. Il prodotto finale che ne viene fuori è una pellicola che riesce ad intrattenere e ad incuriosire lo spettatore, soprattutto nelle sue battute iniziali.


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I due personaggi sono i protagonisti, va precisato, di una bella serie di film intestati appunto a Carl Mørck, che nell’ordine sono: Carl Mørck - 87 minuti per non morire, The Absent One - Battuta di caccia, A Conspiracy of Faith ed infine questo quarto. Tutti belli e interessanti, sempre con gli stessi detective e la stessa coppia di attori: un danese e un libanese. Chi l’avrebbe mai detto?


Dal 1934 al 1967 oltre 11.000 donne danesi sono state sterilizzate contro la loro volontà.” Questa è la sconvolgente dicitura prima dei titoli di coda, che non appartiene purtroppo alla finzione del film ma a una tragica verità tenuta nascosta all'opinione pubblica dell'epoca, scoperta solo dopo svariati anni.



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