The Blind Side (2009)
- michemar

- 18 set 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 6 ott

The Blind Side
USA 2009 dramma 2h9’
Regia: John Lee Hancock
Soggetto: Michael Lewis (romanzo biografico)
Sceneggiatura: John Lee Hancock
Fotografia: Alar Kivilo
Montaggio: Mark Livolsi
Musiche: Carter Burwell
Scenografia: Michael Corenblith
Costumi: Daniel Orlandi
Sandra Bullock: Leigh AnneTuohy
Quinton Aaron: Michael "Big Mike" Oher
Tim McGraw: Sean Tuohy Sr.
Jae Head: Sean "S.J." Tuohy Jr.
Kathy Bates: Miss Sue
Lily Collins: Collins Tuohy
Ray McKinnon: Coach Cotton
Kim Dickens: Mrs. Boswell
Adriane Lenox: Denise Oher
Sharon Morris: Granger
Andy Stahl: preside Sandstrom
TRAMA: Quello tra Michael Oher e i Touhy è un incontro destinato a cambiare per sempre le loro vite: lui è un giovane afroamericano senzatetto, loro una famiglia, bianca e borghese, disposta ad adottarlo. Il ragazzo trova amore, la possibilità di acculturarsi e la grande occasione per giocare in una squadra di football e diventare un campione. I Touhy, in cambio, riusciranno a ritrovare se stessi.
Voto 6,5

Di questo film si può dire di tutto, specialmente di brutto, salvo poi commuoversi per una storia (tra l’altro verissima) che capita non poche volte nella vita reale e nel cinema forse più spesso, perché alcuni registi (ma anche tanti produttori mediocri) amano puntare, per faciloneria, su storie lacrimevoli che regalano il paradiso terrestre ai meno fortunati. L’operazione, questa e le altre, è certamente furba ma la vicenda non è inventata e bisognava solo trasporla con dignità e credibilità. E in effetti si può dire che il progetto si è ben realizzato, come un drammone tenacemente recitato da una diva come Sandra Bullock che non è che sia poi una campionessa della recitazione, ma, come si racconta, la parte della protagonista era stata inizialmente affidata al premio Oscar Julia Roberts che però declinò l'offerta e così la produzione pensò a Sandra Bullock che all'inizio rifiutò, ma incoraggiata dalla vera Leigh Anne Tuohy, accettò il ruolo. Avrebbe mai immaginato che così avrebbe finalmente vinto l’Oscar?

Basato, come detto, su una storia vera, il film è dunque una pellicola vecchio stampo con al centro la figura grossa di Michael Oher, un senzatetto dei sobborghi poveri di Memphis che, grazie all’incontro con la benestante Leigh Anne Tuohy, diventerà una star del football americano nei Baltimore Ravens e avrà la possibilità di studiare in un college (che prima erano sogni assolutamente vietati e irrealizzabili) ma soprattutto – e questo è il miracolo più bello, che è poi il motivo più emotivo di tutto – non solo il ragazzone riceve quell’amore che tutti dovrebbero avere ma rende migliore anche la famiglia che lo adotta, che lo accoglie come un figlio. Una famiglia che, come tante, attraversava un periodo con qualche asperità di rapporti. Il film ci ricorda che è sufficiente guardarsi intorno e accorgersi che tanti hanno bisogno di attenzione e che l’agiatezza di cui si gode, spesso, non viene sufficientemente apprezzata.

L’importante, ai fini del set, era avere le facce giuste non solo del personaggio sfortunato ma soprattutto dei Tuohy, tanto che poi sono risultati (e lo sembrano davvero) simili ai componenti di una qualsiasi serie TV anni ’70 (quasi come la famiglia Cunningham di Happy Days, solo più sorridenti) e perfino il viso arcigno di Sandra Bullock diventa più dolce. Ma sarò sincero: a me il film è piaciuto e mi ha commosso e la bionda Sandra era giusta, perché quell’espressione dura che si scioglie la trovo perfetta! Anzi, quel cambiamento progressivo del viso (molto poco, eh: la sua mobilità facciale è come quella di una maschera veneziana) è la metamorfosi che avviene nella famiglia e nella trama.


E quando tutti vissero felici e contenti significa che la favola finisce e tutti gli astanti sono soddisfatti come i personaggi e come i produttori: John Lee Hancock, onesto regista di opere domenicali da famiglia come questa (vedi Saving Mr. Banks) ma anche di azione (vedi Highwaymen - L'ultima imboscata), svolge il compito con diligenza eseguendo il lavoro come da tradizione per questo genere. Il film, infatti, scorre veloce e non ci si accorge che dura un paio d’ore, il che non è sempre giustificato.
Riconoscimenti
2010 - Premio Oscar
Miglior attrice protagonista a Sandra Bullock
Candidatura come miglior film
2010 - Golden Globe
Miglior attrice in un film drammatico a Sandra Bullock




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