The Father - Nulla è come sembra (2020)
- michemar

- 25 mag 2021
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 23 feb 2024

The Father - Nulla è come sembra
(The Father) UK/Francia 2020 dramma 1h37’
Regia: Florian Zeller
Soggetto: Florian Zeller (pièce teatrale)
Sceneggiatura: Florian Zeller, Christopher Hampton
Fotografia: Ben Smithard
Montaggio: Yorgos Lamprinos
Musiche: Ludovico Einaudi
Scenografia: Peter Francis
Costumi: Anna Robbins
Anthony Hopkins: Anthony
Olivia Colman: Anne
Mark Gatiss: Bill
Imogen Poots: Laura
Rufus Sewell: Paul
Olivia Williams: Catherine
TRAMA: Oramai anziano, un padre rifiuta tutte le forme di cura e assistenza da parte della figlia. Mentre cerca di dare un senso alla sua esistenza che inevitabilmente cambia, inizia a dubitare di tutti coloro che ama, della sua mente e persino della sua stessa realtà.
Voto 8

La mente. Organo così vitale per la nostra esistenza alla pari di altri del nostro organismo ma che non è sostituibile, non è riparabile. Quando subisce alterazioni si continua a vivere ma ci si distacca dal mondo esteriore, con gravi ripercussioni verso chi fa parte della vita affettiva. Malattia difficilmente gestibile. Come quando l’Alzheimer colpisce l’anziano Anthony – stesso nome del grandioso Hopkins e stessa data di nascita del personaggio, 31 dicembre 1937 – che vive in un appartamento londinese (almeno così pare) con la figlia Anne, la quale non ha la forza di abbandonarlo al suo destino o in un desolante ospizio e gli dedica tutto l’amore e l’assistenza di cui ha bisogno. Spesso egli non riconosce la gente che va e viene in quella casa, fatta eccezione della figlia di cui non sa fare a meno e dell’altra, Lucy, di cui non sa spiegarsi la lunga assenza. Ogni tanto Anthony vede entrare in casa un’altra donna che dice di essere Anne, ma che non è la stessa che era uscita di casa, come neanche il marito Paul, che a volte dice di chiamarsi Bill ma ha un volto differente. Convinto che ci sia qualcosa che non quadra, in quell’andirivieni di gente sconosciuta, rifiuta anche la presenza della badante che la figlia gli ha messo a disposizione, e non accetta neppure la nuova che la sta sostituendo, Laura.

L’enfant prodige del teatro francese Florian Zeller – definito dal Times, “il drammaturgo più emozionante del nostro tempo” - adatta dalla sua pièce Le père in un labirintico appartamento in cui, cambiando scena, si notano oggetti spostati, alla pari di come la mente di Anthony li aveva memorizzati: un quadro (dell’amatissima Lucy che fa la pittrice) che è non più sul muro; le sedie colorate, tipiche delle sale d’attesa e che si notano nello studio della dottoressa che lo segue, e che invece un giorno sono in casa; l’orologio da polso che cerca disperatamente ogni volta che non lo trova, convinto di essere stato derubato. È la sua casa in cui ha sempre abitato ma il sorprendente regista ci insinua dei dubbi, perché in alcune sequenze il marito di Anne continua a consigliare la moglie di trasferire il padre in un ospedale specializzato in quanto non può continuare a vivere nel loro appartamento. L’orologio che non trova mai rappresenta la bussola della vita dell’uomo, è la logica esistenziale che ha perso il suo indirizzo, è la vita che sfugge di mano, è la perdita del sistema cognitivo. La pace e la serenità la trova solo con le cuffie sulle orecchie, quando isolato dal resto del mondo, ascolta assorto le musiche di Henry Purcell, I pescatori di perle di Bizet o l’immortale Casta Diva cantata dalla Callas. Per il resto, tutto ciò che gli accade è come il suo elegante appartamento che ci appare in continuo disallestimento, come la mente in progressivo sgretolamento.

Si prova disagio ad osservare le sue attonite espressioni, le reazioni alle sollecitazioni dei conviventi e alle medicine che deve assumere, si soffre per i vuoti di cui non si accorge, o quando imputa agli altri le incongruenze che gli saltano agli occhi: chi è lo sconosciuto che si piazza nel suo salotto come fosse a casa propria? perché sua figlia gli dice cose per poi negarle? perché annuncia che deve trasferirsi all’estero e poi lo smentisce? perché, invece, la secondogenita non si fa più viva? Non è lui che mente agli altri, piuttosto sono loro che si comportano stranamente, non ammettendo le evidenti discrepanze che si verificano. Fortunatamente, vista la stranezza di alcune situazioni, cambia presto obiettivo della sua attenzione e la rivolge su un altro argomento o oggetto. Ma il film non è solo Anthony, è anche, a tratti soprattutto, i sentimenti di Anne: la forza amorevole che la spinge ad accudire il padre, il dispiacere di vederlo in quelle condizioni nonostante che quelle fisiche siano buonissime, le carezze che gli fa per farlo addormentare, le lacrime che le scappano quando vaneggia, la difficile decisione che deve prendere quando il suo partner ha deciso di trasferirsi a Parigi e lei vuole seguirlo. Anne, dietro le sollecitazioni del marito, deve adottare per forza la scelta. Se è angosciante osservare Anthony nella sua malattia, altrettanto commuove il dolore provato da una figlia devota, che tratta l’anziano come un bimbo, il suo bambino con i capelli bianchi, che necessita di presenza e affetto: è l’unica che lui non scambia per nessun altro, di lei si fida, di lei non sa fare a meno. Un genitore è indispensabile per i figli, ma ci sono casi come questo in cui il rapporto si capovolge, diventando un horror psicologico da cui il sano di mente non sa come uscire.

Il finale è ancora più sconcertante e ne diventa una conclusione che ci fa smarrire ancor di più. Quello che abbiamo visto forse non era reale: abbiamo vissuto la storia con gli occhi del protagonista, abbiamo abitato nelle stanze in cui lui credeva che fosse, il tempo del film era relativo. Eravamo primo o dopo? Siamo sempre stati nel luogo dell’epilogo o c’è stato uno stacco di sei mesi? È il colpo di coda che spiazza le nostre sensazioni fino a quel punto percepiti, dobbiamo rifare mente locale sull’ora e mezza trascorsa. Abbiamo vissuto nella mente di Anthony convinti di starne fuori a guardare ciò che gli accadeva. Florian Zeller ci ha imprigionati nelle stanze cangianti e soprattutto nella testa dell’uomo anziano e quando lo vediamo sistemato nella camera usciamo dall’incubo e respiriamo, perché essere stati Anthony non è stato facile. Ma fino ad allora, dove siamo stati?

La regia di Florian Zeller, essendo ben consapevole di quello che doveva adattare sullo schermo dalla sua opera, è ovviamente inappuntabile e ammirevole: farci vivere questa esperienza in questa maniera è solo ed esclusivamente merito suo e rivela una bravura non comune nel saper mescolare continuamente le carte della eccellente sceneggiatura. Menzionando anche la scenografia di Peter Francis, che riempie spazi e ne svuota altri con un’abilità necessaria, pena la decadenza qualitativa del film, gli elogi per il cast vanno utilizzati a mani piene. Se la simpaticissima Imogen Poots, Olivia Williams, RufusSewell e Mark Gatiss sono bravissimi comprimari, per OliviaColman le parole non bastano più, essendo diventata negli ultimi anni un punto fermo per chi vuole realizzare film con grandi interpreti. Misurata, precisa, coinvolgente, grandissima attrice, con meritata candidatura agli Oscar. Ed infine, è proprio necessario parlare di Anthony Hopkins?

Parole sprecate. Avendolo ascoltato in originale, mi sono ulteriormente reso conto che è uno dei più grandi in circolazione. È semplicemente grandioso. Una smisurata interpretazione che si rivela ancor più congeniale se si tiene presente quanto gli piaccia mostrarsi come un guitto nei social che non disdegna di frequentare. Siccome non recita il ruolo del malato depresso o in cerca di comprensione, dà il meglio di sé (che è tantissimo) con interruzioni, pause, ripensamenti, balbettamenti, ritorni e ripetizioni di frasi fino a sfiorare la commedia allegra. Che genio! Basti pensare che Florian Zeller aveva vincolato la sua regia solo e soltanto con la presenza dell’attore inglese.

Standing ovation! E...
Riconoscimenti
2021 - Premi Oscar
Miglior attore protagonista ad Anthony Hopkins
Migliore sceneggiatura non originale
Candidatura per la miglior attrice non protagonista a Olivia Colman
Candidatura per il miglior montaggio
Candidatura per la migliore scenografia
2021 - Golden Globe
Candidatura per il miglior film drammatico
Candidatura per il miglior attore in un film drammatico a Anthony Hopkins
Candidatura per la migliore attrice non protagonista a Olivia Colman
Candidatura per la migliore sceneggiatura




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