The Hunting Party - I cacciatori (2007)
- michemar
- 7 giorni fa
- Tempo di lettura: 3 min

The Hunting Party - I cacciatori
(The Hunting Party) USA, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Messico 2007 thriller/guerra 1h41’
Regia: Richard Shepard
Soggetto: Scott Anderson (articolo su Esquire: How I Spent My Summer Vacation)
Sceneggiatura: Richard Shepard
Fotografia: David Tattersall
Montaggio: Carole Kravetz
Musiche: Rolfe Kent
Scenografia: Jan Roelfs
Costumi: Beatrix Aruna Pasztor
Richard Gere: Simon Hunt
Terrence Howard: Duck
Jesse Eisenberg: Benjamin
James Brolin: Franklin Harris
Ljubomir Kerekeš: Radoslav “la Volpe” Bogdanović
Diane Kruger: Mirjana
Kristina Krepela: Marda
Mark Ivanir: Boris
Goran Kostic: Srdjan
Dylan Baker: operatore CIA
TRAMA: A cinque anni dalla guerra in Bosnia ed Erzegovina, il giornalista americano Simon e il cameraman Duck si uniscono per dare la caccia a un criminale di guerra serbo chiamato la volpe.
VOTO 6

Duck (Terrence Howard), capo cameraman di un noto programma d’attualità statunitense, si reca in Bosnia per il quinto anniversario dalla fine del conflitto. Arrivato a Sarajevo, incontra il suo vecchio amico Simon Hunt (Richard Gere), un reporter di guerra che in seguito ad un episodio accaduto anni prima era caduto in disgrazia nell’ambiente giornalistico ed ora si è ridotto a vendere servizi al miglior offerente. Un giornalista che tutti considerano, come di dice oggi, un burnout, cioè in uno stato di esaurimento fisico, emotivo e mentale causato da stress prolungato, specialmente legato al lavoro.
Anni prima, infatti, i due erano stati inseparabili colleghi nelle zone di guerra più calde del mondo, e durante un servizio in diretta proprio in un villaggio vicino a Sarajevo, teatro di una tremenda carneficina di musulmani, Hunt aveva dato in escandescenze condannando il regime serbo-bosniaco, finendo poi con l’essere licenziato. In nome di quell’antica amicizia, Hunt chiede a Duck di accompagnarlo in qualcosa di importante: l’uomo afferma di conoscere l’ubicazione del nascondiglio di Radoslav Bogdanović, criminale di guerra noto come “la Volpe”, sulla cui testa pende una taglia di 5 milioni di dollari.
Il film affronta diversi temi chiave che emergono dalla sua narrazione. Innanzitutto, solleva interrogativi sull’efficacia della giustizia internazionale e sulla difficoltà di perseguire i responsabili dei conflitti. Ciononostante, i due protagonisti cercano di raccontare una storia importante, ma il loro lavoro viene influenzato dagli interessi personali, dai loro stessi problemi e dalla spettacolarizzazione dell’informazione e per questo motivo va a finire che si mette in discussione l’etica del giornalismo e il modo in cui le notizie vengono presentate al pubblico.
Un altro elemento che si aggiunge ai temi principali è la presenza di Benjamin (Jesse Eisenberg) che si accoda ai due, un giovane giornalista alle prime armi uscito da Harvard, che vede in questa ricerca il riscatto per non essere più giudicato un incapace dal padre, vicepresidente del Network in cui lavora Duck. Quindi, una prova di crescita professionale come rivalsa verso un genitore severo, un tentativo di indipendenza e affermazione personale. In buona sostanza, tutti e tre sono spinti da motivazioni intime e turbolente, un punto di partenza non favorevole per essere lucidi nel compiere la missione di caccia che si sono imposti. E soprattutto per uscirne vivi.
Il personaggio di Richard Gere - appositamente imbolsito, barba trascurata, sguardo stanco - è guidato da una vendetta personale, da una rivalsa che lo spinge anche a sbagliare molto perché poco lucido, il che evidenzia il tema della difficoltà di superare traumi e rancori legati alla guerra. Tuttavia, nel film la vendetta non ha una reale urgenza narrativa, diventando una motivazione debole. Ciò che salta agli occhi molto evidente sono le conseguenze emotive della guerra sui suoi testimoni. I personaggi sono segnati dal loro passato e devono affrontare la disillusione di un mondo che non risponde adeguatamente ai crimini che hanno visto.
La storia è ispirata a eventi reali, ma mescola elementi di fiction che, occasione persa, risultano poco convincenti dimostrando ancora una volta quanto sia difficile adattare una storia vera per il grande schermo mantenendo autenticità e coinvolgimento.
Questi temi avrebbero potuto essere sviluppati in modo più incisivo, ma il film perde forza per via di personaggi poco motivati e una narrazione che manca di efficacia ma ha però il merito di farsi appassionante in più di qualche momento, pur senza mai eccellere. Il regista Richard Shepard, che ha a disposizione un ottimo cast, resta in bilico tra la satira, la tragedia e, stranamente, la commedia e ciò crea confusione, ma sullo sfondo sono la cattiveria umana e la questione etnica che fanno paura.
Comments