The Innocents (2021)
- michemar

- 20 lug
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 21 ago

The Innocents
(De uskyldige) Norvegia, Svezia, Danimarca, Finlandia, Francia, UK 2021 horror 1h57’
Regia: Eskil Vogt
Sceneggiatura: Eskil Vogt
Fotografia: Sturla Brandth Grøvlen
Montaggio: Jens Christian Fodstad
Musiche: Pessi Levanto
Scenografia: Simone Grau Roney
Costumi: Marianne Sembsmoen
Rakel Lenora Fløttum: Ida
Alva Brynsmo Ramstad: Anna
Sam Ashraf: Ben
Mina Yasmin Bremseth Asheim: Aisha
Ellen Dorrit Petersen: madre di Ida e Anna
Morten Svartveit: padre di Ida e Anna
Kadra Yusuf: madre di Aisha
Lisa Tønne: madre di Ben
TRAMA: Durante la luminosa estate nordica, alcuni bambini, inosservati dagli adulti, rivelano poteri oscuri e misteriosi: il tempo del gioco prende una piega pericolosa.
VOTO 7

Eskil Vogt, qualche regia all’attivo, è più noto come sceneggiatore, tanto da essersi guadagnato una candidatura agli Oscar 2022 con la scrittura del premiato film La persona peggiore del mondo di Joachim Trier, regista con cui ha sempre collaborato, anche nell’apprezzatissimo Thelma, di uguale tenore di questa sua regia, sempre nell’ambito del genere con protagonisti adolescenti. Evidente come l’horror (sopportabile, non appartenente ai sottogeneri come slasher o splatter) norvegese dell’ultima onda si riveli a lenta combustione, partendo da situazioni ordinarie e poi evolvendosi in eventi più incisivi.

Qui i personaggi centrali sono Ida e sua sorella Anna, autistica, che si trasferiscono con i genitori in un nuovo quartiere. Nel nuovo luogo, le bambine fanno amicizia con Ben e Aisha. I quattro durante le vacanze estive, lontano dagli occhi degli adulti, si rendono conto di avere dei poteri nascosti. Mentre esplorano le loro nuove abilità nei boschi e nei parchi vicini, il loro gioco innocente prende una svolta oscura e cominciano ad accadere cose strane.

Il quartetto di questi piccoli ragazzini, nel sobborgo norvegese di Vogt, è interconnesso attraverso una serie di poteri interagenti: extra sensoriali (tipo quello denominato ESP, Extrasensory Perception, telecinesi e controllo mentale. Legati insieme come una piccola banda, sono un improbabile quartetto Marvel con scopi differenti dall’action fantascientifico. Anna è silenziosamente in ebollizione per essere costretta a prendersi cura della sorella maggiore e simpatizza per Ben, un ragazzo tendenzialmente cattivo e solitario con una certa vena violenta. Per la fortuna di chi li circonda, risulta influenzato dalla presenza limitatrice di Aisha, che, dal suo canto, ha il forte senso di “sentire” le persone anche quando non sono vicinissime.

Il regista e sceneggiatore con abilità riesce a estrapolare le bruttezze dell'infanzia (l'empatia superficiale, l'attaccamento, l'egoismo, la curiosità per il disgustoso) e la intensifica con una malizia senza fine che lentamente si trasforma in azioni poco piacevoli. È questa sua bravura che causa nello spettatore la sensazione catartica che, ciò che pensi stia arrivando, si avveri per davvero. Inoltre, mostra come i bambini vogliano sempre tenere gli adulti a distanza, soprattutto quando si tratta di nascondere i loro piccoli crimini, mentre loro sono sempre al centro degli eventi.

Definito da buona parte della critica internazionale come uno dei migliori horror di questi anni, il film indaga la psicologia infantile e la natura del male attraverso una lente disturbante e ambigua. Il film non cerca spiegazioni razionali per i poteri dei bambini, ma li presenta come parte di un mondo interiore ancora incompiuto e misterioso. Ed allora la domanda: il male è innato, appreso o frutto di un’influenza esterna? La narrazione non offre risposte definitive, ma lascia spazio a interpretazioni multiple, rendendo l’esperienza dello spettatore semplicemente personale.

A contribuire, diventa importante la fotografia di Sturla Brandth Grøvlen quando la luce estiva norvegese viene utilizzata in modo magistrale per creare un contrasto tra l’apparente tranquillità del contesto e l’inquietudine crescente, sfruttando la luce naturale per evocare tensione e mistero, senza ricorrere a cliché visivi. Non manca neanche la rappresentazione della società ormai multiculturale e quindi inclusiva, fenomeno che ha toccato anche quella terra nordica.

Pur essendo un horror, l’opera va presa anche come racconto di formazione, perché bambini non sono solo vittime o carnefici, ma individui in evoluzione, alle prese con emozioni complesse e poteri che non comprendono appieno. Personalmente, ho provato la sensazione che neanche loro stessi si rendano conto di quello che sono e che possono compiere. Anzi, è proprio il percorso di crescita della protagonista Ida che è centrale e toccante.

Finale sconvolgente che diventa una lotta per la sopravvivenza e le sorelline avranno ragione sulla cattiveria di Ben: dopo, finalmente, potranno vivere la loro vita senza temere la malvagità e il potere del ragazzino.
Vi sembrano pochi 16 premi e 17 candidature? È evidente che Eskil Vogt ha svolto un buon lavoro, molto vicino a quello di Tomas Alfredson, in Lasciami entrare.





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