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Thelma (2017)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 21 feb 2021
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 17 mag 2023


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Thelma

Norvegia/Francia/Danimarca/Svezia 2017 horror 1h56’


Regia: Joachim Trier

Sceneggiatura: Eskil Vogt, Joachim Trier

Fotografia: Jakob Ihre

Montaggio: Olivier Bugge Coutté

Musiche: Ola Fløttum

Scenografia: Roger Rosenberg

Costumi: Ellen Dæhli Ystehede


Eili Harboe: Thelma

Kaya Wilkins: Anja

Henrik Rafaelsen: Trond

Ellen Dorrit Petersen: Unni

Anders Mossling: dott. Paulsson

Marte Magnusdotter Solem: neurologa

Steinar Klouman Hallert: Kristoffer

Ingrid Giæver: Julie

Oskar Pask: Daniel


Trama: Thelma è una timida ragazza, proveniente da una famiglia molto religiosa, che lascia la campagna per trasferirsi a Oslo e intraprendere gli studi universitari. Un giorno, mentre si trova in biblioteca, viene colta da un attacco epilettico e viene soccorsa dalla studentessa Anja. Tra le due ragazze si instaura una forte amicizia, che in seguito diventa una sincera attrazione, che però Thelma tenta di respingere a causa della sua educazione religiosa. Gli attacchi epilettici di Thelma diventano sempre più frequenti e sembrano coinvolgere l'ambiente circostante.


Voto 7

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Già nel film precedente, con cui Joachim Trier si era fatto conoscere in campo internazionale (tra l’altro era una produzione internazionale) e per giunta come cinema d’autore, cioè non banale e alla ricerca sempre di temi impegnativi, si era occupato dei risvolti psicologici all’interno di quel nucleo importante che si chiama famiglia, che tante volte nasconde nelle pieghe apparentemente ordinarie, fatti e caratteristiche non del tutto consuete e normali. Era il caso di Segreti di famiglia e rieccoci, su un piano totalmente diverso, a indagare su segreti di ben altra consistenza e natura. Se in quella situazione la crescita di un adolescente in crisi dopo la morte della madre e della scoperta di alcune rivelazioni sulla sua vita intima che il padre non gli aveva mai rivelato, e quindi la sua crescita, passava dall’accettazione della realtà, qui il regista norvegese ha proceduto in senso inverso: dal caos della fantasia all’ordine della realtà. Ma tenendo sempre presente che i due lavori parlano entrambi del tentativo di riordinare la vita a partire da frammenti sconnessi della propria famiglia. La famiglia come immagine di un puzzle da ricostruire.

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Thelma è una ragazza che sta rendendosi autonoma e indipendente allorquando va via di casa per studiare all’università di Oslo. Finalmente sta rompendo gli strettissimi legami con i genitori, una coppia fortemente legata ai valori cristiani, ma non nei modi consueti che normalmente si vedono, piuttosto in una forma radicale e notevolmente condizionante ogni scelta di vita. Thelma ha ricevuto una educazione moto rigida, in particolar modo per ogni sua manifestazione privata e pubblica. Il distacco non può che giovarle, facendola rendere più consapevole delle proprie scelte, anche perché nel bozzolo familiare (e questo termine non è casuale, come si vedrà) non è mai stata nella facoltà di poter adottare una qualsiasi decisione per conto proprio. Il severissimo papà è un dottore di famiglia e la madre è relegata su una sedia a rotelle e solo alla fine scopriremo perché e in quale situazione drammatica. È una ragazza sana e quando nella biblioteca dell’università avrà la prima crisi epilettica (tale sembra) senza alcuna causa apparente, interna o esterna, viene soccorsa dalla giovane collega che le è vicino, Anja. È con lei che inizierà un’amicizia che ben presto assume i contorni di un legame molto forte basato sull’attrazione lesbica che sul momento spaventa Thelma ma non l’amica. Data l’educazione ricevuta in famiglia, la strana situazione la fa sentire smarrita fino a cadere più volte nel caos fisico-mentale delle crisi, motivo per il quale si decide a sottoporsi ad esami specifici per capire la natura del disturbo. Non è la classica epilessia, è ben altro e di poco ben definito: probabilmente un profondo disturbo psicogeno probabilmente dovuto ad un forte stress o trauma subito da bambina. Ciò che la terrorizza è che nel mentre di quegli attacchi intorno a lei succedono fenomeni fisici inspiegabili, piccoli terremoti, luci che si spengono, vetri infranti, uccelli che si schiantano. Anche quando non è soggetta alle crisi, avverte che le basta concentrarsi fortemente e la sua volontà provoca fenomeni persino a distanza.

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Cosa le è successo nell’età di cui non ricorda bene gli avvenimenti? Cosa è accaduto all’interno di quella famiglia così ferrea nei principi e nel comportamento quotidiano? Solo quando scopre che la nonna non è morta, come le è stato riferito, ma è ricoverata in una clinica psichiatrica e sottoposta ad un pesante trattamento sedativo, si decide a svelare il suo stato di salute ai genitori e la verità comincerà ad affiorare. Thelma capisce molto di sé, del suo passato misterioso, soprattutto delle sue possibilità, di cui il padre comincia a parlare. La sua afflizione è prima quella di pensare di essere pazza, poi nell’essersi resa conto che sicuramente possiede poteri che causano sofferenze a chi la circonda. Troppe volte, concentrandosi su una persona – come scoprirà ricostruendo il passato – riesce a far sparire le persone e farle riapparire altrove, in situazioni anche mortali. E quindi si divide: sente il dovere di rinunciare a qualcosa di cui non immaginava fare a meno. L’amicizia e la vicinanza affettiva ed erotica con Anja? Ai principî sacrosanti che gli avevano inculcati i genitori? Forse la soluzione giusta sarebbe controllare l’ansia e smetterla con i sensi di colpa che la affliggono, che la fanno sentire responsabile di tutto ciò che succede a lei e alle persone a cui tiene. È lampante che la liberazione possa arrivare con il sacrificio di qualcuno: solo allora saranno sconfitte le malattie, fisiche e mentali, che tormentano lei e la madre. La libertà si realizzerà con il rasserenarsi e con il ritorno da Anja, segno della vera e compiuta emancipazione di cui ha bisogno e che le aprirà la vita al futuro.

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Eili Harboe è Thelma e Kaya Wilkins è Anja, due giovani attrici molto interessanti che hanno sfruttato benissimo la loro chance, recitando bene ed esprimendo le non facili sensazioni provate nelle condizioni che affrontano, che si rivelano molto particolari. Il regista Joachim Trier lo è altrettanto: lo studio delle problematiche familiari dimostra come sa approfondire i lati nascosti e le asperità che serpeggiano tra i componenti anche quando tutto è superficialmente acquietato nell’andamento del vivere quotidiano, quando si trascinano incognite volutamente ignorate. “Ci siamo accorti che questo tipo di malattia mentale poteva diventare un soggetto cinematograficamente significativo, perché porta alla perdita del controllo. Ci interessava l’orrore scaturito da un corpo che sfugge alla volontà, ma che proprio per questo finisce per liberare la persona in questione dai suoi traumi e dagli stati d’ansia. è semplicemente una ragazza impaurita che deve liberarsi dai retaggi familiari e dalla sua paura di essere pazza. Nel delineare questo lato oscuro ci siamo ispirati alle favole della tradizione norvegese e a elementi di cultura pagana, mescolandoli con l’educazione molto rigida impartita da certe comunità cristiane. Quell’educazione all’antica in cui una delle cose che li ossessionava di più era l’odio che provavano nei confronti dell’omosessualità. Da qui si originava una rabbia repressa difficile da sfogare.

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Stimolante film, sia per l’originalità del soggetto sia per la volontà dell’autore di approfondire i lati oscuri di questa situazione specifica. Un regista che ha saputo realizzare un film d’autore senza essere mai didascalico, senza mai spiegare tutto, ma rivelando lentamente il contenuto di un vaso tappato ermeticamente. Restando ambiguo, ci costringe alla vigile attenzione sino al termine. Se alla fine vince Thelma, vince anche il buon cinema.

Inquietante e molto bello!

Il poster del film chiarisce subito dove guarda il film: “Immaginate ‘Carrie’ girato da Ingmar Bergman”.



 
 
 

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Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

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