Transamerica (2005)
- michemar

- 5 giorni fa
- Tempo di lettura: 4 min

Transamerica
USA 2005 dramma 1h43’
Regia: Duncan Tucker
Sceneggiatura: Duncan Tucker
Fotografia: Stephen Kazmierski
Montaggio: Pam Wise
Musiche: David Mansfield
Scenografia: Mark White
Costumi: Danny Glicker
Felicity Huffman: Sabrina “Bree” Osbourne / Stanley Schupak
Kevin Zegers: Toby Wilkins
Fionnula Flanagan: Elizabeth Schupak
Burt Young: Murray Schupak
Carrie Preston: Sydney Schupak
Graham Greene: Calvin Manygoats
Elizabeth Peña: Margaret
Danny Burstein: dr. Spikowsky
Calpernia Addams: Calpernia
Maurice Orozco: Fernando
Jon Budinoff: Alex
TRAMA: Bree è una transessuale che vive a Los Angeles ed è in attesa dell’ultimo intervento, quello che la renderà definitivamente donna. Un giorno riceve la chiamata da un carcere di New York: è Toby, un ragazzo in cerca del padre che non ha mai conosciuto. Bree capisce di essere il padre del ragazzo, nato da un rapporto occasionale avuto ai tempi del college.
VOTO 7

L’unico lavoro da regista e sceneggiatore dello sconosciuto Duncan Tucker è un dramma on the road di notevole qualità che ha sorpreso non poco, fino ai premi per l’attrice protagonista che è eccezionale e ha riscosso premi e candidature importanti, un exploit mai raggiunto da lei, fatta eccezione per i riconoscimenti per la serie di Desperate Housewives.

La qui fenomenale Felicity Huffman è Sabrina “Bree” Osbourne, in passato Stanley Schupak, che è una raffinata e colta donna transgender in attesa dell’intervento di cambio del sesso. Vive in un quartiere povero di Los Angeles dove lavora in un fast food e risparmia il più possibile per pagare l’operazione. Un giorno riceve una telefonata dal carcere minorile di New York da parte di un certo Toby Wilkins (Kevin Zegers) che dice di essere il figlio di Stanley e reagisce spaventata rispondendo “Stanley non vive più qui”. Era del tutto ignara di avere un figlio, nato dal suo unico rapporto sessuale al college 17 anni prima, e del fatto che la madre si fosse suicidata. Bree racconta alla sua psicoterapista, a cui è molto legata, della telefonata e che non è intenzionata a incontrare il figlio perché vuole rompere col suo passato. La psicoterapista però è contraria e decide di non firmare l’autorizzazione per l’intervento finché lei non avrà conosciuto il figlio a fondo. Che fare ora?

Bree, a questo punto, si vede obbligata e parte per New York per prendere Toby, detenuto nel carcere minorile per possesso di stupefacenti. Una volta pagata la cauzione, lo incontra finalmente ma gli nasconde la sua vera identità, dichiarando di essere un’assistente sociale affiliata con la chiesa del padre potenziale. Il giorno dopo Bree acquista un’auto economica e incomincia con il figlio un viaggio coast to coast fino a Los Angeles, pensando di liberarsi di lui lasciandolo dal patrigno da cui è cresciuto. Arrivati, la brutta sorpresa. Lì Bree scopre il motivo per cui Toby è andato via di casa: quell’uomo lo molestava sessualmente da quando era bambino ed allora i due proseguono il viaggio per Los Angeles. Viaggio che li porterà a conoscersi.

Il film ha tanti pregi perché riesce a toccare i sentimenti e l’emotività del pubblico ma non è perfetto, con cali di interesse in alcuni tratti, ma l’ultima mezz’ora è interessante, divertente e toccante. Si può dire che, come in molti film su strada, non è facile mantenere alto l’interesse ed anche questo non riesce ad evitare il problema. Il vero punto di forza è Felicity Huffman, che interpreta Bree, nella difficile fase preoperatoria per rinunciare alla sua mascolinità. Se non fosse stato per il successo che stava riscuotendo per la famosa serie TV accennata, in cui ha un ruolo da co-protagonista, non è certo se un produttore avrebbe rischiato con il film. Ed invece ha fatto centro.

La sua interpretazione è tagliente, cruda e accuratamente contenuta. La sua Bree è introversa, non è incline a fare cose grandiose, preferisce passare sottotraccia e non farsi notare per vivere la vita che aspetta da tempo. È anche una persona riservata, meticolosa riguardo al suo aspetto e al modo di colloquiare, evitando appositamente di usare parolacce. L’attrice ha anche il grande merito di farsi “maltrattare” fisicamente per apparire in una luce poco lusinghiera (in alcune scene appare infatti sgargiante e brutta), e il suo goffo mix di modi maschili e femminili risulta perfetto. Fa ridere ma soprattutto dispiacere per lo sforzo di sembrare una donna normale. Per questo è molto brava, tanto brava da accettare il ruolo e credere nel personaggio, fino al punto che alla fine ci si accorge che l’intero film è sulle sue spalle e arriva al traguardo da vincitrice assoluta. Purtroppo, con tutto l’impegno possibile, il doppiaggio non può mai rendere il reale valore dell’interpretazione. Specialmente quando chi recita è una donna che interpreta un uomo che vuole diventare una donna.

Facile immaginare che la molla della tensione è costante per buona parte del film: quando dirà la verità a suo figlio? E soprattutto, lui come reagirà? Bree può sembrare una persona a cui non importa la reazione ma dopo la forzata compagnia e la conoscenza che si approfondisce, sarà nato un minimo di amore paterno? Il dramma è qui. E non è semplice affrontarlo. Da entrambe le parti. Magari siamo in zona scontata: lui/lei che non voleva sapere più nulla del passato messo da parte, il giovane scontroso e ribelle come da copione risaputo. Ma fa sempre effetto, sia l’attesa che il momento clou.

Un altro aspetto positivo del film è che bisogna dare merito allo sceneggiatore/regista Duncan Tucker per aver realizzato un film onesto sulle tribolazioni di una persona transgender, perché non poche volte abbiamo assistito ad opere che rovinano tutto per essere o troppo politicamente corretti o, all’opposto, per voler essere grossolani per infrangere il muro dell’ordinario. Lui sta nella misura giusta ed il film ci guadagna.

Riconoscimenti
Oscar 2006
Candidatura migliore attrice protagonista a Felicity Huffman
Candidatura miglior canzone (Travelin’ Thru) a Dolly Parton
Golden Globe 2006
Miglior attrice in un film drammatico a Felicity Huffman
Candidatura migliore canzone originale (Travelin’ Thru) a Dolly Parton





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