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Ultima notte a Soho (2021)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 9 lug 2022
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 20 ago 2022


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Ultima notte a Soho

(Last Night in Soho) UK/Cina 2021 thriller 1h56’


Regia: Edgar Wright

Sceneggiatura: Edgar Wright, Krysty Wilson-Cairns

Fotografia: Chung Chung-hoon

Montaggio: Paul Machliss

Musiche: Steven Price

Scenografia: Marcus Rowland

Costumi: Odile Dicks-Mireaux


Thomasin McKenzie: Eloise "Ellie" Turner

Anya Taylor-Joy: Sandie

Diana Rigg: Alexandra Collins

Matt Smith: Jack

Terence Stamp: Lindsay

Sam Claflin: Lindsay da giovane

Michael Ajao: John

Rita Tushingham: Margaret "Peggy" Turner

Jessie Mei Li: Lara

Synnøve Karlsen: Jocasta

Margaret Nolan: Sage Barmaid

James Phelps: Charles

Oliver Phelps: Ben

Pauline McLynn: Carol

Lisa McGrillis: detective #1

Michael Jibson: detective #2


TRAMA: Eloise, che sogna di diventare una fashion designer, riesce misteriosamente a catapultarsi negli anni Sessanta dove incontra Sandie, un’aspirante cantante di grande fascino. Ma il glamour non è esattamente quello che sembra: i sogni del passato iniziano a infrangersi e approderanno a qualcosa di molto più oscuro.


Voto 6,5

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La vita è un sogno o il sogno è la vita?, chiederebbe Gigi Marzullo a Eloise Turner detta Ellie. Lei vive una tranquilla vita di provincia nella casettina di campagna con la carissima nonna Peggy che le riversa l’affetto della mamma che non c’è più, persa a soli sette anni per suicidio a causa di una pesante malattia mentale. Ellie è una giovane semplice e ingenua, dolcissima e affezionata all’unica parente che la accudisce con amore e apprensione. Ha un sogno dovuto alla sua grande passione: diventare una stilista, disegnare abiti per la moda. Per lei, la fashion è la vita, è il futuro che vorrebbe vivere, ma lontana dalla città piena di vita ed occasioni non potrà mai realizzare il suo progetto, per cui si rende necessario frequentare una scuola adeguata a Londra e cercare di sfondare, dato che le doti naturali ci sono sicuramente. L’occasione giusta gliela fornisce la UAL, la University of the Arts London, che le offre una borsa di studio, ma ciò comporta ovviamente il distacco dal luogo natio e l’adattamento alla vita nella metropoli londinese che offre le migliori opportunità. Sperando che vi si adatti e che non succeda come molti le ripeteranno in maniera ossessionante: Londra è troppo per te.

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Quindi, la partenza, con una valigia che contiene anche gli amatissimi vinili della musica anni ’60 di cui va pazza e con cui riempie le sue giornate, la musica delle mitiche band inglesi con cui è cresciuta. Ovviamente, arrivata lì, si trova spaesata e per giunta aggredita da un gruppo di colleghe troppo esuberanti per il suo mansueto carattere (in specie Jocasta, che è la personificazione della Londra “troppa”) e deve subito cambiare alloggio, una camera presso una signora anziana che si mostra immediatamente severa ma accogliente, amante anch’ella dei brani più famosi della swinging London, che in quegli anni mitici aveva dettato non solo musica ma anche moda e modo di vivere, pettinature, indipendenza, ribellione sociale. Ma subito, sin dai primi momenti, soprattutto quando si guarda negli specchi che incrocia, non vede se stessa ma una ragazza bionda di quei tempi che le rassomiglia anche. Ovunque vada la trova ma la vede solo lei: ogni occasione è come un sogno, un’avventura in cui questa ragazza, Alexandra per tutti Sandie, la surroga, la sostituisce: è lei stessa sotto le altre sembianze. Per giunta, si ritrova a frequentare i locali e le persone di Sandie nei ’60. Prima meraviglia e poi incubo da cui non riesce a liberarsi. Forse Londra è davvero troppo per lei?

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È un viaggio nel tempo o è un sogno che lentamente la tormenta e non la fa più vivere e interferisce fino al punto di non riuscire più ad applicarsi in maniera efficiente nelle lezioni della scuola e non la fa più stare tranquilla come era sempre stata? Inizialmente Ellie è affascinata dalla storia dell’anziana donna che le ha affittato la camera, che come lei si è recata a Londra in cerca di fama come cantante, ma ben presto ciò si rivela come la parte più oscura della città e diventa sempre più pericolosa per lei. Eloise è ossessionata dal passato forse perché avrebbe tanto desiderato vivere lo splendore della Londra di quegli anni ruggenti. Misteriosamente e magicamente, con un salto nel tempo, scivola davvero in quel periodo: e quindi sono sogni notturni oppure no?

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Sì, Londra è troppo per Eloise/Sandie, è un vortice che la inghiotte, che la distrugge mentalmente, un precipizio nel vuoto esistenziale pieno di fatti misteriosi e soprattutto di uomini prepotenti e violenti, che la corteggiano per possederla, a cominciare da Jack, il giovane uomo che potrebbe farla debuttare come cantante nel night club che sta frequentando al seguito della sua alter ego, che continua ad imitare e seguire. La sua vita si va identificando sempre più in quella della ragazza misteriosa, come un sortilegio. Spaventata fino a voler tornare dalla nonna, vivrà l’incubo che sprofonda nell’horror, quando, nel momento peggiore, capirà meglio la personalità disturbata della padrona di casa. Chi è veramente Alexandra Collins?

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Edgar Wright, specializzato in thriller e horror moderni e stilizzati, realizza un giallo mentale in pieno anni ’60 ma visto con gli occhi di oggi e le due protagoniste Thomasin McKenzie e Anya Taylor-Joy, due attrici in forte ascesa in questi ultimi anni, sembrano davvero perfette per un film che lascia qualche perplessità ma che nel frattempo è stato anche molto apprezzato da una parte della critica ufficiale. Un’opera iniziata come un’avventura giovanile che si trasforma quasi in uno slasher movie con tanti zombies che però non aggrediscono ma cercano vendetta per poter riposare finalmente in pace. Un film che non mi ha entusiasmato ma che ha dato conferma delle due attrici, specialmente la Anya Taylor-Joy che dagli scacchi in poi non ha conosciuto soste nella sua carriera.

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Il lato positivo è che Edgar Wright sa gestire questo giocattolone come un videogame certamente complesso ma non tutto fila liscio e il gioco temporale a volte non pare ben organizzato. Usa con furbizia e mestiere la strategia dell’horror progressivo (come il progressive rock che vedeva l’alba negli anni sognati nel film), nel senso di trasformare abilmente una storia normale in una da orrore, sa aumentare il ritmo nel momento giusto come un videoclip frenetico. Ma nel complesso non è sembrato come taluni lo avevano declamato: per il salto definitivo del regista britannico bisogna attendere. Brave le due attici che si dividono il protagonismo, truccate che sembrano sorelle gemelle e molto apprezzabile, tra tanta gioventù che recita, il trio di famosi attori veramente anni ’60: Terence Stamp, affascinante come da giovane, la povera Diana Rigg nella sua ultima apparizione e Rita Tushingham. Il tutto condito dai magici brani di grande successo di allora, con le voci indimenticabili (per chi ha vissuto quei tempi come me) di Sandie Shaw, Cilla Black, The Beatles, The Who, The Kinks e tra gli altri l’interminabile e memorabile “Eloise” di Barry Ryan, dedicato evidentemente a Ellie, che finalmente al termine realizza il suo bel sogno e si afferma come couturière di talento.


 
 
 

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michemar

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