Woman in Gold (2015)
- michemar

- 12 set
- Tempo di lettura: 3 min

Woman in Gold
UK 2015 dramma storico 1h49’
Regia: Simon Curtis
Sceneggiatura: Alexi Kaye Campbell
Fotografia: Ross Emery
Montaggio: Peter Lambert
Musiche: Martin Phipps, Hans Zimmer
Scenografia: Jim Clay
Costumi: Beatrix Aruna Pasztor
Helen Mirren: Maria Altmann
Ryan Reynolds: Randol Schöenberg
Daniel Brühl: Hubertus Czernin
Katie Holmes: Pam Schoenberg
Tatiana Maslany: Maria Altmann giovane
Allan Corduner: Gustav Bloch, padre di Maria Altmann
Max Irons: Fredrick “Fritz” Altmann
Charles Dance: Sherman
Elizabeth McGovern: Florence-Marie Cooper
Jonathan Pryce: William Rehnquist
Moritz Bleibtreu: Gustav Klimt
Justus von Dohnányi: Dreimann
Antje Traue: Adele Bloch-Bauer
Tom Schilling: Heinrich
Frances Fisher: Barbara Schoenberg
TRAMA: Maria Altmann, una rifugiata ebrea ottantenne, si rivolge il governo austriaco per recuperare un dipinto di Klimt che ritiene appartenga di diritto alla sua famiglia.
VOTO 6,5

Sessant’anni dopo essere scappata da Vienna, l’anziana ebrea Maria Altmann (Helen Mirren), che ora vive a Los Angeles, inizia il suo viaggio di ritorno in patria con l’intenzione di recuperare i beni di famiglia sequestrati dai nazisti, tra cui un famoso dipinto di Klimt che rappresenta una “Donna in oro”, da cui il titolo del film.

Insieme al suo inesperto ma coraggioso giovane avvocato Randol Schöenberg (Ryan Reynolds), figlio della cara amica Barbara (Frances Fisher), intraprende una battaglia legale che si prolungherà per ben otto anni e che la costringerà a confrontarsi con le difficili verità del passato. Il primo scoglio pare sia, come affermano il ministro competente ed il direttore del museo dove è conservata l’opera d’arte, che il dipinto sia stato legittimamente lasciato in eredità alla galleria da zia della pretendente.

A questo punto, per fortuna della signora, entra in scena un giornalista, l’austriaco Hubertus Czernin (Daniel Brühl), il quale dopo ulteriori indagini svolte con l’avvocato, si scopre che questa affermazione non è corretta in quanto il presunto testamento non è valido poiché sua zia non possedeva il dipinto, poiché l’onorario dell’artista era invece stato pagato dallo zio di Altmann.

Quando il sogno iniziale pare irrealizzabile, il colpo di scena. Mesi dopo, imbattendosi in un libro d’arte con la riproduzione della mitica “Donna in oro” in copertina, Schoenberg ha un’illuminazione: utilizzando casi precedenti in cui una legge sulla restituzione dell’arte è stata applicata retroattivamente, l’avvocato presenta un reclamo presso un tribunale degli Stati Uniti contro il governo austriaco aprendo una controversia internazionale. Ma la strada sarà ancora lunga con speranze di vittoria e momenti di delusione, fino al decisivo ed ultimo accordo tra le parti.

Tratto da una storia vera, anche se è difficile sapere quanto sia fedele, il film di Simon Curtis dimostra ancora una volta quanto siano restie le nazioni a restituire i beni rubati agli esuli ebrei, con il solito tentativo di voler dimenticare o almeno mettere da parte nella triste memoria l’Olocausto. Ma uno dei temi del film è, giustamente, è che il passare del tempo non lava via i peccati del passato e che soprattutto, i crimini dei nazisti non hanno prescrizione.

Necessario per il regista fare la spola narrativa tra il presente e le vicende del passato, negli anni ‘30, quando la donna e la sua famiglia cadono sotto l’ombra nazista. Helen Mirren recita da par suo (formidabile il suo inglese contaminato dall’accento austriaco) ma Ryan Reynolds, mettendo da parte la sua predisposizione per il cinema d’azione o brillante, si rivela un efficace interprete anche nel dramma, fino quasi ad assumere i connotati del protagonista. Dapprima intimidito dall’ardua impresa, essendo solo un giovane avvocato, poi sempre più preparato ad affrontarla. Interessante, e forse un po’ fantasiosa, la ricostruzione della genesi del celebre dipinto, con il grande pittore interpretato da Moritz Bleibtreu. Quasi scontato poi che l’ufficiale nazista abbia il volto di Tom Schilling.

Senza dubbio un legal movie appassionante, interpretato da un folto cast importante: l’essenziale per il pubblico è stare attenti ai tanti eventi e cavilli legali e all’andirivieni dei due protagonisti nella lunga battaglia legale nei viaggi tra gli USA e l’Europa. Quando un’importante opera d’arte non è legittimamente nel posto giusto, soprattutto se in due stati differenti (figuriamoci se in due continenti diversi), non è così semplice rimettere le cose a posto e riconoscere il diritto di chi lo deve possedere, fatta salva la possibilità di essere comunque a disposizione del genere umano che deve poterlo godere. L’Arte deve essere di tutti.





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