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28 giorni dopo (2002)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 14 lug
  • Tempo di lettura: 5 min
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28 giorni dopo

(28 Days Later) UK 2002 horror 1h53’

 

Regia: Danny Boyle

Sceneggiatura: Alex Garland

Fotografia: Anthony Dod Mantle

Montaggio: Chris Gill

Musiche: John Murphy

Scenografia: Mark Tildesley

Costumi: Rachael Fleming

 

Cillian Murphy: Jim

Naomie Harris: Selena

Megan Burns: Hannah

Brendan Gleeson: Frank

Noah Huntley: Mark

Christopher Eccleston: maggiore Henry West

Stuart McQuarrie: sergente Farrell

Ricci Harnett: caporale Mitchell

Leo Bill: soldato Jones

Luke Mably: soldato Clifton

Junior Laniyan: soldato Bell

 

TRAMA: Un gruppo di animalisti irrompe in un laboratorio di ricerca a Cambridge per liberare degli scimpanzé sottoposti a esperimenti. Ignorando gli avvertimenti di un ricercatore, liberano un animale infetto da un virus altamente contagioso che induce una rabbia incontrollabile. Il virus si diffonde rapidamente in tutta la Gran Bretagna.

 

Voto 7


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La fine del mondo ha sempre affascinato e respinto contemporaneamente gli esseri umani. E, fin dagli albori della fantascienza, l’apocalisse è stata un argomento popolare. In effetti, uno dei sottogeneri più comuni della fantascienza (che ha guadagnato popolarità durante l’inizio della Guerra Fredda degli anni ‘50) è quello del sopravvissuto post-apocalittico, un individuo che vive attraverso una sorta di catastrofe (spesso una guerra nucleare) e deve farsi strada attraverso l’ambiente ostile che esiste sulla sua scia.


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Danny Boyle ha portato la sua prospettiva in questa storia. Armato di una sceneggiatura scritta da Alex Garland, la visione di Boyle del crepuscolo dell’umanità vede la popolazione spazzata via non dal fuoco, dallo zolfo e dal fallout nucleare, ma dalle malattie. I vivi sono divisi in due categorie: gli infetti, che sono più simili a zombie senza cervello che a esseri umani, e i survivalisti, che evitano di fare piani, rendendosi conto che “rimanere in vita è il massimo che si possa ottenere”. La natura allegorica del film è impossibile da non notare. E Boyle tocca questioni potenzialmente importanti come la differenza fondamentale tra uomo e bestia, e se gli esseri umani siano assassini naturali.


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Il film si apre con un breve prologo che spiega l’inizio della peste, dopo che un gruppo di attivisti radicali per i diritti degli animali irrompe in un laboratorio dove si svolgono esperimenti e libera scimmie contaminate da un viris simile alla rabbia, poi salta in avanti di 28 giorni in un mondo drasticamente cambiato. Jim (Cillian Murphy), un corriere ricoverato, si risveglia in un ospedale vuoto privo di sensi, lì arrivato da prima che la calamità colpisse. Confuso e incredulo, barcolla per le strade e scopre che Londra è deserta. Quando viene attaccato da uno degli infetti dalla rabbia, che intanto si è moto diffusa, un uomo selvaggio dagli occhi rossi il cui unico desiderio è quello di attaccarlo come un vampiro, la sua vita viene salvata da Selena (Naomie Harris) e Mark (Noah Huntley). Lo informano di ciò che è accaduto e, dopo che la cosa è stata approfondita, Jim decide di visitare la casa dei suoi genitori. Selena e Mark lo accompagnano, ma lì trovano un uomo di mezza età, Frank (Brendan Gleeson) e sua figlia adolescente, Hannah (Megan Burns), e insieme decidono di cercare i soldati guidati dal maggiore Henry West (Christopher Eccleston), che affermano di avere la risposta all’infezione.


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La prima metà è un road movie, in cui Jim e i suoi compagni si dirigono da Londra a Manchester utilizzando autostrade deserte e affrontando attacchi quasi costanti da bande fameliche. La seconda metà è un’azione/avventura più semplice. Il film contiene un colpo di scena significativo e Boyle mescola abilmente elementi di horror e dramma con la fantascienza. In effetti, una delle cose che distingue questo film da molti sforzi cinematografici simili è la sua attenzione ai personaggi piuttosto che all’azione e lo script sviluppa queste persone in individui credibili. La situazione è costruita in un modo che sembra quasi plausibile e, una volta stabilite le regole, non imbroglia mai. Anche gli esseri malefici hanno ragioni credibili per agire in quel modo e il finale non sembra scadere nel falso.


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Quando il regista vuole scioccarci, non ha problemi a farlo e non disdegna di aggiungere una vaga citazione di George A. Romero (La notte dei morti viventi). Diverse scene di assalti da parte degli scatenati infetti sono davvero inquietanti e improvvisi. Una sequenza in particolare - in cui Jim e Frank cercano di fare più in fretta possibile per cambiare una gomma all’auto su cui stanno scappando mentre una banda di infetti si avvicina inesorabilmente - genera tanta tensione quanto qualsiasi altro film mediocre. Ogni tanto, come succede dopo questo avvenimento, si gode di minuti di pausa e di alleggerimento osservando i fuggitivi si godono un picnic mentre rimuginano su cosa, se mai, il futuro potrebbe riservare. Improvvisamente, Jim e Selena si sono resi conto che il mantra del “sopravvivere e basta” non è abbastanza.


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Buon film senza dubbio, anche se si scopre che non fa molto di innovativo o radicale. È migliore di tante storie post-apocalittiche perché si preoccupa tanto dei personaggi e delle loro circostanze quanto dello sviluppo di battaglie e sequenze d’azione. Gli attori principali erano ancora semisconosciuti all’epoca del set e forse proprio questo anonimato ha ben funzionato: Cillian Murphy non aveva ancora sfondato con il bellissimo Il vento che accarezza l’erba, Naomie Harris aveva alle spalle solo un paio di apparizioni, mentre Brendan Gleeson e Christopher Eccleston erano più conosciuti in Europa ma solo per ruoli da caratteristi.


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La caratteristica tecnica che salta agli occhi è la fotografia dai colori molto particolari, persino leggermente sgranata, essendo stata girata appositamente in digitale per contribuire all’inquietudine generale e all’instabilità psicologica della storia. Ma l’insieme tra l’ottimo Danny Boyle dalla regia sicura, la notevole sceneggiatura di Alex Garland (che nei decenni a seguire diventerà l’affermatissimo sceneggiatore e regista di Dredd - Il giudice dell’apocalisse, Ex Machina, Annientamento, Men, Civil War, Warfare - Tempo di guerra, tutti bellissimi) e i solidi interpreti determina un film che coinvolge sino al termine.


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Nell’home theatre si trovano anche tre finali alternativi che si concludono tutti con la morte di Jim. In uno di questi muore per le ferite da arma da fuoco. In un altro, l’epidemia si rivela essere un sogno. Il terzo, più radicale, è stato presentato solo nello storyboard: Frank non viene ucciso dai soldati dopo essere stato infettato, gli altri sopravvissuti lo legano e scoprono un laboratorio di ricerca presso il blocco, dove Jim si sottopone a una trasfusione di sangue per salvare Frank.

Seguiranno nel 2007 28 settimane dopo diretto da Juan Carlos Fresnadillo e a distanza di tempo 28 anni dopo con il ritorno alla regia di Boyle.



 
 
 

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