Il vento che accarezza l'erba (2006)
- michemar
- 24 feb 2022
- Tempo di lettura: 6 min

Il vento che accarezza l'erba
(The Wind that Shakes the Barley) Irlanda/UK/Germania/Italia/Spagna/Francia/Svizzera 2006 dramma 2h7’
Regia: Ken Loach
Sceneggiatura: Paul Laverty
Fotografia: Barry Ackroyd
Montaggio: Jonathan Morris
Musiche: George Fenton
Scenografia: Fergus Clegg
Costumi: Eimer Ni Mhaoldomhnaigh
Cillian Murphy: Damien O'Donovan
Pádraic Delaney: Teddy O'Donovan
Liam Cunningham: Dan
Orla Fitzgerald: Sinéad
Gerard Kearney: Donacha
William Ruane: Johnny Gogan
Fiona Lawton: Lily
Martin Lucey: Congo
Mary Murphy: Bernadette
Mary O'Riordan: Peggy
Myles Horgan: Rory
Keith Dunphy: Terence
Roger Allam: Sir John Hamilton
TRAMA: 1919: gli irlandesi formano un esercito di guerriglia contro l'armata inglese, inviata per bloccare i moti indipendentisti. Il movimento repubblicano irlandese si spacca, favorendo la sopravvivenza del moribondo impero britannico. Damien e Teddy sono due fratelli dapprima uniti, poi divisi da scelte politiche agli antipodi.
Voto 8

“The Wind That Shakes The Barley” (Il vento che scuote l'orzo) è un verso di una canzone del XIX secolo di Robert Dwyer Joyce, un brano tradizionale irlandese che si ascolta nel film e che accentua come una malinconica ballata l’atmosfera tragica e rattristante della durissima storia di Ken Loach, che diventa Storia. Tramite le travagliate vicende di due fratelli combattenti per l’indipendenza della loro Patria, il grande regista inglese ripercorre gli avvenimenti che prima riguardarono la lotta clandestina e feroce del popolo irlandese contro il potere ancor più atroce del governo britannico che con il suo esercito maltrattava, torturava e uccideva impunemente ogni persona solo sospettata di far parte dell’organizzazione indipendentista; poi i sofferti e fratricidi (termine più che mai appropriato) avvenimenti interni di quel popolo che, per diversità di vedute, condussero alla guerra civile. La guerra di indipendenza, combattuta dall'Esercito Repubblicano Irlandese contro il governo britannico in Irlanda, durò dal gennaio 1919 fino alla tregua dell'11 luglio 1921, mentre la guerra civile fu un conflitto armato che contrappose sostenitori ed oppositori del Trattato - firmato il 6 dicembre 1921 - che ne era conseguito e andò dal 28 giugno 1922 al 24 maggio 1923. Gli oppositori lamentavano che il Trattato mantenesse legami costituzionali tra Irlanda e Regno Unito e biasimavano la separazione dell'isola, poiché le sei contee a maggioranza protestante dell'Irlanda del Nord non sarebbero state incluse nello Stato Libero. La guerra civile costò all'Irlanda più vite della guerra d'indipendenza che l'aveva preceduta e lasciò nella società irlandese una profonda frattura, i cui postumi sono ancora visibili un secolo dopo.


Il film ci mostra come, nel 1920, l'Irlanda rurale sia il feroce campo di battaglia dei ribelli repubblicani contro le forze di sicurezza britanniche e la popolazione unionista irlandese che si è opposta a loro. In quei giorni l’appena laureato in medicina Damien O'Donovan ha sempre dato priorità ai suoi ideali socialisti semplicemente aiutando le persone bisognose. E proprio quando sta lasciando l'Irlanda per andare a lavorare in un ospedale londinese di grande reputazione assiste a gravi abusi sui cittadini innocenti: in quel momento capisce che non può più partire e cambia idea. La scena di barbara e gratuita violenza alla stazione, quando stava salendo sul treno, gli fa capire che lì hanno bisogno anche del suo aiuto e della sua presenza: torna nel paese e si unisce alla brigata locale dell'IRA, comandata da suo fratello Teddy. Damien adotta la logica spietata della guerra civile, mentre Teddy si addolcisce sperimentando in prima persona sofferenze senza fine. Quando i leader dell'IRA negoziano uno Stato Libero autonomo sotto la corona britannica, Teddy difende il miglior accordo pragmatico possibile che ritiene in quel momento con i nemici. È a questo punto che Damien prende ancora una decisione importante e si unisce alla grande fazione secessionista che sogna niente di meno che una repubblica socialista. Il risultato è una guerra civile prima impensabile, che fa opporre sanguinosamente gli ex compagni d'armi irlandesi, ma mette persino contro, uno verso l’altro, i due fratelli, fino all’estremo epilogo. Tragico, inconcepibile.


La macchina da presa di Ken Loach e la sceneggiatura del fidato Paul Laverty (ben 13 collaborazioni tra i due alla data del 2021) si incollano sulle spalle, o meglio sul viso, dell’eccellente Cillian Murphy che interpreta il coraggioso Damien, dagli alti e forti ideali: la vita non facile nella regione rurale, le famiglie povere ma dignitose, l’insofferenza verso gli invasori inglesi, l’altruismo innato che lo spinge ad aiutare tutti, la agognata laurea in medicina, sono tutti lati della sua vita di giovane irlandese pieno di speranze. Il viso lentigginoso esprime continuamente lo sconcerto per quello che vede attorno a sé e, eccettuate le allegre bevute al bar, dove una birra tira l’altra in compagnia dei compaesani, che si guardano bene le spalle perché i militari arrivano sempre all’improvviso, la vita è molto dura e lui sogna di andare in quell’ospedale di Londra dove l’aspetta la professione agognata. Non è che voglia scappar via, la sua vita è lì, con gli amici di sempre e con la sua bella Sinead che sicuramente sposerà, ma ciò che lo aspetta nella capitale inglese vuol dire un domani più agiato e lontano dalle problematiche sociali del paese.


Ma la vita difficilmente va come uno desidera e quello a cui assiste è troppo grave. Deve prendere la decisione giusta e il destino gliela offre quella mattina in cui il capotreno e il capostazione vengono brutalmente malmenati e feriti dagli odiati soldati inglesi. Sarà insurrezione, saranno attentati e assalti alle caserme dei nemici per procurarsi le armi necessarie, perché a mani nude non si combina nulla. A fianco del fratello Teddy, che sta prendendo in mano le redini del gruppo, e soprattutto accompagnato dall’amico più fidato Dan, vedrà morire i compagni e gli amici di sempre, fino ad eseguire lui stesso la punizione esemplare verso un ragazzo che li tradisce. Sparandogli, con molta indecisione, pensando a ciò che sta facendo, non può fare a meno di dire: “Ho studiato anatomia per cinque anni, Dan, e ora sparo a un uomo in testa. Conosco Chris da quando era ragazzino. Spero che l'Irlanda valga questo sacrificio.”. E quando Dan, per il tanto sangue versato da loro e dagli inglesi prova nausea e stanchezza e ha un momento di riflessione, esprime forse una delle frasi chiave dell’intero film: “È facile sapere contro cosa ti batti, più difficile è sapere per cosa ti batti.”. Pochi gli attimi di svago, non manca qualche festicciola con i balli che tanto amano gli irlandesi, così come il regista si ripeterà nel 2014 con Jimmy's Hall - Una storia d'amore e libertà in cui la scuola di danza serve a distrarli dalla lotta indipendentista.

Tante vite perse, tanta ferocia, tante sofferenze, è un film in cui Ken “il rosso” fa militanza politica e sociale, seguendo imperterrito il percorso che aveva intrapreso sin dall’inizio della sua meravigliosa cinematografia, talvolta meno efficace, altre colpendo nel cuore e allo stomaco lo spettatore, cogliendo stima e premi ovunque e in tante presentazioni delle sue opere nei festival. Che a volte sia meno cinema e più politica non cambia nulla nella sostanza: si può criticare le scelte registiche o il registro di narrazione, ma il suo compito lo ha sempre assolto, a pugno chiuso, con storie di operai sfruttati o con lo schiavismo moderno, dalla Thatcher in poi, e con racconti storici come questo. Le sequenze sono impressionanti, con o senza dialoghi, con o senza musica, ma sempre con il primo piano sui visi stanchi di gente che è al limite. E con tanta naturalezza e con dialoghi semplici, paiono quasi documentari, esplicativi delle idee che il regista porta avanti da sempre. La storia di Damien è un esempio, una bandiera, un martire.




Cillian Murphy è l’autore della densità che il regista gli chiede e che lui dà, con forza e intensità, con una gestualità minima e resa massima. Il suo mirabile Damien è emozionante e commovente per sincerità e immedesimazione come forse non gli è mai più capitato. Un soggetto forte in mano ad un grandissimo autore e a un attore che dà il suo meglio. Oltre a noti Pádraic Delaney e ancor di più i bravi Liam Cunningham e Roger Allam, tanti i comprimari e le comparse che sembrano arrivare dalla vita comune, che fanno tenerezza per la loro semplicità e l’attaccamento alla loro terra: facce da Ken Loach. Lo sconvolgente finale è solo uno dei tanti episodi di un film che colpisce, ma è anche un epilogo che va oltre la comprensione umana. Un finale difficilmente riscontrabile in altre storie e in altri film, perché non è la guerra tra due fratelli che si odiano, ma di due persone che si vogliono bene per la pelle che al momento decisivo scelgono due strade differenti e siccome il loro ideale non è più lo stesso nessuno dei due recede ed entrambi seguono il destino. Tra le lacrime.
Non è un film che si guarda e si va oltre: resta nella mente, come tutti i film di Ken il rosso Loach. Sempre in direzione ostinata e contraria.
Palma d’Oro a Cannes 2006. Viva Ken!
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