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50 km all’ora (2024)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 21 lug
  • Tempo di lettura: 4 min
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50 km all’ora

Italia 2024 commedia 1h50’

 

Regia: Fabio De Luigi

Sceneggiatura: Fabio De Luigi

Fotografia: Simone Mogliè

Montaggio: Consuelo Catucci

Musiche: Stefano Della Casa

Scenografia: Valeria Zamagni

Costumi: Isabella Rizza

 

Fabio De Luigi: Rocco

Stefano Accorsi: Guido

Alessandro Haber: Corrado

Giorgia Arena: Iole

Elisa Di Eusanio: Rachele

Alice Palazzi: Laura

Simone Baldasseroni: Luca

Stefano Bicocchi: oste

Paolo Cevoli: prete

Marina Massironi: cantante alla sagra

Beatrice Schiros: tassista

 

TRAMA: Due fratelli si ritrovano al funerale del padre dopo svariati anni di silenzio e, tra rancori passati e affetto sopito, affrontano un viaggio a bordo di due moto scassate che hanno costruito insieme quando erano ancora ragazzini.

 

VOTO 6,5


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Alla sua terza regia, Fabio De Luigi sceglie una storia on the road tra il comico e il tenero in cui sia lui che il partner Stefano Accorsi riescono ad esprimersi al meglio nel repertorio che ha appunto quelle due caratteristiche, interpretando due fratelli che più diversi non potevano essere e ciò, nelle commedie è normale.


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Rocco (Fabio De Luigi) e Guido (Stefano Accorsi), che più diversi non potrebbero essere, si riuniscono quando muore il cinico e prepotente padre Corrado (Alessandro Haber). I due si ritrovano al suo funerale dove ancora una volta mostrano quanto siano diversi, ma pur sempre fratelli: il primo più affidabile e legato alla famiglia (è rimasto vicino al padre per trent’anni dopo che la madre lo ha lasciato) e il secondo invece più sbruffone e indipendente. Ma, al di là delle differenze, i due faranno i conti con un passato in cui immaginavano un viaggio sui loro motorini da 50cc attraverso l’Italia. Ora quei motorini ci sono ancora e anche il motivo del viaggio: spargere le ceneri del padre sulla tomba della madre come da sue ultime volontà. Da qui un divertente e formativo percorso su strada spingendosi dall’Emilia-Romagna fino a Cervia, dove appunto è sepolta la signora.


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Tutto normale, per un’idea di cinema piacevole e anche divertente, ma il tragitto non sarà come immaginato, dato che la vita di Guido ha riservato alcune sorprese, compreso un figlio addirittura di 18 anni che lui non ha mai visto in vita sua, per cui, tra soste imprevedibili, mangiate cinesi colossali, balli e balletti improponibili, bevute esagerate, notte balorda e sesso (questo solo nei desideri) arrivano persino a Milano – sempre in motorino, eh! - per conoscere finalmente il giovanotto. E questo rientra nello schema delle commedie, è normale.


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Ne viene fuori un buddy movie che rivela l’assoluta assonanza artistica tra i due attori, pur se diversi nelle loro esperienze cinematografiche ma anche come carattere di uomini e di personaggi, come due pezzi di un oggetto rotto, e quindi irregolari, che però combaciano alla perfezione una volta messi assieme. Anzi, si incollano proprio, nonostante qualche inevitabile litigata e momentaneo distacco. No, loro si riuniscono facilmente dopo ogni discussione e tra i nostalgici ricordi d’infanzia, i differenti comportamenti, soprattutto nei confronti del padre appena defunto, e le vite opposte vissute, si accorgono che in fondo, alla fine del viaggio imprevedibile, sono stati benissimo assieme e si danno l’appuntamento per… chissà quando. Ed anche questo è normale.


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La vera sorpresa, di certo inattesa, è la tenerezza quasi fanciullesca e picaresca che scoppia tra i due. Siccome, ognuno sul suo cinquantino tipo Ciao degli anni ‘70 / ‘90, non si può andare più veloce di qualche decina di km all’ora, il viaggio diventa una passeggiata nostalgica e viene fuori una sensibilità tutta maschile in cui emergono prima di tutto il simpatico e particolare humor di Fabio De Luigi qui al suo meglio (sicuramente perché si esprime come vuole) e poi la piacevole esuberanza di Stefano Accorsi, in un’armonia che sorprende gradevolmente. Da una famiglia, diciamo, sgangherata non poteva che scaturire una coppia di fratelli sullo stesso tono.


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In più ci si aggiunge la bella Italia centrale, i panorami dell’Appennino Tosco-Emiliano, gli ineguagliabili borghi, la simpatia della gente alla mano, l’incoscienza di due uomini mai davvero maturati, che sono, e si capisce dopo solo qualche minuto, uno sobrio ed essenziale, smargiasso ed estroverso l’altro. Una coppia classica già vista tante volte al cinema. Ed anche questo è normale.


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Il migliore tra i due? È difficile scegliere, ognuno ha le sue caratteristiche e i pregi e difetti, ma insieme fanno trascorrere due ore scarse piacevolmente con un film che Fabio De Luigi dirige con leggerezza, magari soffermandosi un po’ troppo in qualche sequenza, in altre esagera, ma gli intenti sono chiari: voleva mostrare tutto quello che aveva in testa, mai, però, come è suo costume, essere volgare o di facile comicità. Invece il film viaggia alla velocità giusta, non più di 50 all’ora e si arriva alla fine quando, come prevedibile, assistiamo ad un addio malinconico, di quelli in cui ci si saluta promettendosi di rivedersi. Mai.


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Tutto normale, appunto, come più volte ribadito, ma che vengano pure commedie italiane così, invece delle baraonde che il pubblico nostrano deve subire. I due sono bravi e si viaggio alla velocità giusta, dal primo all’ultimo minuto, con la presenza – menzione speciale – dell’inarrestabile Alessandro Haber, padre padrone come nessuno saprebbe fare in una buona commedia.



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Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

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