Al massimo ribasso (2017)
- michemar

- 18 apr 2021
- Tempo di lettura: 4 min

Al massimo ribasso
Italia 2017 dramma 1h40’
Regia: Riccardo Jacopino
Sceneggiatura: Riccardo Jacopino, Tommaso Santi
Fotografia: Alessandro Dominici
Montaggio: Pamela Maddaleno
Musiche: Marzio Benelli, Raffaele Schiavo
Scenografia: Stefano Giura
Costumi: Raluca Banche, Elena Bongiovanni
Matteo Carlomagno: Diego
Viola Sartoretto: Anita
Alberto Barbi: ing. De Masi
Stefano dell’Accio: Rocco
Francesco Giorda: Planck
Massimo Liotta: Benny
Marco Affattato: boss
Salem Saberaghen: hacker
Carlo Airola Tavan: dr. Palazzo
Luciana Littizzetto: presidente cooperativa
TRAMA: Diego lavora per conto di una società mafiosa torinese: grazie alle sue capacità riesce a garantire sempre la loro vittoria nelle gare d'appalto guadagnandosi in questo modo da vivere. Nasconde un segreto: è capace di leggere nel pensiero e così riesce a fornire sempre la cifra esatta a cui varie società edilizie propongono il prezzo del loro lavoro, in modo tale da consentire ai suoi superiori la proposta di un massimo ribasso.
Voto 7

Come biglietto da visita e per capire la genesi della piccola opera, questo noir è stato prodotto dalla Arcobaleno Cooperativa Sociale di Torino insieme a Rai Cinema e realizzato a Torino e provincia nell’autunno del 2016, con troupe e attori quasi interamente piemontesi, oltre al sostegno di Film Commission Torino Piemonte. È un film di denuncia sociale fuori dai soliti schemi perché è fortemente influenzato dalla commistione con il genere fantascientifico. Infatti, il protagonista Diego Malenotti (un ex poliziotto allucinato e solitario) sfrutta la sua straordinaria dote di leggere nella mente delle persone che lo circondano, e in questa maniera, al servizio della criminalità col colletto bianco, è sempre in grado di sapere l’offerta minima delle altre imprese nelle gare d’appalto. Suggerendo quindi la cifra giusta, al massimo ribasso appunto, riesce a far vincere la gara alla ditta dell’organizzazione che lo paga. La conseguenza immediata è che, come sempre succede con i ribassi dei costi, si abbassa notevolmente anche la qualità del servizio offerto, con l’inevitabile processo di illegalità diffusa che va a cozzare con le possibilità di chi cerca di lavorare onestamente. Ma attenzione: il suo potere magico non è, come si suol dire, leggere nel pensiero, ma letteralmente “ascoltare” le frasi che pensano le persone che gli passano accanto.

Sarebbe limitativo, però, circoscrivere questo bel film solo nell’ambito della denuncia sociale perché il personaggio del protagonista è una personalità complessa che si trascina dall’infanzia un’esperienza familiare non facile, con una mamma sordomuta con il ricordo impresso nella mente di quando gli aveva consegnato un piccolo oggetto che lui avrebbe dovuto utilizzare, accendendo la lucina, per richiamare la sua attenzione, ogni volta che ne avrebbe avuto bisogno. Un pulsante quasi magico che Diego si porta appeso al collo come un talismano ad eterna memoria dell’affetto materno. Inoltre, nel profondo dell’intimo conserva chissà quale forma di colpe – mai disvelate, solo intuibili – che lo portano prima di tutto ad aiutare qualche bisognoso che incrocia nel suo vagare per la città di Torino, in particolare uno sbandato a cui offre tutte le mattine il caffè e qualche banconota, a cui lascerà come perenne ricordo quella lucina da accendere, alla vigilia immediata della decisione definitiva che sta meditando da tempo, stufo e nauseato dallo sfruttamento illecito dei suoi poteri.

Colpe da cui tenta di liberarsi andando di tanto in tanto, risalendo lungo le rocce bagnate, sotto l’acqua di una cascata in cui cerca di lavare il corpo, i vestiti e la coscienza. Un lavaggio violento che ricorda il rito della abluzione indiana nel Gange, a braccia aperte, così proprio come vorrà portare a termine la sua vita, sperando di liberarsi e purificarsi. Nel frattempo, dopo aver instaurato un legame affettivo e sessuale ma instabile con Anita, sta impiegandosi per trovarle una sistemazione lavorativa pur di allontanarla dalla vita irregolare che la porta a frequentazioni pericolose e illegali, dalla droga e dall’alcol. Una donna in lotta per ricostruirsi una vita. Le loro strade si intrecceranno, almeno fino a quando Diego sarà costretto a prendere la scelta conclusiva. Il vortice in cui si è venuto a trovare è diventato un incubo, non ha più voglia di far parte di un sistema illecito e, inoltre, le voci che affollano la mente, tutti i pensieri della gente che lo avvicina, sono un tormento e a nulla serve coprire il continuo brusio con la musica a palla delle immancabili cuffie sulle orecchie: quella musica sovrasta ciò che gli altri pensano ma è solo un suono che si sovrappone alle continue percezioni cerebrali. Ne ha parlato persino con un fisico che ha conosciuto nei giochi on line ma ciò non rappresenta di certo la soluzione. Quel potere innato che porta dentro di sé dalla nascita lo avevano fatto allontanare anche dalla Polizia di Stato in cui prestava servizio: come poteva spiegare che non poteva rivelare le fonti delle notizie di cui veniva a conoscenza per risolvere le indagini? Non erano confidenze ma “ascolti”. Metafisici? Sovrannaturali? Energia del pensiero che diventava materia, come spiegava Plank, l’amico fisico a cui si è confidato e rivelato il suo segreto?

La scelta del regista Riccardo Jacopino è quella di utilizzare le voci che Diego ascolta come la classica voce fuori campo che tanto caratterizza i noir, quindi al posto di quella del personaggio. Egli lavora con i carnefici, ma vive in mezzo alle vittime, fin quando, un giorno, l’estenuante pressione che si ritrova lo porta al punto di rottura e capisce che deve decidere il suo futuro. Il giorno arriva o decide lui stesso il modo per porre rimedio al trascinarsi dei giorni ripetitivi, sfidando la macchina del potere degli uomini senza scrupoli. È molto apprezzabile la regia, Riccardo Jacopino fa senz’altro centro, coadiuvato da un attore eccellente: Matteo Carlomagno è una bellissima sorpresa, mentre la sua momentanea partner, Viola Sartoretto, ha un portamento e una recitazione di tutto rispetto, un’attrice molto interessante che va rivista in altre occasioni.
È sempre una bella notizia che il cinema italiano possa offrire piccoli gioiellini come questo, che, come da prassi, restano belli e invisibili.






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