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Amistad (1997)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 16 ott
  • Tempo di lettura: 4 min
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Amistad

USA 1997 dramma storico 2h35’

 

Regia: Steven Spielberg

Sceneggiatura: David Franzoni

Fotografia: Janusz Kaminski

Montaggio: Michael Kahn

Musiche: John Williams

Scenografia: Rick Carter

Costumi: Ruth E. Carter

 

Matthew McConaughey: Roger S. Baldwin

Djimon Hounsou: Joseph Cinque

Anthony Hopkins: John Quincy Adams

Morgan Freeman: Theodore Joadson

Nigel Hawthorne: Martin Van Buren

David Paymer: segretario John Forsyth

Pete Postlethwaite: Holabird

Stellan Skarsgård: Lewis Tappan

Peter Firth: cap. Fitzgerald

Jeremy Northam: giudice Coglin

Arliss Howard: John Calhoun

Anna Paquin: Isabella II di Spagna

Razaaq Adoti: Yamba

Abu Bakaar Fofanah: Fala

Darren Burrows: ten. Meade

Tomas Milian: Calderón

Michael Massee: guardia carceraria

Chiwetel Ejiofor: James Covey

Allan Rich: giudice Juttson

Paul Guilfoyle: avvocato

 

TRAMA: Nel 1839, la rivolta dei prigionieri Mende a bordo della una nave spagnola Amistad causa una grande controversia negli Stati Uniti quando viene catturata al largo della costa di Long Island. I tribunali devono decidere se i sono schiavi o liberi.

 

VOTO 7


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Anche se non raggiunge la potenza di Schindler’s List, il presente resta un film coinvolgente. È ricco di temi, ben realizzato e stimolante per le riflessioni. L’unico aspetto in cui non convince del tutto è l’impatto emotivo rispetto all’altro: quello è stata un’esperienza travolgente, quasi spirituale, Spielberg ci ha immersi nella storia, ci ha tenuti sospesi nel dramma e ci ha lasciati svuotati dopo tre intense ore. Questo, pur essendo un ottimo esempio di cinema, non ha lo stesso effetto profondo.


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La vicenda della nave in questione non è presente nei libri di storia e ciò non sorprende. Eppure, è un episodio importante per la storia sociale e giuridica americana. Il film non segue alla lettera i fatti, ma ne rispetta lo spirito. Alcuni dettagli sono stati modificati per dare più forza alla narrazione, ma la sostanza rimane fedele. Nell’estate del 1839, durante una notte di tempesta, 53 africani prigionieri sulla nave negriera spagnola riescono a liberarsi e, guidati dal coraggioso Cinque (Djimon Hounsou), prendono il controllo della nave, uccidendo gran parte dell’equipaggio. Senza sapere come tornare in Africa, si affidano ai due spagnoli sopravvissuti, che però li ingannano. La nave finisce al largo della costa americana e viene intercettata da una nave militare vicino al Connecticut. Gli africani vengono arrestati e accusati di omicidio e pirateria.


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In tribunale, a difenderli per primi sono due abolizionisti: Theodore Joadson (Morgan Freeman) e Lewis Tappan (Stellan Skarsgård). Presto si unisce a loro Roger Baldwin (Matthew McConaughey), un avvocato con poca esperienza. Con l’aiuto dell’ex presidente John Quincy Adams (Anthony Hopkins), Baldwin dimostra di essere più convincente di quanto ci si aspettasse. Sostiene che gli africani erano uomini liberi, rapiti illegalmente, e non proprietà. Il giudice gli dà ragione, ma le pressioni politiche sono forti: il presidente Martin Van Buren (Nigel Hawthorne) e la giovane regina Isabella di Spagna (Anna Paquin) fanno di tutto per impedire la loro liberazione.


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Al centro del film c’è il coraggio umano. Cinque è un personaggio potente, che non si piega al dolore né all’umiliazione. Sa che potrebbe morire, ma non rinuncia alla sua libertà. Djimon Hounsou, al suo debutto, lo interpreta con intensità e presenza scenica. Cinque ci aiuta a vedere gli africani non come simboli, ma come persone. Spielberg rafforza questo punto mostrando molte scene dal loro punto di vista, con osservazioni anche ironiche sui comportamenti degli occidentali.


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Andando nel cuore del contenuto della storia e del film, la vera battaglia è quella per definire cosa significa essere umani. Come i nazisti consideravano gli ebrei “sub-umani”, così i sostenitori della schiavitù negano l’umanità degli africani. Gli abolizionisti li vedono come uomini, gli schiavisti come oggetti. In questo senso, il film mette sotto processo la moralità della schiavitù, con l’ombra della guerra civile che incombe e che condizionerà la vita americana negli anni a seguire. Il film, passando dall’azione alla parte del dibattito processuale, esplora con efficacia le complesse dinamiche legali e politiche del processo, rendendolo un dramma giudiziario molto appassionante. Quattro parti rivendicano gli africani: lo Stato, la regina di Spagna, due ufficiali della marina americana e i due spagnoli sopravvissuti. Baldwin deve smontare tutte queste pretese, mentre impara a conoscere Cinque e a superare i propri pregiudizi. Nonostante la barriera linguistica, tra i due nasce una comunicazione profonda.


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Steven Spielberg sforna ancora una volta un film eccellente e dirige da par suo tutti gli attori con maestria, anche se, a parte Cinque, gli altri personaggi sono meno sviluppati, ma le interpretazioni sono tutte eccellenti. Matthew McConaughey riesce a superare la sua immagine da bel ragazzo, anche se il suo Baldwin resta poco definito fuori dal processo. Morgan Freeman e Stellan Skarsgård sono efficaci, ma i loro ruoli si limitano a quello degli abolizionisti. Nigel Hawthorne interpreta Van Buren come un politico opportunista, mentre Anthony Hopkins è straordinario nei panni di Adams: il suo discorso finale sulla libertà è uno dei momenti più memorabili del film. In ogni caso, un cast numeroso e di gran nomi.


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Una differenza importante rispetto a Schindler’s List è l’assenza di un cattivo ben definito. Lì c’era Amon Goeth, incarnazione del male nazista. In questo il nemico è la schiavitù stessa, un’ideologia astratta. Spielberg riesce comunque a costruire un film avvincente, anche senza un antagonista centrale.


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Riconoscimenti

Oscar 1998

Candidatura come miglior attore non protagonista per Anthony Hopkins

Candidatura come migliore fotografia

Candidatura come migliori costumi

Candidatura come miglior colonna sonora

Golden Globe 1998

Candidatura come miglior film drammatico

Candidatura come migliore regia

Candidatura come miglior attore in un film drammatico per Djimon Hounsou

Candidatura come miglior attore non protagonista per Anthony Hopkins

 

 

 
 
 

Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

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