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Attacco al potere (1998)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 31 ago 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 1 dic

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Attacco al potere

(The Siege) USA 1998 thriller 1h56’


Regia: Edward Zwick

Sceneggiatura: Menno Meyjes, Lawrence Wright, Edward Zwick

Fotografia: Roger Deakins

Montaggio: Steven Rosenblum

Musiche: Graeme Revell

Scenografia: Lilly Kilvert

Costumi: Ann Roth


Denzel Washington: Anthony Hubbard

Annette Bening: Elise Kraft / Sharon Bridger

Bruce Willis: gen. William Devereaux

Tony Shalhoub: Frank Haddad

Sami Bouajila: Samir Nazhde

Mark Valley: Mike Johanssen

Tina Osu: Lianna

Lance Reddick: ag. Floyd Rose

David Proval: ag. Danny Sussman

Victor Slezak: col. Hardwick

Jack Gwaltney: Fred Darious


TRAMA: Un autobus esplode a Brooklyn: comincia così la campagna del terrore che gli integralisti islamici hanno dichiarato agli americani. A fronteggiare l'escalation di violenza ci sono Anthony 'Hub' Hubbard, capo della Task Force Antiterrorismo dell'FBI, e il generale William Devereaux, un militare cauto e riflessivo che sa come affrontare il nemico. I due possono contare sull'aiuto di Elise, agente della Cia infiltrata nella comunità arabo-americana.


Voto 6


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Siamo almeno tre anni prima del terribile 11 settembre ma l’incubo di atti terroristici da parte islamica si annusa già negli Stati Uniti e qualche film è stato girato con questi contenuti. Edward Zwick, sempre alla caccia di soggetti movimentati e d’avventura, ottimo artigiano di film commerciali ma non troppo, sempre sottovalutato, dirige un’opera che vuole dimostrare cosa potrebbe accadere se una città americana diventasse l'obiettivo dei terroristi internazionali. Questo non è uno scenario cinematografico unico, ma l'approccio di Zwick è abbastanza innovativo. Normalmente, infatti, nei film d’azione ci sono sequenze spettacolari e di inseguimenti mozzafiato, molta azione, appunto. Non qui. Nonostante un primo inseguimento in auto e la presenza di Bruce Willis - nell’occasione molto meno irruento del solito - questo non è quel tipo di film. È un thriller, certo, ma è il thriller con personaggi che riflettono, dove i fuochi d'artificio lasciano il posto alla trama, lo sviluppo del personaggio soppianta le scene di combattimento e l'adrenalina non anestetizza la mente dello spettatore.


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L'ambientazione è New York, uno dei più probabili (e vulnerabili) obiettivi americani per il terrorismo. Quando un ramo speciale dell'esercito degli Stati Uniti, sotto il comando del generale William Devereaux (Bruce Willis), prende prigioniero la presunta mente terrorista Ahmed Bin Talal, i fondamentalisti islamici di tutto il mondo ne prendono atto e l'unico avvertimento che l'FBI riceve è un unico, criptico messaggio: “Rilasciatelo”. Quindi si scatena l’inferno. Un autobus viene distrutto, uccidendo 25 civili, un teatro di Broadway viene bombardato, ostaggi vengono presi in una scuola. Mentre l'ondata di attività terroristiche cresce, il Presidente deve considerare se l'unico modo per salvare la città e rompere la morsa della paura è dichiarare la legge marziale. Devereaux si oppone a questa eventualità, ma è comunque pronto a guidare 10.000 uomini in azione sul suolo americano.


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Un'altra persona non favorevole alla legge marziale è Anthony Hubbard (Denzel Washington), l'agente dell'FBI incaricato di indagare sulle attività terroristiche. È lui un’altra mente pensante che vuol seguire procedure differenti per neutralizzare i terroristi e limitare le perdite. Uno dei motivi per cui il film di Zwick funziona abbastanza e tiene sveglia l’attenzione è che viene ben raccontato anche quello che succede sia per le strade e con l’azione, sia quello che non si vede: oltre all'indagine dell'FBI, infatti, viene speso molto tempo per esplorare le relazioni diffidenti che esistono tra i vari segmenti del governo degli Stati Uniti (vale a dire l'esercito, l'FBI e la CIA). In pratica la regia tende a dare uno sguardo alle complessità che si riscontrano quando sono coinvolti così tanti segreti e bugie. E nel film non va neanche trascurato (anche se superficialmente) i pericoli potenziali di abuso di potere quando la Costituzione è sospesa, dando finalmente un significato al titolo italiano (l’originale sta per “assedio”).


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Il regista dell’Illinois si permette un cast di stelle quali Bruce Willis (poteva mancare?), Denzel Washington (capo della Task Force Antiterrorismo dell'FBI) e Annette Bening, che è l'agente della CIA Elise Kraft. Praticamente i rappresentanti dei tre enti preposti alla sicurezza nazionale e, in questo frangente drammatico e difficilissimo, alla soluzione del caso. Con annesso discorso finale di Hubbard a proposito dell’importanza e dei meriti della libertà, della legge e della giustizia. Il film ha il merito di mettere d’accordo tutti e tre, dal momento che il militare non è impulsivo come spesso viene definito dal cinema americano e che Elise non si presenta come la tipica funzionaria della CIA, implacabile e irragionevole. È per questi motivi che riescono ad andare d’accordo con l’agente FBI.


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Buon film confezionato con mestiere anche se prevedibile, un buon intrattenimento in buona sostanza, ma fino ad un certo punto: dopo l’11 settembre questi film sono stati bloccati per un po’ di tempo. Troppo lacerante e sanguinante la ferita delle Twins Towers.

Regia attenta, ottimi interpreti e nomi eccellenti nel cast tecnico, a cominciare dalla fotografia di Roger Deakins ai costumi di Ann Roth.



 
 
 

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