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Automata (2014)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 16 ott
  • Tempo di lettura: 2 min
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Automata

(Autómata) Spagna, Bulgaria 2014 fantascienza 1h49’

 

Regia: Gabe Ibáñez

Sceneggiatura: Gabe Ibáñez, Igor Legarreta, Javier Sánchez Donate

Fotografia: Alejandro Martínez

Montaggio: Sergio Rozas

Musiche: Zacarías M. de la Riva

Scenografia: Patrick Salvador

Costumi: Armaveni Stoyanova

 

Antonio Banderas: Jacq Vaucan

Birgitte Hjort Sørensen: Rachel Vaucan

Melanie Griffith: Susan Dupré

Dylan McDermott: Sean Wallace

Robert Forster: Robert Bold

Tim McInnerny: Vernon Conway

Andy Nyman: Ellis

David Ryall: Dominic Hawk

Danny Kirrane: Muniesa

Christa Campbell: Tech

 

TRAMA: Nel 2044 la Terra è ormai ampiamente desertificata e l’umanità lotta per sopravvivere in un ambiente ormai ostile. La razza umana coesiste con i robot Pilgrim 7000, creati per tentare di recuperare le zone desertiche ed infine, fallito l’obiettivo, usati per supportare la condizione della società in declino.

 

VOTO 6


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Nel 2044 l’uomo ha sfruttato fino al limite la Terra tanto che la popolazione mondiale ammonta a soli 20 milioni di abitanti, tutti costretti a vivere in ampie zone di deserto radioattivo. Ad aiutarli per cercare nuove zone abitabili e dare loro supporto ci sono i robot Pilgrim 7000: se sono stati chiamati “pellegrini” è tutto dire. Jacq Vaucan (Antonio Banderas) ha il compito di controllare il loro stato di efficienza e scopre che alcuni automi sono stati modificati in modo da oltrepassare il protocollo per cui sono stati costruiti, forse persino andando oltre i propri limiti di intelligenza artificiale.


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Il film si chiede se siamo di fronte a una nuova revisione dei rapporti tra uomo e macchina e all’eterno dibattito sulla vita artificiale. Grosso modo è la discussione dell’uso appropriato della moderna AI, che può essere molto utile ma anche parecchio pericolosa se utilizzata a scopi azzardati.


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Il regista Gabe Ibáñez, insieme ad altri due sceneggiatori, firma un’opera che unisce il genere poliziesco e la tematica della peculiarità dell’argomento tecnologico, per cui Antonio Banderas interpreta un agente assicurativo che mette in discussione l’esistenza stessa degli automi. Pur trattando temi come famiglia e speranza, il film si svolge in un futuro disumanizzato, illustrato con immagini desolanti e una scenografia da fine del mondo. Il basso budget e la poco originale scrittura limitano lo sviluppo dell’argomento e funzionano fino ad un certo punto, ma nell’insieme puntano decentemente sul dibattito del problema centrale: quello essenziale in cui i Pilgrim non devono nuocere agli umani e quello, più inquietante, riguardante il divieto di modifica autonoma.


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Sembra di rileggere, in formato ridotto, le avventure del Rick Deckard di Blade Runner: infatti, il film di Gabe Ibáñez è un onesto b-movie a basso costo che offre il lato umanistico in un film di ambientazione apocalittica e distopica nella ricerca delle possibilità di sopravvivenza dell’uomo. Per quanto riguarda invece gli esterni, principalmente le scene nell’area della spazzatura e il deserto, ritroviamo tracce di film come Elysium, la serie di Mad Max o anche Wall-E.


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Quelle creature tecnologiche possono far paura?

“Sei solo una macchina”, dice Jacq Vaucan.

“È come dire che sei solo una scimmia” risponde piccato il Pilgrim.

 


 
 
 

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