Basic Instinct (1992)
- michemar

- 14 ott 2019
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 12 lug

Basic Instinct
USA, Francia 1992 thriller 2h7'
Regia: Paul Verhoeven
Sceneggiatura: Joe Eszterhas
Fotografia: Jan de Bont
Montaggio: Frank J. Urioste
Musiche: Jerry Goldsmith
Scenografia: Terence Marsh
Costumi: Nino Cerruti, Ellen Mirojnick
Michael Douglas: Nick Curran
Sharon Stone: Catherine Tramell
George Dzundza: Gus Moran
Jeanne Tripplehorn: Beth Garner
Denis Arndt: ten. Philip Walker
Leilani Sarelle: Roxy
TRAMA: La rockstar Johnny Boz viene trovato morto nel suo letto, ucciso con un rompighiaccio. Il detective Nick Curran, che ha un passato di droga ed alcolismo ormai superato, si occupa del caso. I primi sospetti cadono su Catherine Tramell, una bella ed affascinante scrittrice che era stata vista diverse volte in compagnia di Johnny Boz. La psichiatra Beth Gardner, che è anche l'ex ragazza di Nick, scopre che il delitto di Johnny è identico ad uno descritto in uno dei romanzi della Tramell.
Voto 7

Sharon Stone seduta con le gambe accavallate con il suo bel vestito candido rappresenta ormai una vera icona cinematografica immortale, una delle fotografie più famose della storia del cinema e basta guardarla per ricordarsi del film: non è il primo caso ovviamente che avviene questo fenomeno mnemonico, ma poche volte succede di guardare una foto e riandare all’istante al ricordo di un film e, come in questo caso, alla torbida atmosfera dell’opera (certamente non perfetta) di Paul Verhoeven. È il classico caso di quando si ricordano alcune sequenze (qui, certamente calde) ma poco di tutto il film, che pecca di diverse lacune.

Diciamo che il regista ha saputo giostrare con molti elementi tipici ed essenziale dell’hot thriller ma senza arrivare mai alla compiutezza narrativa. Il peccato maggiore della regia è che ci fa attendere continuamente il colpo di scena che non verrà, semmai cosparge la trama (al di là del delitto commesso che fa scattare le indagini di un detective, Nick) di altri inspiegabili omicidi e coincidenze che, mentre rischiano di ricadere sul poliziotto, rendono l’uomo sempre più convinto che la verità sia altrove e che la scrittrice Catherine, la femme fatale, possa essere la donna per lui, nonostante sia stato avvertito che il suo prossimo romanzo terminerà con la morte di un detective che si è innamorato della persona sbagliata. Ma la sua è più che una infatuazione: è la totale perdizione per quella donna, che lo attira come una droga insaziabile. D’altro canto, il merito di Verhoeven è stato quello di aver saputo creare una miscela esplosiva di mistero e di eros, di esaltare nel buio di molte scene il bianco e il giallo, l’abito e la capigliatura della misteriosa donna che si stagliano come una cometa nel nero del cielo. Poi ci si mise anche la trovata della stupenda Sharon Stone (la leggenda narra che fu una sua idea estemporanea) di accavallare le gambe durante l’interrogatorio senza indumenti intimi. La storia fu scritta. Il viso sudato e sconcertato degli astanti è il controcampo che esaltò la sequenza.

Il crescendo delle attese è furbescamente stimolato dal regista, ma il vero colpo di teatro che ci si aspetta ci mancherà, perfino con un dubbio finale. Ciò non toglie però il fascino del film, che attirò la grande attenzione del pubblico e realizzò notevoli incassi. Tutt’oggi lo si guarda quasi con lo stesso interesse di allora.
Le riprese a San Francisco furono ostacolate dai membri del "Queer Nation", l'associazione per i diritti degli omosessuali, convinti che le caratteristiche di Catherine, focosa bisessuale, fossero dipinte negativamente. La contestazione negli USA proseguì perfino con violenza all'uscita in sala. Possibile che lo stile, gli esterni a San Francisco e l'ambiguità dei personaggi femminili indicano nel Vertigo di Hitchcock il modello più vicino.

Potrà anche non piacere per nulla, ma il film è iscritto di diritto nella lista dei film-cult e Sharon Stone, che nel film doveva essere solo la comprimaria di Michael Douglas, ne divenne la padrona ed è ancora qui con noi, splendente come una stella. Di luce propria.

Riconoscimenti
1993 - Premio Oscar
Candidatura miglior montaggio
Candidatura migliore colonna sonora
1993 - Golden Globe
Candidatura migliore attrice in un film drammatico a Sharon Stone
Candidatura migliore colonna sonora originale






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