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Bastardi senza gloria (2009)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 23 feb 2021
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 4 ott

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Bastardi senza gloria

(Inglourious Basterds) USA, Germania 2009 guerra 2h33'


Regia: Quentin Tarantino

Sceneggiatura: Quentin Tarantino

Fotografia: Robert Richardson

Montaggio: Sally Menke

Musiche: Mary Ramos, Jim Schultz

Scenografia: David Wasco

Costumi: Anna B. Sheppard


Brad Pitt: ten. Aldo Raine

Mélanie Laurent: Shosanna Dreyfus

Christoph Waltz: col. Hans Landa

Eli Roth: serg. Donnie Donowitz (Orso Ebreo)

Michael Fassbender: ten. Archie Hicox

Diane Kruger: Bridget Von Hammersmark

Daniel Brühl: sold. Frederick Zoller

Til Schweiger: serg. Hugo Stiglitz

Rod Taylor: Winston Churchill


TRAMA: Nella Francia occupata dai nazisti, la giovane Shosanna Dreyfus assiste all'uccisione di tutta la famiglia per mano del colonnello Hans Landa. La ragazza sfugge miracolosamente alla morte e si rifugia a Parigi. Qui assume una nuova identità come proprietaria e operatrice di una sala cinematografica. Nello stesso tempo, in un'altra parte d'Europa, il luogotenente Aldo Raine mette insieme un gruppo di soldati ebrei-americani incaricati di uccidere ogni soldato tedesco e prenderne lo scalpo. La squadra di Raine, successivamente conosciuta dai loro nemici come "i bastardi", si troverà ad unire le proprie forze con l'attrice tedesca Bridget Von Hammersmark, spia degli Alleati, in una missione volta ad eliminare i leader del Terzo Reich. Il loro piano li porterà nei pressi del cinema parigino dove Shosanna sta tramando la sua personalissima vendetta.


Voto 7,5

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Per come lo vedo personalmente, il lavoro che Quentin Tarantino a svolto nel cinema contemporaneo è grosso modo lo stesso che hanno fatto i fratelli Coen, cioè quello di stravolgere i generi per raccontarli in maniera originale, con strutturazioni e sceneggiature rivoluzionarie, con una visione completamente innovativa e direi rivoluzionaria di fare cinema. Utilizzando i personaggi come figurine (utilizzate come action figures) in un gioco divertente e soprattutto dissacratorio. Di certo controcorrente e fuori da ogni schema prima utilizzato. Premessa questa per introdurre l’argomento dell’idea a monte di questo film, che poi non è stato altro che una riscrittura della Storia, per giunta per la prima volta nella sua vita. La Storia, quella importante, quella della prima metà del Novecento, quando Hitler, un pazzo scatenato seguito da un popolo esaltato e militarizzato, invase gli stati confinanti e allargò la guerra su più fronti fino a cozzare contro quei limiti contro cui già Napoleone aveva conosciuto amare sconfitte: la Madre Russia e il Generale Inverno.


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Nella Francia occupata dai nazisti si aggirano strane figurine manovrate dal regista del Tennessee: da una parte furoreggia il colonnello Hans Landa (un sorprendente, anche perché non era ancora molto noto, Christoph Waltz) famoso nella zona come “il cacciatore degli ebrei, dalla risata sardonica, sprezzante, una persona in divisa SS che si crede così intelligente che Tarantino lo dota, come un novello Sherlock Holmes, di una pipa identica del tutto a quella del mitico detective londinese: una Meerschaum Mahogany & Gourd Calabash! Pipa che lui esibisce e gusta mentre interroga glacialmente l’interlocutore che avverte sicuramente disagio. In contrapposizione a questo gelido e corrosivo ufficiale tedesco emerge una squadra di otto soldati ebrei guidata da un tenente americano sorridente e tanto cool, Aldo Raine. E chi poteva essere l’attore cool per Tarantino se non il belloccio Brad Pitt? Tutti ebrei quindi i componenti la banda, e determinati, entusiasmati dal loro comandante che ha dato loro un compito ben preciso: uccidere i nazisti. Ordine semplice e conciso ma attuato in modo plateale, direi coreografico, o meglio tarantiniano, così da spaventare ancora di più i nemici: ai nazisti loro usano il metodo dei pellerossa, gli fanno lo scalpo! E se per caso qualcuno dei nemici, per un motivo o l’altro, viene risparmiato, allora con il pugnale militare gli disegnano una svastica sulla fronte, a futura memoria. “Altrimenti, finita la guerra, nessuno ricorderà che sono stati nazisti.” Memorabile.


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Tra gli altri numerosi protagonisti ci sono anche le donne. E che donne! In primis vediamo Shosanna Dreyfus, la bella Mélanie Laurent, anche lei un’attrice nel momento di ascesa di carriera. Shosanna è una ragazza ebrea rifugiatasi dalla campagna francese a Parigi, ovviamente sotto altro nome, dopo che proprio quel colonnello le ha sterminato la famiglia e lei non vede l’ora di consumare la vendetta che sta organizzando nel cinema che gestisce: sta preparando una trappola mortale per l’intero comando nazista. Che poi è il capolavoro geniale immaginato dal regista per il finale travolgente e infuocato. Alla lettera. L’occasione è la proiezione nel locale di Shosanna di un film celebrativo del coraggio del soldato Frederick Zoller (nel frattempo innamorato della bella ragazza) intitolato pomposamente Orgoglio della nazione, visione-evento per il quale confluiranno le massime cariche del Terzo Reich. Per Tarantino, non è la chance ideale per eliminarli tutti in un sol colpo in una trappola infernale?


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In fondo è ciò che il regista prova a fare spesso, quello di cambiare il corso della Storia con un colpo artistico e fantasioso, quasi come un sogno da realizzare, dando una sterzata inaspettata agli eventi che hanno caratterizzato lo scorso secolo. Proprio come è risuccesso con uno dei suoi migliori film, l’ultimo per adesso in ordine cronologico: C'era una volta a... Hollywood (recensione), con il caso che salva a vita alla povera Sharon Tate. Sempre appassionato del cinema western e bellico italiano, il film prende spunto da un vecchio film di Enzo G. Castellari Quel maledetto treno blindato che originariamente, in fase di preproduzione, era stato intitolato Bastardi senza gloria, ma il titolo internazionale prese il nome di Inglorious Bastards, adattato volutamente con un errore di scrittura da Quentin in Inglourious Basterds. Insomma, un gioco di parole in un giocoso (nel senso satirico) film di guerra all’americana con forte influenza europea. Tanto che nella trama si sentono più lingue parlate, dall’inglese al francese, al tedesco e all’italiano.


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Premiato dal successo del pubblico, divertito ed entusiasta, il film è anche gratificato da numerosi riconoscimenti importanti: Christoph Waltz vince l’Oscar tra le otto candidature, Il Golden Globe Awards tra le quattro candidature, il BAFTA su cinque, il SAGA assieme a tutto il cast più la nomination per Diane Kruger. E poi altro ancora. Un tripudio! Senza considerare che Christoph Waltz, lanciato definitivamente in questo frangente, ha poi vinto ancora tre anni dopo l’Oscar con Django Unchained sempre con lo stesso regista. Sarebbe ingiusto, infine, non fare cenno degli altri bravissimi interpreti, tra cui spiccano emergenti le due donne (Mélanie Laurent e la stessa Diane Kruger), due presenze femminile forti, incisive e determinanti. Quindi elogi anche per Brad Pitt, con i suoi baffetti e sorriso che pare Clark Gable, e poi il resto della banda degli 8, e poi ancora Michael Fassbender e gli altri, ed infine una fugace apparizione di Léa Seydoux che quattro anni dopo si affermerà stella del cinema francese con il meraviglioso La vita di Adele (recensione). Ultima curiosità è che per il villain di turno, il terribile colonnello Hans Landa, era stato pensato Leonardo DiCaprio, occasione persa ma recuperata in C'era una volta a... Hollywood (assieme a Brad Pitt) in cui, quasi per recuperare la qui mancata presenza, lo vediamo utilizzare nel finale un lanciafiamme nello stile tedesco della Seconda Guerra Mondiale.


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È il film che ha consolidato la fama di Tarantino come grande filmmaker, pieno di dialoghi spiazzanti, rallentamenti e accelerazioni, tecnica di riprese dall’imprinting personale, film in cui tutti i personaggi sono come delle maschere di un carnevale nazista. Anzi, fotografando le nefandezze hitleriane, le ridicolizza con ironia intelligente e satira graffiante, mettendo alla berlina gli atteggiamenti bellicosi e fanatici del Terzo Reich. I tempi, i dialoghi, la tensione, l'ironia giocata sul versante delle lingue differenti (come specificato prima, elemento che sarà il fil rouge di tutto il film) ne fanno un piccolo/grande gioiello i cui riferimenti vanno ampiamente al di là dei referenti classici dichiarati, quali Sergio Leone e lo spaghetti western.


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Riconoscimenti

2010 - Premio Oscar

Miglior attore non protagonista a Christoph Waltz

Candidatura come miglior film

Candidatura come migliore regia

Candidatura come migliore sceneggiatura originale

Candidatura come migliore fotografia

Candidatura come miglior montaggio

Candidatura come miglior sonoro

Candidatura come miglior montaggio sonoro

2010 - Golden Globe

Miglior attore non protagonista a Christoph Waltz

Candidatura come miglior film drammatico

Candidatura come migliore regia

Candidatura come migliore sceneggiatura

2010 - Premio BAFTA

Miglior attore non protagonista a Christoph Waltz



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