Blackbird - L'ultimo abbraccio (2019)
- michemar

- 31 lug 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 1 nov

Blackbird - L'ultimo abbraccio
(Blackbird) USA, UK 2019 dramma 1h37’
Regia: Roger Michell
Soggetto: Christian Torpe
Sceneggiatura: Christian Torpe
Fotografia: Mike Eley
Montaggio: Kristina Hetherington
Musiche: Peter Gregson
Scenografia: John Paul Kelly
Costumi: Dinah Collin
Susan Sarandon: Lily
Kate Winslet: Jennifer
Mia Wasikowska: Anna
Sam Neill: Paul
Lindsay Duncan: Liz
Rainn Wilson: Michael
Bex Taylor-Klaus: Chris
Anson Boon: Jonathan
TRAMA: Lily, una madre malata terminale, si prodiga per riunire tutta la sua famiglia per un'ultima volta prima di morire.
Voto 6,5

È il racconto dell’ultimo fine settimana che Lily va a trascorrere con il marito nella casa di campagna della famiglia. Sebbene abbia una mobilità notevolmente ridotta dall’evoluzione della sua malattia (la donna è affetta gravemente dalla SLA) la donna, interpretata da Susan Sarandon, è una persona forte che non rinuncia a badare a sé stessa. Lily e il marito Paul, interpretato da Sam Neill, sperano di trascorrere una serena giornata, ma il clima inizia a degenerare pian piano che arrivano gli ospiti.

Ovviamente, non è facile trattare lo spinoso argomento del cosiddetto fine vita e del suicidio assistito, di cui tanto si discute anche nel nostro Paese: le schiere opposte di chi ha pareri discordi sul tema si confrontano da sempre ma nel frattempo in alcune nazione è lecito scegliere porre fine alle tremende sofferenze delle malattie terminali e irreversibili mentre in altre è assolutamente vietato. Poi ci sono le soluzioni angoscianti del “fai-da-te”, che si traducono in azioni definitive mascherando la morte come suicidio commesso in solitudine, senza l’aiuto di altre persone. È proprio il caso che Roger Michell affronta nel film, cercando di essere il più realista possibile.

Paul, infatti, accetta la scelta di Lily di togliersi la vita, mentre le loro due figlie, Jennifer e Anna, non riescono proprio a comprendere il profondo gesto della madre e per questo cercheranno un confronto continuo con lei, a volte con colloqui quieti, altre con attimi di tensione emotiva. Kate Winslet interpreta la figlia maggiore, sposata con un brav’uomo e con un figlio adolescente molto affezionato ai nonni. In contrapposizione c’è Mia Wasikowska, che dà volto alla figlia minore, Anna, lesbica e poco stabile a livello emotivo. Per la famiglia è la pecora nera, la ribelle, che nasconde le vicissitudini che sta vivendo. Lei nel passato ha tentato il suicidio ed è alla costante ricerca del suo equilibrio. A questo intenso fine settimana partecipa anche Liz, la migliore amica di Lily, che è custode di un segreto che stravolgerà un po’ il fine settimana dell’addio e che darà luogo ad aspri confronti.

Il personaggio interpretato da Susan Sarandon è sicuramente il più carico emotivamente, dotato di un’ironia pungente che aiuta a smorzare i toni del fine settimana, dove gioie e vecchi rancori riemergono nella tensione della difficile scelta di addio del suo personaggio. Il regista ha comunque saputo far emergere nel film il forte senso di condivisione della famiglia, tanto che alcune scene narrate sono forti e delicate nello stesso tempo. Le sequenze importanti non sono poche e sono anche molto emozionanti, a cominciare dal passaggio di mano in mano dell’anello nuziale che da Lily arriva al marito, come anche la consegna da parte dei familiari del bicchiere contenente il farmaco letale: commovente e coinvolgente. Difficile rimanere inermi.

Tutto il film si affida alla intensa recitazione della brava Susan Sarandon e non le sono da meno sia la trattenuta Kate Winslet che la sempre ottima Mia Wasikowska, adatta in ogni occasione a ruoli che la distinguono dal resto dei personaggi. Sam Neill è misurato con suo solito e sa farci pervenire il messaggio di un marito che vuole assecondare l’ultimo desiderio della moglie vedendola soffrire ogni momento della giornata. Lui ormai si è convinto e cerca di far comprendere anche alle figlie i motivi di questa dolorosa scelta. Che poi è giusto il tema dell’eutanasia, che è, come sempre, divisivo come vediamo in questo delicato esempio.
Tema già trattato in un'altra opera, essendo questa il remake dell’opera danese Silent Heart di Bille August.






Commenti