The Farewell - Una bugia buona (2019)
- michemar

- 4 dic 2020
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 15 nov 2024

The Farewell - Una bugia buona
(The Farewell) USA/Cina 2019 commedia 1h40’
Regia: Lulu Wang
Soggetto: Lulu Wang (racconto breve)
Sceneggiatura: Lulu Wang
Fotografia: Anna Franquesa Solano
Montaggio: Matt Friedman, Michael Taylor
Musiche: Alex Weston
Scenografia: Yong Ok Lee
Costumi: Vanessa Porter, Athena Wang
Awkwafina: Billi Wang
Tzi Ma: Haiyan Wang
Diana Lin: Jian Wang
Zhao Shuzhen: nonna Nai Nai
Lu Hong: sorella di Nai Nai
Jiang Yongbo: zio Haibin
Chen Han: Hao Hao
Aoi Mizuhara: Aiko
Li Xiang: zia Lin
TRAMA: Billi, una ragazza cinoamericana, rientra in Cina quando all'amata nonna non rimane molto tempo da vivere a causa di un male incurabile. Si ritroverà a dover lottare contro la decisione della famiglia di tenere all'oscuro la nonna sulle sue condizioni mentre chiunque si impegna a mettere in scena un veloce matrimonio per riunirsi un'ultima volta tutti insieme.
Voto 6,5

La vicenda su cui si basa il film era già stata raccontata dalla giovane regista Lulu Wang (pseudonimo di Wang Ziyi, nata a Pechino ma emigrata negli USA a sei anni e naturalizzata) nel 2016 nel racconto breve What You Don't Know, letto durante una puntata del programma radiofonico “This American Life”. La cineasta si era ispirata in parte ad avvenimenti specifici della propria vita come l'aggravarsi della malattia di sua nonna, e in parte alle sue esperienze di tutti i giorni come immigrata cinese negli Stati Uniti.
Lulu Wang mescola finzione e vissuto nella storia di Billi, una ragazza nata e cresciuta negli Stati Uniti che torna in Cina dopo aver scoperto che alla nonna, a cui è molto legata, restano poche settimane di vita. Il film in qualche modo riassume tutta una parte della sua esperienza, anche se questa non è necessariamente legata alla situazione specifica che racconta, ad iniziare dalla malattia della nonna, la cui morte attesa è raccontata come punto terminale. Tornati in Cina a far visita all’anziana donna, tutti i parenti decidono di comune accordo di tenerle nascosta la verità per farle vivere amorevolmente quei pochi mesi che le rimangono. Tuttavia, più trascorre del tempo con la nonna Nai Nai, più Billi si ritrova a dubitare di quanto quel che stiano facendo sia giusto.

Per proteggere la sua serenità, si riuniscono con il festoso espediente di un matrimonio affrettato, richiamando membri della famiglia sparsi tra le nuove case all'estero. Avventurandosi in un campo minato di aspettative e convenevoli di famiglia, Billi scopre che, in realtà, ci sono molte cose da festeggiare: l'occasione di riscoprire il paese che ha lasciato da bambina, il meraviglioso spirito di sua nonna, i legami che continuano a unire anche quando c'è molto di non detto. È proprio questo aspetto che mi ha colpito, il fatto che non sempre è stato scelto di riempire i dialoghi di sentimenti espressi chiaramente, come succede a noi occidentali. In più la sceneggiatrice e regista punta molto su alcuni particolari che convertono il dramma in commedia (e infatti siamo davanti ad una commedia, nonostante tutto): il gioco principale è quello della lingua, tra l’inglese che parla Billi coi genitori e il cinese che conosce male. Quasi un distacco tra le due generazioni di chi è cresciuto con la nuova lingua e chi invece ha portato con sé nel nuovo continente la tradizione.

In fondo però traspare sempre una base malinconica, perché quando Billi torna in America avverte la mancanza di cosa ha lasciato nella terra di origine, avvertendo anche la notevole diversità di mentalità, tra l’emotività che predomina nei rapporti dell’occidente e quella trattenuta dei cinesi, come fosse un tabù. La famiglia è unitissima e non esiste ipocrisia nei loro rapporti: la tenerezza del racconto, la simpatia dei dialoghi, l’affetto che traspare tra i tanti parenti, la voglia di fare felice la nonna, le iniziative di vario genere per farle vivere giorni gioiosi. Fino al punto di organizzare appunto un finto matrimonio.

Billi è chiaramente l’alter ego di Lulu Wang (come i mitici ravioli) e ciò che esprime la simpaticissima attrice Awkwafina per interposta persona è lo sradicamento che ha provato la stessa regista, soprattutto nel momento del riavvicinamento alle antiche tradizioni dei suoi parenti, del loro mondo, della loro filosofia di vita. Ci si commuove, si sorride, e anche se alla fine ci si rende conto che non è un grandissimo film, rimane dentro il piacere di aver guardato un film molto simpatico e personale e che può riguardare i tanti di noi che sono andati via molto presto di casa per lavorare e vivere lontano. Quando uno dei produttori del film, Chris Weitz (regista noto per molti successi come About a Boy - Un ragazzo, La bussola d’oro, The Twilight Saga: New Moon, Per una vita migliore [recensione]), ha scoperto il racconto originario, ha offerto alla Wang di dirigerne il film, con il supporto dell'iniziativa FilmTwo promossa dal Sundance Institute per aiutare i registi esordienti a realizzare i loro secondi lungometraggi.
In ultima analisi: simpatico.
Riconoscimenti
2020 - Golden Globe
Miglior attrice in un film commedia o musicale a Awkwafina
Candidatura per il miglior film in lingua straniera
2020 - BAFTA
Candidatura per il miglior film in lingua straniera






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