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Colpevole d'omicidio (2002)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 29 apr 2023
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 11 mag 2023


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Colpevole d'omicidio

(City by the Sea) USA 2002 thriller/dramma 1h48’


Regia: Michael Caton-Jones

Soggetto: Mike McAlary (articolo di Esquire)

Sceneggiatura: Ken Hixon

Fotografia: Karl Walter Lindenlaub

Montaggio: Jim Clark

Musiche: John Murphy

Scenografia: Jane Musky

Costumi: Richard Owings


Robert De Niro: Vincent LaMarca

Frances McDormand: Michelle

James Franco: Joey LaMarca

Eliza Dushku: Gina

William Forsythe: Spyder

Patti LuPone: Maggie LaMarca

Anson Mount: Dave Simon

John Doman: Henderson

Brian Tarantina: Snake

Drena De Niro: Vanessa Hansen

George Dzundza: Reg Duffy

Nestor Serrano: Rossi

Leo Burmester: ten. Katt


TRAMA: Vincent LaMarca è un detective della polizia di Manhattan vicino al pensionamento. Indagando sul brutale omicidio di uno spacciatore giunge sulle tracce di un tossicodipendente di cui si conosce solo il soprannome, Joey Nova, che vive nei bassifondi di Long Beach, a Long Island. Presto scopre che si tratta di suo figlio Joseph, lasciato da piccolo dopo una sofferta separazione dalla madre. Suo padre Angelo negli anni '50 era stato giustiziato a Sing Sing quando lui aveva solo otto anni, per l'omicidio di un bambino e questo nuovo episodio di cronaca nella famiglia induce la stampa a calcare la mano. Le cose peggiorano ulteriormente quando il socio dello spacciatore, a caccia di Joey, uccide il poliziotto Reg Duffy.


Voto 6

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Il detective della squadra omicidi di New York City, Vincent LaMarca, ha forgiato una lunga e illustre carriera nelle forze dell'ordine, facendosi un nome come uomo intensamente impegnato nel suo lavoro. Il principio su cui basa la sua mentalità è pragmatico e ferreo: chi ha compiuto un crimine deve pagare. Ma nel suo ultimo caso, la posta in gioco è più alta per lui: scopre che il sospettato su cui sta indagando è suo figlio. Lui e Joey si erano dolorosamente allontanati da quando aveva divorziato dalla moglie e aveva lasciato alle spalle Long Beach e tutta Long Island per divenire un anonimo poliziotto di Manhattan, percorrendo una carriera di buon successo nella NYPD. Vive la sua vita in solitudine, tenendo a debita distanza la sua ragazza; il rapporto più stretto che mantiene è con il suo partner, Reg, ma sempre nei limiti del lavoro.

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Finché vive in questo presente, lontano dai ricordi, anestetizzato dall’impegno quotidiano riesce a tenere lontano il passato e il dolore che ne deriva, i ricordi della vecchia famiglia, la perdita, soprattutto, del legame con il figlio, di cui non ha saputo più nulla fino a quando non inciampa nelle indagini che sta conducendo e che lo portano proprio fino a lui, tragicamente. E non solo: il ricordo straziante che lo ha torturato per tutta la vita – un padre condannato per omicidio, giustiziato quando Vincent era solo un ragazzo - lo affligge ancora. Nel corso delle indagini, scopre che il suo dolore irrisolto e i suoi fallimenti come padre hanno profondamente influenzato la vita di Joey, oggi tossicodipendente, il quale ora ha anche un figlio, e la necessità di trovare soldi è aumentata a dismisura: la paura di Vincent è che il nipotino di 18 mesi potrebbe essere destinato a seguire gli stessi loro percorsi autodistruttivi.

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L’elemento psicologico ha una parte preponderante nell’ambito del thriller poliziesco, perché non ci si può esimere da porsi delle domande. Il giovanotto si sarebbe mai trovato nel vortice della dipendenza e del piccolo crimine dello spaccio se avesse vissuto sempre col padre? Quest’ultimo sarebbe mai stato così maniacale nell’impegno di uomo dell’ordine se non sentisse l’obbligo di dimostrare che il figlio di un assassino di bambini può essere un buon poliziotto, comunque? La sua nuova relazione con Michelle potrebbe dargli più serenità se non fosse accecata dai suoi fantasmi? Perché ha completamente messo da parte la spensierata vita vissuta a Long Beach?

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Diretto dallo scozzese Michael Caton-Jones, l’aspetto grintoso del film non intende scimmiottare il cinema di Martin Scorsese (oltretutto con un attore specifico del regista americano), piuttosto usa un’ambientazione che evidenzia lo squallore della decorazione urbana come simbolo di quella esistenziale e del dramma che vivono i personaggi centrali, una vita che è la storia di difficili sentimenti familiari, di affetto e di morte. Maggiormente quando il figlio di Joey viene scaricato al nonno da Gina, la giovane madre disfunzionale (Eliza Dushku), momento topico in cui la pressione emotiva sale a livelli drammatici.

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Film di consistenza accettabile, ma che si innalza prima di tutto per una incredibile performance di Robert De Niro, attore notoriamente capace di dare forti significati ai suoi personaggi, nobilitando oltremodo l’opera artistica. In caso diverso e con altro attore non sarebbe stata la medesima cosa. Notevole anche il lavoro di Frances McDormand e la nervosa prestazione di James Franco, allora appena 24enne e non ancora affermato nel circo del core business hollywoodiano. Per lui senz’altro un buon lancio.



 
 
 

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