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Companion (2025)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 3 ott
  • Tempo di lettura: 4 min
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Companion

USA 2025 thriller fantascientifico 1h37’

 

Regia: Drew Hancock

Sceneggiatura: Drew Hancock

Fotografia: Eli Born

Montaggio: Brett W. Bachman, Josh Ethier

Musiche: Hrishikesh Hirway

Scenografia: Scott Kuzio

Costumi: Vanessa Porter

 

Sophie Thatcher: Iris

Jack Quaid: Josh

Lukas Gage: Patrick

Megan Suri: Kat

Harvey Guillén: Eli

Rupert Friend: Sergey

 

TRAMA: Iris e i suoi amici vengono invitati a visitare la lussuosa tenuta in riva al lago del più celebre miliardario del momento, ideatore e finanziatore dell’applicazione di appuntamenti di maggior successo di sempre: FindYourCompanion.com si rivolge a tutte le persone stanche di essere ignorate sulle app di incontri e garantisce di trovare un compagno o una compagna adatti a tutti e tutte. Durante il weekend però succedono fatti imprevedibili.

 

VOTO 6


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Alle prime immagini pensavo di aver scelto male, credendo di avere a che fare con uno sciocco film sentimentale tra millennials: sguardi romantici, sorrisi per piacersi, abbordaggio facile. Ed invece ho scoperto dopo solo qualche minuto di pazienza di trovarmi a guardare una pellicola difficile da etichettare. Dramma relazionale o storia di una donna che fugge da un amore tossico? Poi noto in sovrapposizione altri strati: fantascienza, umorismo nero, thriller e heist movie. E scopro, in un insieme appena passabile, questo sia chiaro sin dall’inizio, che diventa un gioco con le aspettative dello spettatore per sovvertirle il più possibile, senza diventare troppo schizofrenico. Un mix di generi e sottogeneri che spiazza e in più di un’occasione sorprende.



Dopo lo spiazzante prologo in cui Iris (Sophie Thatcher) rivela di aver vissuto due momenti luminosi nella sua vita “la prima volta quando ho incontrato Josh, la seconda quando l’ho ucciso“, il film torna al suo passato di donna innamoratissima di Josh (Jack Quaid). Il loro è un quotidiano pieno di tenerezza e passione fino al momento che li vede partire per una gita nell’isolato cottage di Sergey (Rupert Friend), ricco fidanzato russo di Kat (Megan Suri), un’amica di Josh che non sembra avere Iris in particolare simpatia, mentre l’altra coppia di invitati alla gita, due gay molto innamorati, Patrick (Lukas Gage) e Eli (Harvey Guillén), accoglie la donna con calore. Da quel momento in poi gli eventi, invece di diventare un bel weekend, prenderanno numerose pieghe inaspettate e continuamente sorprendenti.



I topoi di base dell’horror ci sono. Una coppia felice, una bellissima villa isolata e sperduta nel bosco vicino ad un invitante lago (c’è sempre dell’acqua in giro in questi film), un padrone di casa generoso, ricco e accogliente, anche troppo, sorrisi troppo felici. C’è tutto per svoltare al sangue. Sì, ma di chi. Il trucco è tutto nelle apparenze. Non tutti i sei personaggi sono umani e lo si scopre abbastanza presto – quindi non è spoiler – ma la sorpresa è che come in un gioco di carte paziente si scoprono solo un po’ per volta, perché si viene a conoscenza che siamo nell’epoca dei robot completamente uguali agli esseri umani ed hanno lo scopo di essere molto reali e innamorati del partner che li ha noleggiati. Ecco perché Iris (eccone una) è innamoratissima di Josh: perché lui l’ha programmata secondo sue precise esigenze e preferenze. Una donna perfetta, anzi LA donna perfetta, che invece di metterti a cercarla la trovi precisa come la vuoi. Attenzione, non è maschilismo, perché in questa combinazione tecnologica c’è anche la coppia omosessuale. Forse è solo il maschio (biologico) a scegliere, e difatti in questa trama non ci sono donne che noleggiano.



Superata questa crisi sessista (ammesso che lo sia), il film intraprende la classica strada del sangue nelle case isolate, vista migliaia di volte a cinema. Iris è molestata pesantemente dal padrone di casa e lui fa una pessima fine e ciò rappresenta solo la prima puntata del thriller che esplode in maniera violenta ma anche senza controllo, perché è vero che i robot-umanoidi sono programmati (tono di voce, QI, colore degli occhi, ecc.) ma sanno anche ragionare o possono intuire come iniziare a farlo e siccome sua Maestà Stanley Kubrick ha insegnato molto prima degli altri cosa vuol dire e a cosa porta la ribellione dei computer, come il caro Hal 9000, ogni tipo di situazione può degenerare da un momento all’altro. E soprattutto, siccome queste intelligenze artificiali è meglio non farle arrabbiare, quando si scatenano prima sorprendono il proprio padrone, poi passano all’attacco ed allora diventa difficilissimo bloccarli. Anche perché sono riparabili e rigenerabili. Mica è facile eliminarli dai dintorni! Tanto che alla fine ne rimarrà… (no spoiler).



Tutto si svolge in un’unica location, grande ma unica, dai saluti convenzionali alla prima uccisione, dalle discussioni in salotto agli inseguimenti nel bosco, e fino alla statale vicina dove non manca neanche il solito vicesceriffo troppo sicuro di sé la cui fine è prevedibile. Ex Machina lo ha spiegato bene cosa significa dare troppa libertà agli umanoidi dandogli troppa confidenza. Tra l’altro, dato che la professione di Sergey è illegale, il frutto dei suoi enormi guadagni è in casa e quindi il colpo da milionari fa parte del gioco, sanguinolento solo per gli umani, ché il resto della compagnia il sangue ce l’ha ma è sintetico.



Per organizzare una decente realizzazione, il regista Drew Hancock ha adunato una squadra abbastanza in gamba e adatta. Sophie Thatcher è perfetta: prima è docile, passiva, mite e sottomessa, poi la sua Iris prende coscienza e potere e diventa diabolicamente attiva. Jack Quaid se la cava egregiamente, prima con la faccia ed il fascino da bravo ragazzo e poi da bastardo. I due sono come il film, prima socievole, leggero, sentimentale, poi c’è spazio solo per le cattiverie e diventa opera da survival, senza mai poter immaginare cosa faranno gli umanoidi.

Se l’I.A. sfugge di mano all’uomo saranno guai.

 


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Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

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