Conclave (2024)
- michemar

 - 4 mag
 - Tempo di lettura: 9 min
 
Aggiornamento: 15 ago

Conclave
UK/USA 2024 dramma 2h
Regia: Edward Berger
Soggetto: Robert Harris (romanzo omonimo)
Sceneggiatura: Peter Straughan
Fotografia: Stéphane Fontaine
Montaggio: Nick Emerson
Musiche: Volker Bertelmann
Scenografia: Suzie Davies
Costumi: Lisy Christl
Ralph Fiennes: cardinale Thomas Lawrence
Stanley Tucci: cardinale Aldo Bellini
John Lithgow: cardinale Joseph Tremblay
Sergio Castellitto: cardinale Goffredo Tedesco
Isabella Rossellini: suor Agnes
Lucian Msamati: cardinale Joshua Adeyemi
Carlos Diehz: cardinale Vincent Benitez
Brían F. O’Byrne: monsignore Raymond O’Malley
Merab Ninidze: cardinale Sabbadin
Thomas Loibl: arcivescovo Mandorff
Vincenzo Failla: cardinale Guttoso
Roberto Citran: cardinale Lombardi
Jacek Koman: arcivescovo Janusz Wozniak
Loris Loddi: cardinale Villanueva
Balkissa Maiga: Shanumi
TRAMA: Il Santo Padre è morto, i cardinali devono raggiungere la Santa Sede per eleggere il nuovo Papa. A gestire il conclave viene designato il cardinale Lawrence, fedelissimo del defunto pontefice. Nell’assolvere il suo compito l’alto prelato si troverà nella scomoda posizione di dovere gestire una corsa elettorale senza esclusione di colpi e con non poche sconvolgenti rivelazioni.
VOTO 7,5

Dopo la morte improvvisa di Gregorio XVII, tanto amato e molto pianto, il cardinale Lawrence (Ralph Fiennes), in quanto decano del Collegio Cardinalizio, è incaricato di supervisionare il processo di elezione del nuovo Papa. Un delicato processo che vede partecipare gli esponenti più di rilievo della Chiesa Cattolica, figure anche di potere, in alcuni casi, riunite nelle segrete stanze del Vaticano per decidere quale di loro guiderà la cristianità. Ma quella di fronte alla quale si trova Lawrence è una rete di intrighi, tradimenti e giochi di potere che nemmeno lui avrebbe potuto immaginare. Dalla quale emergono segreti, più o meno umani o prevedibili, fino a quello più incredibile, che minaccia di scuotere le fondamenta stesse della Chiesa.
La Dottrina insegna che, una volta pronunciata la solenne frase “Extra Omnes”, tutti escono dalla Cappella Sistina e i cardinali, chiamati al delicatissimo compito di eleggere il nuovo papa dopo le varie cerimonie previste dalla morte del predecessore, si chiudono isolati dal resto del mondo in conclave, ispirati solo dallo Spirito Santo affinché la scelta sia quella che dia alla Chiesa la guida più idonea. Isolati completamente senza mezzi di comunicazione con l’esterno, telefoni, televisori, giornali. L’isolamento deve servire agli alti porporati a non essere condizionati da influenze esterne ma, come sempre succede, i giorni che intercorrono tra il decesso del Vicario di Cristo e la fumata bianca non sono pochi e loro hanno inevitabilmente il tempo di parlare già fra di loro e con chi potrebbe indirizzarli verso scelte precise. Esattamente come sentiamo dai notiziari proprio in questi giorni in cui sto scrivendo, dopo la morte di Papa Francesco e l’imminente ritiro in isolamento dei cardinali: giornalisti che fanno previsioni in una sorta di “totopapa”, intervistano prelati che non si sanno sottrarre alle domande e accennano, seppure vagamente, a filosofie di scelte.

La questione preminente è discutere se eleggere un pontefice che segua la via tracciata dal precedente o che dia una sterzata al pontificato. Difatti, come succede nella politica, gli elettori e il futuro eletto hanno le proprie idee in merito a come si debba muovere la Chiesa nei tempi correnti ed ecco allora la corrente tradizionalista e conservatrice, quella più moderata, o quella più liberale dal pensiero moderno che vorrà un papa che parli agli emarginati, a chi si è allontanato dalla fede perché la Chiesa non ammette i divorziati, gli omosessuali e via dicendo. Ma anche quanto si vorrà dialogare con le altre fedi. Sono scelte non solo religiose perché riguardano la società come sta evolvendo e quindi con riflessi sociologici e politici di primaria importanza.

La dimostrazione arriva esattamente nel film di Edward Berger tratto dal romanzo di Robert Harris, scrittore che con i suoi libri ha ispirato non pochi film, caratterizzati anche da visioni ucroniche di storie tinte di thriller: da questi romanzi infatti sono stati ricavati film come Enigma (2001, di Michael Apted), L’uomo nell’ombra (2010, di Roman Polanski), L’ufficiale e la spia (2019, sempre di Polanski). Il regista dell’acclamato Niente di nuovo sul fronte occidentale, dopo una introduzione degna di un noir – un uomo di spalle cammina agitato tra le strade romane stringendo tra le mani uno zucchetto rosso e si dirige a passo deciso verso il Vaticano – ci immette immediatamente nella camera da letto dove giace il corpo esanime del papa, probabilmente deceduto a causa di un malore. La dimostrazione a cui accennavo la si vede ben presto, quando i vari cardinali, che stanno giungendo da tutto il mondo, cominciano a ipotizzare la figura dell’eleggendo discutendo tra loro sul modo di intendere il pontificato e a chi indirizzare il voto e quello degli alleati.

La regia punta decisamente sui dettagli, che a noi parrebbero irrilevanti solo in apparenza, si scherza bonariamente sull’abito talare di Giovanni XXIII che gli stava stretto, mentre la cinepresa rende omaggio alle suore che preparano i tortellini con meticolosità. Nel frattempo, gira la ruota dei probabili al soglio pontificio. Tra i favoriti, infatti, ci sono l’americano Aldo Bellini, liberale in linea con le idee del papa deceduto, il nigeriano Joshua Adeyemi, conservatore sociale, il canadese Joseph Tremblay, conservatore tradizionale, e l’italiano Goffredo Tedesco, tradizionalista reazionario. Quest’ultimo non si trattiene in una delle riunioni informali che tengono e spara a zero sulle aperture versi i musulmani, che, a suo dire, vengono da noi tollerati ma loro ricambiano con gli attentati terroristici, come quelli che stanno avvenendo in città in quel durante. E non solo: perfino lo stesso decano Lawrence potrebbe essere eletto, perché molto stimato da tanti per il suo equilibrio. E a complicare l’elezione c’è pure un candidato dell’ultima ora: Vincent Benitez, missionario messicano da poco divenuto arcivescovo di Kabul, nominato cardinale in pectore dal pontefice poco prima della sua morte. I giochi sono tanti e non sono tutti puliti. Molte le menzogne, molti gli atteggiamenti falsi e ipocriti, tante sono le promesse di alleanze. Tutto sotto l’occhio vigile di Lawrence, che guarda sconsolato.
È lui la figura principale, il vero protagonista, il factotum del cerimoniale e non solo. Cerca di coordinare le discussioni e si confida soltanto con l’amico Bellini (Stanley Tucci) a cui non nasconde la crisi di fede che sta attraversando e la voglia di dimettersi dagli incarichi pesanti e tornare umilmente tra la gente. È un pontiere dal carattere mite che cerca il dialogo, che smussa gli angoli, che giustifica tutti, fino al punto che nell’omelia della messa introduttiva alle cerimonie incoraggia i cardinali a scegliere un papa umanamente imperfetto. “Preghiamo che Dio ci doni un papa che dubiti e che ci doni un Papa che pecchi e che chieda perdono. E che vada avanti.” Nel gelo dei prelati, che hanno tutti idee contrastanti l’un l’altro, o perlomeno divisi in correnti e favoritismi e promesse di propaganda interna. È un cardinale che conosce e comprende la debolezza umana e per questo è conciliante, ma, attenzione, non tollera sotterfugi e comportamenti scorretti. Tant’è che, silenziosamente e all’insaputa di tutti gli altri, comincia una personale indagine sui papabili dopo essere venuto a conoscenza di un fatto tanto imprevedibile quanto increscioso. Anzi, uno scandalo interno.

Il film, tutto d’un tratto, diventa un thriller (vedi le caratteristiche dell’autore del soggetto) allorquando, durante un pasto – dove continuano le trattative sottobanco – si verifica una scenata imbarazzante tra il cardinale Adeyemi e la nigeriana suor Shanumi, una delle tante al servizio capeggiate dalla onnipresente suor Agnes (Isabella Rossellini). Da lì scatta l’operato di Lawrence alla pari di un qualsiasi detective che indaga sul passato recente e vecchio dei probabili successori di Gregorio XVII. Chi ha fatto arrivare quella suora dal momento che ha avuto un figlio dal cardinale? Infrangendo la ferrea regola di lasciare intatti i sigilli dell’appartamento pontificio, egli scopre una carta segreta di movimenti di denaro tra cardinali e che uno di loro si è macchiato di simonia (compravendita di cariche ecclesiastiche), poi salta fuori che anche Bellini non è stato coerente con quello che afferma. Il decano, che sembra un investigatore nel commissariato, interroga privatamente i sospettati, li mette spalle al muro chiedendo di ammettere le proprie mancanze, li minaccia di farli escludere dalla corsa al primato. Un gioco al massacro che elimina uno ad uno tutti i favoriti, in maniera spietata, perché ognuno ha un segreto da nascondere, nessuno escluso. È necessario, più che mai, che Dio guidi i voti verso il più cristallino di tutti, il più puro, quello che ha sofferto più degli altri per le guerre che infestano il mondo, al contrario di chi gode placidamente la propria diocesi inveendo contro gli emarginati dalla Chiesa. Intanto iniziano le congregazioni e le votazioni, in cui i voti si disperdono tra i vari attesi.

In questo momento di estrema confusione, l’unico su cui puntare sembra giusto l’ultimo dei porporati arrivato, quel Vincent Benitez (Carlos Diehz) proveniente da Kabul che – ultima sconcertante scoperta del cardinale-detective – ha un altro tipo di segreto che però non ha paura di confessare. È il meno elegante di tutti, con atteggiamento dimesso, sorridente9. Di larghe vedute, consapevole delle difficoltà della Chiesa dell’oggi, aperto ad ogni tipo di dialogo, è il papa-tipo per chi vuole bloccare l’ascesa di un qualsiasi conservatore, uno di quelli, per esempio, che hanno odiato il passaggio alla messa nella lingua moderna accantonando il tradizionale latino. Un gioco al massacro, si diceva, ma ad eliminazione, come un torneo dove tutti, anche coloro che affermavano il contrario, vogliono vincere il torneo e salire sul trono di Pietro. In pratica, una guerra. Una guerra? Ma come! A prescindere dal fenomenale film precedente di Edward Berger, è proprio Bellini che incita il buon mite Lawrence a schierarsi, cosa che non faceva perché non riteneva fosse così necessario, almeno per il momento. Spietato il colloquio tra il decano e l’altro che vuol bloccare l’elezione del cardinale italiano Tedesco, tradizionalista estremo: “Se vuoi sconfiggere Tedesco…” “Sconfiggere? Questo è un conclave, Aldo, non è una guerra.” “È UNA GUERRA! E tu devi impegnarti da una parte!”. Più chiaro di così.
Il film di Edward Berger non racconta i conflitti della fede, ma quelli politici e culturali del nostro tempo, quelli di cui si discute tutti i giorni sia sul piano ecclesiastico che politico, tra coloro i quali vogliono tornare alle tradizioni e non concedono niente a chi vuole rinnovamento e coloro i quali aprono le porte a chiunque, come faceva – va detto chiaramente, ora che Francesco non c’è più – il Papa più innovativo e aperto che abbiamo conosciuto. Una guerra, quindi, senza esclusione di colpi che non rivela nulla, mi pare evidente, perché pura fantasia di uno scrittore di successo.

Pur essendo tanto parlato e cioè pieno di colloqui, è un film che mantiene un ritmo sorprendente, che non fa mai calare l’attenzione, che appassiona e tiene agganciati sino al termine, con dialoghi scritti con tanta e notevole decisione degni di un vero thriller. Se si aggiunge alla ottima sceneggiatura di Peter Straughan, il micidiale montaggio di Nick Emerson che ne mantiene il ritmo, poi una regia impeccabile che si sofferma nei primi piani di Lawrence e di suor Agnes per spiarne ogni minima mimica espressiva, una ottima ricostruzione scenografica dell’ambiente (non potendo ovviamente girare sui luoghi reali), se si nota la cura precisa dedicata agli abiti, opera di Lisy Christl, la trascinante musica di Volker Bertelmann, resta solo da elogiare gli attori e le motivazioni ci sono tutte.

Ralph Fiennes è di una bravura mostruosa, recita dall’alto della sua ormai lunga esperienza e riesce a tenete in piedi l’intero film, parlando perfino in un italiano molto buono: un portento; Stanley Tucci è ammirevole e rende tutto facile il lavoro di chi gli è vicino; John Lithgow è il conosciuto attore consumato in grado di interpretare qualsiasi ruolo; Sergio Castellitto si veste da cattivo cardinale, pronto a dar battaglia esibendo la sua grinta riconosciuta; Isabella Rossellini non compare molto ma quel poco vale molto per la precisione con cui si ricava un posto tra i migliori e lavora più di espressioni trattenute che per la recitazione parlata. Comunque, tutti gli attori, compresi i non citati, sono da applauso per la precisione degli interventi

Opera molto interessante ma da prendere con i guanti, dato che, va ribadito, è pura fantasia ad eccezione delle parole di San Paolo agli Efesini: “Il dono di Dio alla chiesa è la sua varietà. Ed è proprio questa varietà, questa diversità di persone e opinioni che rafforza la Chiesa. Il peccato più grande è la certezza. La certezza è la più grande nemica dell’unità. La certezza è la nemica mortale della tolleranza. Persino Cristo non era più certo alla fine quando grida ‘Dio mio perché mi hai abbandonato’ agonizzante all’ora nona sulla croce.” Il resto è invenzione. Lo speriamo.

Riconoscimenti
Premio Oscar 2025
Miglior sceneggiatura non originale
Candidatura per il miglior film
Candidatura per il miglior attore protagonista a Ralph Fiennes
Candidatura per la miglior attrice non protagonista a Isabella Rossellini
Candidatura per il miglior montaggio
Candidatura per la miglior colonna sonora
Candidatura per la miglior scenografia
Candidatura per i migliori costumi
Golden Globe 2025
Miglior sceneggiatura non originale
Candidatura per il miglior film drammatico
Candidatura per il miglior regista
Candidatura per il miglior attore protagonista a Ralph Fiennes
Candidatura per la miglior attrice non protagonista a Isabella Rossellini
Candidatura per la miglior colonna sonora originale
Premio BAFTA 2025
Miglior film
Miglior film britannico
Migliore sceneggiatura non originale
Miglior montaggio
Candidatura per il miglior regista
Candidatura per il miglior attore protagonista a Ralph Fiennes
Candidatura per la migliore attrice non protagonista a Isabella Rossellini
Candidatura per la migliore fotografia
Candidatura per la migliore scenografia
Candidatura per i migliori costumi
Candidatura per la migliore colonna sonora
Candidatura per il miglior casting


















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