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Criminali come noi (2019)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 29 nov 2020
  • Tempo di lettura: 4 min

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Criminali come noi

(La odisea de los giles) Argentina/Spagna 2019 commedia 1h56’


Regia: Sebastián Borensztein

Soggetto: Eduardo Sacheri (romanzo)

Sceneggiatura: Eduardo Sacheri, Sebastián Borensztein

Fotografia: Rodrigo Pulpeiro

Montaggio: Alejandro Carrillo Penovi

Musiche: Federico Jusid

Scenografia: Daniel Gimelberg

Costumi: Valeria Fernández, Carla Vergagni


Ricardo Darín: Fermín Perlassi.

Luis Brandoni: Antonio Fontana.

Chino Darín: Rodrigo Perlassi.

Verónica Llinás: Lidia Perlassi.

Daniel Aráoz: Belaúnde.

Carlos Belloso: Atanasio Medina.

Rita Cortese: Carmen Lorgio.

Andrés Parra: Fortunato Manzi.

Marco Antonio Caponi: Hernán Lorgio.

Ale Gigena: Eladio Gómez.

Guillermo Jacubowicz: José Gómez.

Luciano Cazaux: Alvarado.

Ailín Zaninovich: Florence.


TRAMA: Argentina, 2001. Un gruppo di abitanti di una piccola cittadina raccoglie i propri risparmi per un progetto da sogno e li affida a una banca locale. Un avvocato senza scrupoli, in combutta con il direttore, approfitta della situazione e li deruba di ogni cosa. Mesi dopo, si sparge un pettegolezzo su dove possa essere nascosto il denaro. Il gruppo allora si riunisce, aspettando il momento propizio per agire e recuperare i soldi.


Voto 7


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Siamo nell'anno 2001 e l'Argentina ha subito un dissesto economico e finanziario che ha mandato in bancarotta milioni di persone gettandole nella disperazione. È in questo quadro storico che un gruppo di individui della piccola cittadina di Alsina, provenienti da contesti socioeconomici tra i più disparati, decide di fare squadra per sfidare l'establishment, rappresentato in questo caso dall'avvocato Manzi e dal direttore di banca Alvarado. Il loro obiettivo è riprendersi il sogno di cui sono stati brutalmente privati cercando di realizzare un piano che non sono neanche lontanamente qualificati per mettere in atto, semplicemente perché sono abituati a far altro nella vita e soprattutto sono persone per bene che non commetterebbero alcun reato per nessun motivo. Ma il grave e scorretto sgarbo che hanno ricevuto dal direttore di banca li ha scossi e provocati, fino a costringerli a coalizzarsi e preparare la vendetta che porterà (forse) giustizia. Una rivalsa a cui non avrebbero mai pensato nella loro vita.


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C’è chi fa il benzinaio, il meccanico, il lavoratore saltuario, il pescatore con l’esplosivo, il capostazione di un posto dove non è prevista alcuna fermata di treni e via dicendo. La persona più abbiente è un’anziana signora imprenditrice, disperata per via di un figlio nullafacente. Gente che si accontenta della vita che fa in quella zona dimenticata dell’Argentina, gente che osserva da lontano gli avvenimenti del mondo, che si sente fuori posto in un Paese così cambiato politicamente. Una strana e variopinta compagnia che si è posto un sogno: comprare, dopo una breve contrattazione con il vecchio proprietario, una fabbrica abbandonata per riconvertirla ad un commercio redditizio. Serve un buon capitale e come fare? Dove trovate i fondi necessari? L’idea è di mettere assieme i risparmi personali, un po’ pochini in realtà, e con quella garanzia chiedere un adeguato prestito presso la banca locale, il cui direttore è una labile amicizia del protagonista principale, Fermín Perlassi, ex calciatore dilettante famoso per un gol decisivo. E sarà, come da quadretto classico, proprio quel bancario, il poco affidabile Alvarado (in combutta con un avvocato affarista e imbroglione, Manzi), a tirare un tiro mancino al gruppo, truffando quelle persone che si sono fidate ciecamente in lui. Da qui un piano vendicativo per recuperare almeno il mal tolto. È una fantasia, un'ideale a cui aspirare, ma è anche un'impresa altamente improbabile e come tale esercita una singolare forza magnetica. Il viaggio che deve intraprendere questo gruppo di comuni mortali per fronteggiare il sistema è il fulcro della narrazione, piano ideato principalmente dai due più anziani della “banda” (virgolette necessarie): l’anarchico bakuniano e il peronista della prima ora. Cos’è successo in pratica? È piovuta addosso alla popolazione la legge del corralito, il termine tecnico con il quale nel 2001 il governo argentino di Fernando de la Rúa, per scongiurare gli effetti micidiali della crisi economica, permise di ritirare dai conti correnti al massimo 250 pesos alla settimana dal bancomat. Meno di 5 dollari Usa!


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La caratteristica più simpatica del film è proprio quella compagnia creatasi per necessità e amicizia. Una “banda” degna della migliore commedia all’italiana, tanto che viene facile in mente quella rimasta nella storia del cinema italiano: i soliti ignoti di Mario Monicelli, con la differenza di essere incapaci non perché ladri inetti e ignoranti come i nostri, ma solo perché fondamentalmente onesti e non avvezzi a quel mestiere. In certi momenti della storia e in alcuni tratti dei personaggi ci sono passaggi che possono essere associati infatti al neorealismo italiano e rendono facile l'empatia per l'intera vicenda narrata e il film può dare l’idea della commedia. Anzi lo è senz’altro, anche se i risvolti seri e lo smarrimento della gente a causa della crisi finanziaria la accostano appunto al nostro cinema del dopoguerra. Comunque resta di diritto nella commedia, che rasenta in alcuni momenti persino quella paradossale e si ride di gusto per l’imbranataggine mostrata e dimostrata nelle sequenze culminanti. Se poi a ciò aggiungiamo la predisposizione di Ricardo Darín e dell’impagabile Luis Brandoni (indimenticabile il suo pittore ne Il mio capolavoro di Gastón Duprat [qui la recensione] nell’arte della simpatia, il gioco è fatto. A questi due eccellenti si aggiunge un gruppo di buonissimi comprimari, di vario tipo, tra cui un giovane sveglio e di bella presenza: si chiama Chino Darín ed è il figlio dell’impareggiabile Ricardo. La razza non mente.


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Film divertente, una bella sorpresa: è una torta di cioccolata di cui spetta una fetta ad ognuno dei simpatici personaggi, ammesso che il progetto vada in porto e da gustare sicuramente dopo aver portato a termine la vendetta. Da segnalare che la sintonia tra Darín e il regista Sebastián Borensztein aveva già fruttato un’altra opera interessante, sempre ambientata nel sudamericano ma di tutt’altro tenore: Capitano Koblic (recensione).




 
 
 

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