Eternal - Odissea negli abissi (2023)
- michemar

- 5 giorni fa
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Eternal - Odissea negli abissi
(For evigt) Danimarca, Islanda, Norvegia 2023 dramma fantascientifico 1h43’
Regia: Ulaa Salim
Sceneggiatura: Ulaa Salim
Fotografia: Jacob Møller
Montaggio: Jenna Mangulad, Mads Michael Olsen
Musiche: Valgeir Sigurðsson
Scenografia: Gustav Pontoppidan
Costumi: Juan Bastias
Simon Sears: Elias
Nanna Øland Fabricius: Anita
Viktor Hjelmsø: Elias giovane
Anna Søgaard Frandsen Anita giovane
Magnus Krepper: David
Oscar Langer: Lukas
Halldóra Geirharðsdóttir: Maria
Zaki Youssef: Adam
Morten Holst: Alexander
TRAMA: Elias è un giovane ingegnere climatico. Una sera incontra Anita, un’aspirante cantante, e i due si innamorano immediatamente. Elias è però ossessionato dal suo progetto scientifico e la sua ambizione mina la loro relazione. Quando gli si presenta l’occasione di partecipare a una missione che studia una misteriosa frattura sul fondale oceanico, la carriera prende il sopravvento.
VOTO 7,5

Le esperienze personali in fatto di sentimenti ci hanno insegnato e dimostrato che l’amore che nasce tra due persone può essere l’unico dell’intera vita o solo il primo quando poi i percorsi si dividono per le cause più svariate. Si dice sempre, spesso soltanto per nostalgia dei bei tempi spensierati, che il primo amore non si scorda mai. Può essere, accade quasi sempre. Ad Elias e Anita succede davvero, fortemente. Quando si incontrano è il classico colpo di fulmine, un amore a prima vista, folgorante, come se si conoscessero già prima, e fanno subito sesso, travolti e persi gli occhi negli occhi. Sono giovani e belli e sembra tutto naturale. Con due passioni differenti: lui è attratto dagli argomenti ecologici e sogna di diventare scienziato ambientale, a lei piace cantare e tenta la carriera scrivendo anche da sé i brani della musica che ama. In quei giorni nulla li può dividere e il futuro lo immaginano insieme per sempre. Così pare almeno fino a quando Anita si ritrova incinta e sorgono i problemi.

Elias ammette che non si sente pronto, Anita è spiazzata sia perché è stata disattenta e sia perché l’atteggiamento del ragazzo la delude. Eppure, quella reazione ha una motivazione che va molto oltre la semplice, ma complicata, responsabilità di essere padre: lui è spaventato dall’idea di mettere al mondo esseri umani che dovranno abitare una Terra sconvolta dai cambiamenti climatici e dal comportamento scriteriato degli uomini. L’ambiente è bistrattato e i suoi problemi ignorati. In che mondo vivranno i futuri abitanti del pianeta? La prima sequenza del film, prima ancora di mettere al centro della scena i due innamorati, mostra come in Islanda si era verificato un terrificante terremoto nella profondità dell’Oceano Atlantico che aveva prima causato il crollo della costa e poi, come si scopre in maniera preoccupante, una fenditura verticale nella crosta terrestre sottomarina, che col passare del tempo si va sempre più allargando, con chissà quali conseguenze per l’ambiente. La conferma arriva quando Elias, viaggiando, la sua auto, ovviamente elettrica, viene colpita dalla pioggia di volatili caduti al suolo già morti. È il segnale evidente di un’accelerazione del cambiamento climatico globale.

A causa della inattesa gravidanza, l’amore che non si scorda mai è in ammutinamento e i due si lasciano senza quasi rendersene conto. Elias è diventato ingegnere climatico e lavora per un’impresa incaricata di scendere negli abissi dell’Oceano e studiare come rimediare alla spaccatura sottomarina tramite una sorta di navicella spaziale che invece naviga sott’acqua. Il compito, arduo ma studiato per bene, è quello di cercare di raggiungerla col mezzo e riempirla di sostanze idonee e chiuderla, perché altrimenti il campo magnetico terrestre potrebbe cambiare e così la vita di tutte le persone. Ecco perché, quando Anita rimane incinta, per lui è assurdo mettere al mondo un bambino e decide di partire. Ed eccolo qui, 15 anni dopo, assegnato ad un team di scienziati per colmare quel divario sul fondale con l’aiuto del sommergibile “Fortuna”. Ora ha messo da parte - così parrebbe - la vita precedente ed è concentrato solo sul suo lavoro. Ma - sempre restando nelle frasi fatte e cantate - si sa che gli amori fanno giri immensi e poi ritornano. E succede, anche in questa trama.

Durante una pausa dei lavori, dovuta anche perché il collaboratore David che aveva a bordo del sommergibile è incappato in un incidente mortale uscendo nel profondo mare come un astronauta che va a riparare i danni della navicella nello spazio, l’uomo casualmente si ritrova in città ad un concerto in cui la cantante è proprio Anita e la fiamma del sentimento, mai veramente spenta, gli illumina il presente: lei è lì e non esita ad incontrarla, con somma sorpresa della donna che oggi è una bellissima signora con tanto di figlio e marito. Ah, ora ce l’ha un figlio! Ma… di chi è veramente quello studente appassionato, vedi il caso, di ecologia? Lo squarcio che si apre nella vita di Elias è grande quanto quello oceanico che sta riparando: lui, un tipo quieto e riflessivo, perde la calma ed è l’unica volta che lo vediamo fuori di sé per scoprire la verità, rischiando di mandare in malora quello che Anita era riuscita a costruire nella propria vita. Perché rovinare tutto ora? Perché l’amore e l’attrazione non sono mai cessati e, se lei si concede per una volta, lo fa perché non è facile cancellare tutto. Necessita essere duri, severi, non concedere illusioni ed Elias viene fermamente allontanato, non prima di aver regalato al giovanotto importanti appunti per la sua ricerca proprio sull’impresa che l’uomo sta compiendo nel buio delle acque profonde oceaniche.

No, non è una semplice e tormentata storia sentimentale o relazionale. Lo è anche, ma il regista danese Ulaa Salim ha ben altre intenzioni e, abbeverato alle sorgenti chiamate 2001: Odissea nello spazio (ecco il riferimento del sottotitolo italiano) e Interstellar - due film che viaggiano nell’universo dello sconosciuto e nel tempo e nella memoria e nel desiderio di cambiare le sorti dell’Umanità - ci insinua nella mente di Elias e apre il cassetto dei suoi ricordi infranti e dei sogni non realizzati, dell’occasione mancata, dello spreco di un amore. Tornato nei fondali, è lui che si offre per riparare un guasto al sommergibile (infortunio meccanico o causato volontariamente?) ed esce con la tuta da palombaro spaziale per entrare nella fenditura incandescente che è la rappresentazione filosofica e metafisica del viaggio mentale che vuole affrontare. Ed eccolo vivere l’impossibile, il sogno, il tempo sprecato e l’occasione che avrebbe potuto essere. Come il David Bowman di Kubrick e il Joseph Cooper di Nolan entra in una dimensione spazio-tempo per vivere ciò che non gli è riuscito di godere, con gran rimpianto.

I tre film, se messi a confronto, sono tre viaggi interiori che interrogano il destino umano, ma lo fanno da prospettive radicalmente diverse: uno verso le stelle, uno attraverso il tempo, uno dentro l’abisso. Tutti e tre pongono la stessa domanda: chi siamo e cosa siamo disposti a sacrificare per ciò che crediamo. Kubrick immagina l’uomo come ponte tra la scimmia e il superuomo, citando il monolito nero come simbolo di un’intelligenza superiore che guida l’evoluzione: dalla violenza primitiva alla coscienza cosmica. Il viaggio è verticale, verso l’alto, verso Dio o verso l’oltreuomo. Nolan propone un’odissea interstellare dove il destino dell’umanità dipende dalla scienza, ma anche da qualcosa di più misterioso: l’amore. Cooper viaggia attraverso i buchi neri ma si salva per il legame con la figlia. Il viaggio è circolare, tra passato e futuro, tra padre e figlia. Ulaa Salim rovescia la prospettiva: non si va nello spazio, ma nel ventre della Terra. Elias, scienziato ossessionato dalla missione di salvare il pianeta, ha rinunciato all’amore per Anita. Anni dopo, in un sottomarino alla deriva, inizia a vedere ciò che avrebbe potuto essere: una famiglia, una vita normale. Il destino è interiore, non è la fine del mondo, ma la fine di un amore. Il viaggio è discendente, nell’abisso, nel rimpianto, nella coscienza.

Salim dichiara: “Volevo fare un film spaziale al contrario. Siamo ossessionati dalle stelle, ma ignoriamo il mistero del nostro pianeta”. L’oceano diventa metafora del tempo perduto, delle emozioni non vissute, del peso delle scelte. In sintesi, Eternal, che è “per sempre” nel titolo originale, è il più umano dei tre: non cerca Dio né il futuro, ma il presente che abbiamo perduto. Dove Kubrick ci spinge oltre l’umano e Nolan ci invita a credere nell’amore come forza cosmica, Salim ci chiede: e se avessimo sbagliato tutto? Il vero cataclisma non è geologico, ma emotivo. La riflessione che pervade Elias si esterna nelle lacrime che gli bagnano gli occhi e che esprimono il dolore di ciò che ha perso e come sarebbe stata più felice la sua vita, appagante nel rapporto affettivo.

Secondo l’interessante giovane regista Ulaa Salim, “Un giorno il mondo finirà, ma non sappiamo quando. Non sarà domani, ma prima o poi, e non possiamo sapere se sarà colpa nostra, del cambiamento climatico, di un agente esterno. Credo sia la bellezza della vita: devi godertela e prendere le giuste decisioni, perché il tempo è l’essenza di tutto, soprattutto quando hai una compagna e dei figli. Se pensi che ci sia qualcosa che non sta funzionando, puoi sempre fermarti e cercare di recuperare il tempo perduto. È meglio avere mezza vita andata come avresti voluto che una intera in cui niente ha funzionato.” Affascinante è come la trama si sviluppi su tre piani temporali diversi: quando i due protagonisti erano giovani, quello della maturità in cui ognuno segue la sua strada e quello metafisico-fantascientifico immaginato nel cratere sottomarino. Tre piani anche filosofici, di scelte, di sentimenti, ora gioiosi, ora fortemente malinconici, mentre – non va trascurato – la donna è quella tra i due che si rivela più razionale. È lei che ha deciso di non abortire, è lei che si abbandona per affetto all’ultimo atto d’amore, è lei infine che decide di salutare per sempre colui che doveva essere l’uomo della vita.


I quattro attori che hanno interpretato i due personaggi nelle due età li ho trovati magnifici: bravi e preparati, ottimamente nei ruoli, merito evidente delle scelte di casting e della direzione dell’ottimo Ulaa Salim, eccellente osservatore della società attuale, visto che ha riscosso buonissimi giudizi con il film d’esordio Danmarks sønner (titolo internazionale Sons of Denmark), inedito in Italia, che parla del populismo e del razzismo in una Danimarca governata da un leader conservatore. Film che spero diventi presto disponibile da noi. È un regista da tener d’occhio.





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