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Ferro 3 - La casa vuota (2004)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 10 feb 2019
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 13 feb 2024

Ferro 3 - La casa vuota

(Bin-jip) Corea del Sud/Giappone 2004, drammatico, 1h28'


Regia: Kim Ki-duk

Sceneggiatura: Kim Ki-duk

Fotografia: Jang Seong-back

Montaggio: Kim Ki-duk

Musiche: Slvian

Scenografia: Chungsol Art


Hee Ja: Tae-suk

Seung-yeon Lee: Sun-hwa


TRAMA: Tae-suk gira la città cercando case dove stabilirsi temporaneamente in assenza dei proprietari. Entra nelle case ma non ruba nulla. Vive gli appartamenti dove si introduce facendo le pulizie e riparando gli oggetti rotti come se fossero suoi. Un giorno, mentre è alla ricerca di una nuova sistemazione, incontra Sun-hwa, una ragazza che subisce maltrattamenti casalinghi e che il marito tiene prigioniera. I due si innamorano e Sun-hwa decide di seguire Tae-suk nella sua vita errabonda, che si interrompe quando lui viene rinchiuso nella prigione di stato a causa di una denuncia, così lei è costretta a tornare dal marito violento. Quando Tae-suk viene rilasciato, lei lo riaccoglie.


Voto 8



Tutto il cinema di Kim Ki-duk è riempito di silenzi, come una sorta di commento musicale assente, nel caso di Bin-jip il silenzio diventa dialogo, assurge a sceneggiatura e allora lo spettatore viene condotto dal regista coreano a concentrarsi sulle immagini, sempre accompagnato da un silenzio che diventa quasi udibile e tangibile. L’altro elemento che domina il film è la solitudine, quella dei personaggi, che è causa primaria di quel silenzio, interrotto solo da poche grida di personaggi secondari della storia, raccontata attraverso la sinuosità dei movimenti di Tae-suk, il giovane che visita case vuote che disabitate non sono.


Infatti, l’apprensione di noi spettatori nasce proprio dal fatto che mentre lui si muove tranquillamente nelle stanze non sappiamo quando possa improvvisamente entrare in scena il padrone di casa. Tae-suk si muove leggiadro per le case mettendo tutto in ordine e riparando guasti come in una specie di balletto, come un Baryšnikov coreano. Poi interviene il dolore, ultimo elemento della storia, il dolore di una ragazza, Sun-wha, che soffre a causa di un marito violento e dal dolore scaturisce l’amore: basteranno gli sguardi silenziosi tra i due a farli volar via a cavallo di una moto.


Come un giustiziere del giorno, il giovane si sente in dovere di fare anche giustizia là dove vede violenza e la sua arma diventa una mazza da golf, una delle meno usate ma che serve all’uopo. È quella chiamata Ferro 3! Sembra un piccolo film, invece la reazione che si prova porta a volare anche noi, in uno spazio immenso e silenzioso.


Riconoscimenti

2004 – Festival di Venezia

Premio FIPRESCI

Leone d’argento - Premio speciale per la regia



 
 
 

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